La coltura della fragola tra mercati difficili e competizione nazionale ed europea
Emer Sani
DALLA REDAZIONE – La “fragola di Romagna” è caratterizzata da un elevato profumo, dal sapore dolce e da una buona consistenza del frutto. Nonostante le gelate, quest’anno la qualità è ancora superiore, favorita dal caldo e dal sole di marzo.
Per l’annata 2021 alcune aziende hanno iniziato la raccolta da poco, altre partiranno tra qualche giorno.
“La produzione sotto tunnel è buona, le gelate dei giorni scorsi non gli hanno dato fastidio”, racconta Fabio Babini, titolare dell’omonima azienda che si trova tra Faenza e Castel Bolognese, e che conta 2 ettari di fragole e una produzione media di 400 quintali.
“In campo aperto, purtroppo, il freddo intenso ha “cotto” tutti i fiori che erano già aperti. In questo caso, la produzione è praticamente dimezzata”. Resta però un punto fermo: “La qualità è ottima – sottolinea Babini -, veniamo da un periodo di siccità e caldo che hanno portato a delle piante sane, senza problemi fitosanitari”.
In regione è la Romagna capitale della rosacea
Per quanto riguarda la vendita, “nel nostro caso lo facciamo direttamente, o nel punto vendita e nei mercati, non abbiamo mai conferito all’ingrosso, per questo non riscontriamo problemi sui prezzi, che restano in linea con quelli dello scorso anno, come invece capita ad aziende più grandi che cedono il prodotto alla grande distribuzione”.
Renzo Bigi dell’omonima azienda agricola di Cesena partirà con la raccolta attorno alla fine di aprile per le fragole coltivate in serra. “Con le fragole all’aperto si andrà verso il 5 – 10 di maggio, per quanto riguarda i quantitativi si annunciano in linea con l’anno scorso, e anche i prezzi, considerando a quanto viene venduto attualmente nei supermercati il prodotto proveniente dal Sud Italia e dall’estero”. Il principale problema nella produzione delle fragole, “è proprio questo: non ci sono i prezzi, partono bassi e rimangono bassi”.
Se il prezzo giusto dice Bigi, “è tra i 2.20 euro e i 2.30 all’ingrosso, in realtà quello che percepiamo è mediamente di 1.70 euro, 1.90 al massimo. Questo non va bene”.
In particolare, “perché a produrre le fragole ci costa sempre di più, un solo esempio riguarda il materiale necessario per la coltivazione: le stesse cose dello scorso anno che costavano 1.000 euro quest’anno registrano un aumento di circa 300 euro. Considerato quindi un incremento della spesa per le attrezzature del 30 per cento, in proporzione dovremmo aumentare della stessa percentuale anche il nostro prezzo di vendita. Ma non sarà così. Sono sempre i grossisti e le grandi Gdo a fare i prezzi, e vogliono pagare poco. Non è possibile andare avanti in questo modo”.
Scartata la vendita diretta: “Nel nostro caso non la facciamo, considerato il personale necessario, non conviene più”. Comunque, ci sono alcune qualità in cui il prezzo di vendita all’ingrosso è leggermente superiore, “come nel caso delle più dolci, come la “portola”, su cui si può arrivare a chiedere 10-15 centesimi in più al chilo, ma di contro produce quantitativi inferiori rispetto alle ‘aprica’, ‘sibilla’ o ‘roxana’”.