BAGNACAVALLO (Ravenna) – Walter Graziani, bagnacavallese, non è capace di stare fermo, ha bisogno di essere impegnato e di fare delle cose. Quindi continua a dedicare tempo anche alla sua terra. Altrimenti cosa dovrebbe fare per stare in forma? Andare a passeggiare tre-quattro volte al giorno?
Roncolo (Reggio Emilia) – Il biologico non è solo ortofrutta, miele, produzioni di nicchie ristrette.
Sul territorio reggiano c’è un’azienda agricola zootecnica che produce latte biologico per il Parmigiano Reggiano, una vera e propria eccellenza nell’eccellenza. “Alleviamo 180 vacche di razza frisona”, inizia a spiegare il titolare Silvio Ceccardi, che conduce l’azienda agricola insieme alla moglie Fulvia Munarini.
San Martino in Pedriolo (Bologna) – Luigi Masi abita a San Martino in Pedriolo, una frazione del Comune di Casalfiumanese attraversato dal torrente Sillaro e segue una cinquantina di bovini tutti di razza romagnola e tutto bio. “Una scelta che abbiamo fatto una vent’anni di anni fa – racconta Masi -. Nei terreni non facevamo particolari trattamenti e allora abbiamo deciso per il bio, anche per un rispetto ambientale a tutto tondo. Inizialmente avevamo anche allevamento da latte poi ci siamo dedicate solo alle Romagnole”.
RAVARINO (Modena) – Un podere chiamato ‘Castel Crescente’, a Ravarino di Modena, conosciuto come “I Monti” perché sono rimasti quattro rilievi, a testimonianza di un antico accampamento romano. Si tratta di quattro collinette che confermano la presenza di una fortificazione formata dal terreno di risulta durante lo scavo di un fossato largo circa 20 metri e profondo 6.
DALLA REDAZIONE – L’azienda di Massimo Biondi è biodinamica certificata “Verdèa” e interamente frutticola: 23 ettari coltivati a pesco e nettarine (circa 6 ettari e mezzo); albicocco (circa 4 ettari); pero (circa 4 ettari, coperti monofila con rete antinsetto); susino (circa un ettaro e mezzo); ciliegio (circa un ettaro coperto); vigneto (circa due ettari); cachi (circa un ettaro e mezzo).
Si trova nel cesenate, nella fascia a sud della via Emilia pedecollinare fra Diegaro e San Vittore.
Ha garantito per anni ai produttori ricavi superiori al 30% rispetto al pomodoro coltivato con Lotta integrata, ovvero la quasi totalità del prodotto del Nord Italia.
Per la precisione, tra Nord e Sud Italia dal 2018 al 2022 sono state coltivate 182.401 tonnellate in più di prodotto biologico, anche per merito dell’aumento degli ettari destinati al biologico (+66% in cinque anni). Se in Italia le superfici coltivate a pomodoro negli ultimi cinque anni sono cresciute di +4.378 ettari, di questi, più della metà è destinata a colture bio (+2.606 ettari). Così, gli “ettari bio” rappresentano il 10% del totale degli ettari coltivati.
Ma ora, gli ettari per la produzione del pomodoro biologico sono in diminuzione. Il motivo?
FERRARA – La nuova Pac (Politica agricola comune) 2023-27 è stata accolta con molta preoccupazione da Cia-Agricoltori Italiani che a livello nazionale ha chiesto modifiche e deroghe a criteri considerati troppo stringenti per le aziende agricole, che hanno visto una considerevole contrazione dei contributi.
IMOLA – A oltre tre mesi dai fenomeni alluvionali che hanno colpito il bolognese e la Romagna, Cia-Agricoltori Italiani Imola ha fatto il punto sui danni in base alle 230 segnalazioni di allagamenti, frane e smottamenti delle aziende agricole associate. Si tratta di una stima, perché è complesso quantificare i danni “indiretti” provocati, ad esempio, dall’interruzione di strade e ciclovie che hanno limitato il turismo enogastronomico.
VIGNOLA (Modena) – È veramente difficile fare una stima dei danni in condizioni meteo che ancora non si sono ristabilite al momento della chiusura del giornale. Un dato esatto non è disponibile, ma l’unica certezza è che i danni saranno gravissimi in tante imprese cerasicole, specialmente quelle non dotate di protezione antipioggia. Queste aziende – commenta Andrea Bernardi, presidente del Consorzio della Ciliegia Igp e della Susina tipica di Vignola – dovranno valutare se raccogliere il poco prodotto rimasto ‘integro’ perché piogge e soprattutto l’elevata umidità hanno creato fenomeni di cracking alle drupe.
OSTELLATO / POGGIO RENATICO (Ferrara) – Il confine tra buona e disastrosa per la campagna produttiva delle fragole la segnano, come sta accadendo per la grande maggioranza delle frutticole, gli eventi climatici estremi.
Qualità e produttività sono rimaste buone nelle zone del territorio dove le gelate primaverili hanno colpito di meno, le grandinate non sono arrivate e le piogge che hanno provocato le alluvioni di metà maggio in Emilia Romagna non sono state di natura calamitosa.