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Il mandorlo in Romagna: allo studio alcune soluzioni

mandorlo

Riceviamo e pubblichiamo l’esperienza di Michele Zaniboni, agrotecnico che, insieme ad altri professionisti, nel 2013 ha creato Romagna Impianti, un’impresa che si occupa di progettazione e impiantistica nel settore frutticolo e che ha dato il via ad uno studio di fattibilità sulla coltura del mandorlo in alcuni areali romagnoli.

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Rincari materie prime dovuti a squilibri tra domanda e offerta

Filippo Roda, Senior Market Analyst di Areté

Nel 2021 aumenti di prezzi record hanno caratterizzato la quasi totalità delle materie prime agroindustriali

La domanda globale, in forte ripresa, si è, infatti, andata a scontrare con un’offerta non adeguata perché ancora rallentata dalla pandemia e da fenomeni meteo avversi in importanti aree di produzione ed esportazione.

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Pomodoro, quest’anno è andato tutto liscio e la filiera è organizzata

pomodoro da industria

Tiberio Rabboni, presidente Oi Pomodoro del Nord Italia

Il 2021 sarà ricordato come l’anno record della produzione di pomodoro da industria nel Nord Italia: ben 3.090.000 tonnellate consegnate alle industrie, una resa media ad ettaro di 80 tonnellate contro le 71,3 del quinquennio precedente, un grado brix medio di 4,9, il più alto dell’ultimo periodo, un ottimo colore e una significativa riduzione media degli scarti.

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Lo sviluppo del biologico è una scelta necessaria per la transizione agroecologica

Claudio Ferri

È uno spazio che cresce, quello delle coltivazioni biologiche, un’area che ogni anno recupera terreno, in Italia e in Emilia Romagna. La tendenza, da molti anni a questa parte, è questa, perché c’è interesse dei produttori e molta attenzione da parte dei consumatori, più sensibili alla sostenibilità dei prodotti che consumano e dell’ambiente che li circonda.

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Al via un confronto tra Stati per armonizzare i sistemi di etichettatura

Paolo De Castro, Coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo

Sicurezza alimentare, trasparenza e tutela dei consumatori sono da sempre nel Dna degli agricoltori, che non sono per definizione solo ‘sentinelle’ dei territori in cui lavorano tutto l’anno, ma anche fornitori di materie prime alla base di una catena dal valore inestimabile.

Per questo, negli ultimi anni, azioni non coordinate, spinte da interessi economici di multinazionali alimentari e catene della grande distribuzione, hanno portato in Europa alla diffusione di sistemi di etichettatura nutrizionale fronte-pacco degli alimenti che rischiano di non garantire più la salute dei cittadini, e mettere a repentaglio la sopravvivenza di migliaia di aziende agroalimentari.

Nel 2013, quando ancora non si parlava di Brexit, la Gran Bretagna fu il primo Paese Ue ad adottare un sistema semplificato di classificazione degli alimenti con i tre colori del semaforo, verde, giallo e rosso, prendendo come riferimento la quantità di calorie, zucchero, sale, grassi e grassi saturi in 100 grammi di prodotto.

Nel 2017 la Francia ha adottato il sistema Nutriscore, che esprime la qualità nutrizionale globale degli alimenti attraverso l’impiego di cinque colori, dal verde al rosso, a cui corrispondono cinque lettere dell’alfabeto, dalla A alla E. Il colore viene attribuito all’alimento nel suo complesso, considerando la presenza di ingredienti e nutrienti da limitare, come gli zuccheri semplici e il sale, ma anche quelli positivi per la salute, come fibre, frutta e verdure.
A seguire, il sistema Keyhole introdotto dai Paesi scandinavi che hanno scelto di indicare i prodotti migliori sul piano nutrizionale per ogni categoria di alimenti. Graficamente, si tratta di una serratura colorata che indica il miglior prodotto nelle diverse categorie, facendo riferimento al contenuto di fibre, sale, zuccheri, grassi e grassi saturi.

