DALLA REDAZIONE – Qualche anticipazione e qualche considerazione le avevamo già pubblicate nel numero di aprile di Agrimpresa ma forse è bene riprendere almeno quelle più interessanti.
Alessandra Giovannini
Elisa Macchi, direttrice del Cso, Centro servizi ortofrutticoli, ha evidenziato che sono in crescita i consumi di fragola in Italia, gli acquisti al dettaglio sono cresciuti nel 2017 dell’1% e in crescita del 7% circa rispetto al 2016, sono anche le esportazioni italiane con preferenza per Germania, Austria e Slovenia. È stabile la produzione italiana con i suoi 3.640 ettari ma si assiste ad un trend in crescita, +4%, delle superfici in Emilia Romagna dedicate a questa frutta estiva, una regione che sembra preferire per la piantagione le varietà Sibilla, Clery e Joly.
Detto questo, però, è tempo di pensare al prodotto che è già da tempo sulle tavole dei consumatori.
“Qualità delle fragole buona per una quantità medio scarsa. È un’annata sui generis – riassume Andrea Grassi, direttore tecnico agronomico Apofruit. – È particolare per una serie di eventi. La quantità a livello europeo è limitata, la produzione è molto calata in Spagna causa il freddo di fine febbraio e questo potrebbe dare ampio spazio all’Italia, con prezzi interessanti che potrebbero far recuperare il mancato prodotto. La produzione scarsa, il basso grado zuccherino ma la buona pezzatura, sufficientemente grande, dovrebbero garantire buone vendite”.
Sorrisi anche in aperta campagna.
“È un’annata iniziata bene – dice Alessandra Gentilini, uno dei titolari de Il sole nella frutta di Borgo Tossignano nella Vallata del Santerno. – Questo è un bene perché la fragola è la prima frutta dell’estate e dopo tanti prodotti invernali si ha voglia del fresco e dei sapori nuovi. Tutti vogliono le fragole, è un richiamo per i bambini, è un prodotto che può dare molte soddisfazioni, anche a livello economico”.
Quest’anno, poi, mancheranno le albicocche e forse la scelta sarà più circoscritta. Alessandra segue 8 ettari di frutteto a lotta integrata, di cui 350 metri a fragola, circa 20 q.li di frutti rossi e dal 2013 li coltiva con il metodo del fuori suolo, o coltivazione idroponica. “È una tecnica che viene sempre più conosciuta anche grazie agli organi di informazione e ai social. Qui da noi, però, non è particolarmente utilizzato a causa dei costi. Occorre passione e magari un terreno a dimensioni ridotte. Per noi è una scelta interessante per le sue caratteristiche, il rientro economico c’è e risulta un prodotto con una sua salubrità, perché meno trattato e meno attaccato dagli agenti esterni e dai parassiti”.
Lasciamo la provincia di Bologna e andiamo nel cesenate da Claudio Burioli che produce circa 100 q.li di fragole. “La situazione per il momento sembra discreta. Ci sono circa due settimane di ritardo rispetto all’anno scorso, il freddo tardivo ha un po’ deformato il prodotto, che non è omogeneo ma è comunque bello”.