“La sogliola è una cosa seria. La sogliola fritta, parliamo di quelle nostrane, non deve superare i 120 grammi, affogata nell’olio, molto olio, e in 50 palpiti: non più. Va fritta non con il cronometro, ma con il cuore…
di Gaia Fiertler
L’Italia chiede alla Commissione europea di attuare la clausola di salvaguardia con il ripristino dei dazi sulle importazioni di riso dai paesi meno avanzati, che sono fortissimi produttori.
di Gaia Fiertler
MILANO – Ormai il conto è alla rovescia. Il 1° maggio si apre la grande kermesse dell’Expo, che verrà visitata da oltre 20 milioni di persone da tutto il mondo, mentre sono 145 i Paesi espositori, corrispondenti al 94% della popolazione mondiale.
È il titolo d’un film, del 1983, che ogni tanto ripassa in tivù. Riecheggia un sortilegio popolare, antidoto contro la sfortuna (o “sfiga”, che dir si voglia). In queste righe ci interessa il finocchio: ortaggio antico, salubre, buono, crudo o cotto, in varia foggia.
Antica, e degna di ricordo, è la storia degli ortaggi. Con gran pedigree. Basti pensare al carciofo, che rientra nelle versioni della poliedrica mitologia greca e mediterranea. C’era una volta, dunque, una bella ragazza greca, di nome “Cynara”, talmente bella che Giove stesso la concupì. Ma “Cynara” (mi perdonino le lettrici per il “decalàge” della scrittura seguente) non gliela diede: aveva ragione.
Giorni di Natale, malgrado i chiari di luna che corrono. Almeno ci sia dato, a casa o in visita a parenti e amici, un godurioso piatto di tortellini o cappelletti all’uso romagnolo in un mirabile brodo di cappone.
Sono tanti i modi di dire ispirati all’agricoltura. Com’è giusto che sia. Cultura viene dal latino “colere”, che vuol dire coltivare. Se non lavori, semini e curi i campi, come puoi avere buoni frutti?
Tugnazz è venuto a trovarmi con l’atlante dei prodotti tipici italiani (quello della “Garzatine”, a cura di Davide Paolini). E mi ha detto: guarda che meraviglia l’Italia delle pancette.
Maurizio Del Vecchio
Vabbé, il titolo del vecchio famoso libro della Betty Smith citava un albero ma l’idea “ecologico-emotiva” è simile e fa al caso nostro questo articolo di Ronda Kaysen del New York Times.