Noi italiani, che da sempre siamo al fianco dei nostri agricoltori e dei piccoli produttori, già preoccupati per questi sistemi di etichettatura che, di fatto, discriminano in modo arbitrario prodotti di altissima qualità, come pasta, formaggi, salumi, olio extravergine di oliva alla base della Dieta mediterranea, abbiamo messo a punto e adottato, su base volontaria, il cosiddetto sistema a batteria (Nutrinform Battery). Si tratta di un sistema rappresentato graficamente, appunto, da una batteria che costituisce una valida alternativa a quelli ‘a semaforo’ e che ha l’obiettivo di fornire ai consumatori informazioni nutrizionali chiare e semplici ma, allo stesso tempo, complete per una equilibrata composizione di una dieta giornaliera. Una dieta, ricordiamo, che deve essere basata in modo scientifico su un corretto fabbisogno quotidiano di calorie, grassi, zuccheri e sale per singola porzione di cibo.

I sostenitori degli altri sistemi osservano che il ‘Nutrinform Battery’ è meno immediato e di più difficile lettura. Ma, se è vero che con la strategia ‘Farm to Fork’ l’Unione europea punta a responsabilizzare i consumatori a fare scelte informate, sane e sostenibili per una dieta varia ed equilibrata, qualcuno dovrà spiegare ai cittadini come è possibile che il miele, il succo d’arancia, l’olio extravergine di oliva o il Parmigiano Reggiano siano contrassegnati con il colore rosso, e quindi pericolosi per la salute, mentre patatine fritte, pizze surgelate e bibite gassate siano etichettate come verdi e salutari.

La Commissione ha riferito che presenterà nella primavera 2022 una proposta per armonizzare gli attuali sistemi di etichettatura. La vera battaglia, insomma, è appena iniziata e anche al Parlamento Ue ci aspetta un periodo di riflessione e di lavoro basato su un confronto tra gli Stati membri che sia finalizzato a trovare una soluzione giuridica equilibrata nell’interesse di tutti i cittadini e consumatori europei.

Nel sistema ‘Nutriscore’, in particolare, riteniamo infatti che vi sia qualcosa di sbagliato, e addirittura pericoloso, perché non aiuta i consumatori a fare scelte più informate e corrette, e quindi a contrastare le malattie legate all’alimentazione, non ultima l’obesità.

Agricoltura sociale, Mammi: sì all’istituzione di una legge regionale

agricoltura sociale

Claudio Ferri

BOLOGNA – Il sistema agricolo regionale deve andare sempre più nella direzione del precision farming, dell’innovazione tecnologica e della ricerca per far fronte ai pericolosi fenomeni atmosferici sempre più frequenti e imprevedibili che impongono scelte rapide, anche negli investimenti, in tecnologie e meccanismi di difesa.

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Filiera del pomodoro da industria assediata da vecchie e nuove minacce

pomodoro da industria

Tiberio Rabboni, presidente Oi pomodoro da industria Nord Italia

La filiera del pomodoro da industria del Nord Italia, protagonista di primo piano del successo del Made in Italy agroalimentare nel mondo è, purtroppo, assediata da vecchie e nuove minacce. Innanzitutto dalle conseguenze del cambiamento climatico. Le anomalie meteorologiche sono all’ordine del giorno e con esse i danni alle coltivazioni.
A queste si aggiungono, anche per un effetto indotto, le conseguenze della non sempre sufficiente disponibilità irrigua territoriale e della virulenza di alcune fitopatie, quali la Peronospora, la Ralstonia solanacearum, il ragnetto rosso, ancora incontrollate e latenti e, in determinati areali produttivi, aggressive.

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Il Piano per l’efficientamento della rete idraulica risponde alle emergenze climatiche

Francesco Vincenzi, presidente Anbi, Associazione nazionale delle bonifiche

“L’acclarata crisi pluviometrica lungo la costa adriatica riceve ulteriore conferma dall’analisi delle precipitazioni sui bacini di pianura, dalla foce del fiume Reno al confine fra Emilia Romagna e Marche: nel 2020, fino al 15 settembre sono caduti, infatti, 502 millimetri di pioggia, inferiori anche al siccitoso 2017.

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