Fulvia e Franco Samorì hanno dato il via ad una filiera corta. “Trasformare” la frutticoltura fa bene al reddito

la casetta

Erika Angelini

SASSO MORELLI – Investire, reinventarsi e, finalmente, ricominciare a crescere. Sono queste le tappe percorse da Fulvia e Franco Samorì, dell’azienda agricola “La Casetta” di Sasso Morelli che alla crisi della frutticoltura hanno scelto di opporsi con tenacia, creando una filiera di trasformazione cortissima. Che funziona.

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“Miele, annata da dimenticare. Bene la Legge regionale di settore”

anna ganapini

Luca Soliani

“Miele e api, è stata un’annata disastrosa”

Parole di Anna Ganapini, titolare de ‘La Maison des abeilles’, con sede a Botteghe di Albinea (Reggio Emilia) e certificata biologica dal Ccpb, consigliera di amministrazione del Conapi, con delega ai rapporti con la Regione, e vice responsabile del Gie miele della Cia nazionale.

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Un allevamento bio in Appennino ‘alimentato’ dalla passione

allevamento bio

Giuseppe Romagnoli

Lo conduce la famiglia Campominosi che incrocia razze autoctone con Limousine

FERRIERE (Piacenza) – Allevare e coltivare in montagna: a suo tempo l’avevamo definita, sulla base delle testimonianze, “un’agricoltura eroica”, un giudizio che viene pienamente confermato dall’esperienza della famiglia Campominosi che, a Canadello frazione del comune di Ferriere, in provincia di Piacenza, conduce un allevamento di vacche da carne.

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Saslà, un’antica varierà recuperata che piace ancora

uva sasla

Claudio Ferri

Anna Maria Manfredini coltiva l’uva da tavola sempre più apprezzata dai consumatori

CASTELLETTO DI SERRAVALLE (Bologna) – Il Chasselas, che per modenesi e bolognesi è ‘Saslà’, sta tornando nelle fruttiere di molte famiglie. Molto diffusa nel Novecento e fino ai primi anni sessanta, questa uva da tavola non è mai scomparsa dopo l’arrivo delle uve pugliesi e siciliane, e qualche filare è rimasto nelle colline bolognesi, area in cui, un tempo, se ne coltivavano grandi volumi. Le origini di questo vitigno bianco sono incerte, anche se probabilmente è originaria del Libano, un’uva che nel tempo si è consolidata in Europa, specialmente in Francia (dove è tutt’ora coltivata e dalla quale viene prodotto vino pregiato) e tantissimo in Svizzera.

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“Una scelta importante che rifarei: non tornerei mai sui miei passi”

frutta biologica

Claudio Ferri

PONTE PIETRA (Cesena) – Tutto ha avuto inizio nel 1996, anno in cui l’azienda agricola Giunchi ha deciso di produrre con metodi biologici ottenendo la necessaria certificazione. Prima la superficie era di poco più di un ettaro e mezzo, ma a tutt’oggi il fondo di 100 ettari è investito a produzioni organiche: frutteti, vigneti ortive e cereali.

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“Non mancano concorrenza sleale e difficoltà agronomiche”

coltivazioni biologiche

Alessandra Giovannini

IMOLA – Carlo Morini conduce circa 45 ettari di terreno coltivato a vite, cereali e frutta estiva. Dal 1999 l’Azienda Agricola Polenghe di Imola, di cui Carlo è titolare, è certificata in agricoltura biologica e dal 2015 condotta in agricoltura biodinamica che condivide, con quella biologica, i medesimi valori fondativi, cioè il rifiuto di utilizzare sostanze chimiche, l’attenzione all’ambiente, la rotazione delle colture, ma diversa perché regolamentata in modo differente.

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“Ho scelto il bio per produrre in modo sano e sostenibile”

azienda agricola Soragnola

Cristian Calestani

Marco Allegri si è specializzato in ortaggi e cereali

Sant’Ilario Baganza (Parma) – “Non volevo più usare prodotti chimici nei miei terreni. Per questo ho scelto il biologico, una produzione sana in cui credo molto, che offre un prodotto più sicuro al consumatore, ma anche per lo stesso produttore, rispettando l’ambiente delle nostre colline. Di sicuro produrre bio è impegnativo: richiede sacrifici. Non ci si improvvisa dall’oggi al domani”.

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Tremila capponi ruspanti allevati all’aperto: un successo

Terre di Pezzano allevamento

Luca Soliani

San Polo d’Enza – (Reggio Emilia) – “Le coltivazioni biologiche sono una necessità dettata dal territorio e sempre più dal mercato”. Parole di Claudio, Alice Camparini e Stefano Bonazzi, i tre soci dell’azienda agricola ‘Terre di Pezzano’ che alleva capponi ruspanti e coltiva prodotti biologici (foraggi, cereali e frutta).

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Alessia Camaggi: il biologico è il mio futuro

Alessia Camaggi

Erika Angelini

“Ma siamo ancora lontani da una giusta valorizzazione dei prodotti”

IMOLA – Capire da giovanissimi che l’agricoltura, rigorosamente biologica, è la tua strada. Alessia Camaggi ha 24 anni e conduce, insieme al papà, un’azienda agricola a indirizzo biologico di venti ettari a Fabbrica, sulle colline imolesi, dove coltivano pesche, nettarine, albicocche, percoche, susine e cachi. Ma Alessia l’agricoltura biologica l’ha conosciuta presto, perché Maurizio Camaggi è stato uno dei pionieri di questa tecnica produttiva sul territorio.

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