Ceta, l’accordo commerciale è una opportunità per l’agroalimentare

l'accordo commerciale sul parmigiano

Luca Soliani

“L’accordo Ceta è una grande opportunità per l’agroalimentare italiano: a dimostrarlo sono i dati. E chi si ostina a negarlo è in malafede. Certo, necessita di miglioramenti, ma le basi sono buone”. Parole di Antenore Cervi, presidente Cia Reggio Emilia, che interviene dopo le recenti polemiche sull’export di Parmigiano Reggiano

Cervi, per questo, inizia la sua analisi dai numeri concreti. Le esportazioni agroalimentari ‘Made in Italy’ verso il Paese nordamericano ormai sfiorano gli 850 milioni di euro. Negli ultimi quattro anni, l’export agroalimentare nazionale è aumentato a livello globale del 22%. Se si guarda allo stesso intervallo temporale e si considera esclusivamente il mercato canadese, la crescita è stata del 28%, ovvero sei punti percentuali in più rispetto al resto del mondo. Nel 2018 le esportazioni verso il Canada sono aumentate del 7%. Il presidente Cia Reggio Emilia entra quindi nella polemica dei dati relativi a Parmigiano Reggiano e Grana Padano.

“Le esportazioni in Canada si sono ridotte di circa il 30% nel primo semestre 2019 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma le ragioni non sono quelle che cerca di portare avanti chi è contrario all’Accordo bilaterale e usa ogni tipo di arma per cercare di abbatterlo. Si tratta di mere strumentalizzazioni”. Cervi spiega, infatti, che “solo lo scorso anno le esportazioni di formaggi italiani sul mercato canadese sono aumentate di quasi il 20%. E, secondo gli esperti del settore, è possibile raddoppiare le esportazioni in un lustro. La flessione dell’ultimo semestre va messa in relazione al 2018, quando le quote previste dall’accordo sono state raggiunte: questo ha riempito i magazzini. Inoltre, la paura dei dazi minacciati da Trump ha rallentato gli acquisti in Canada: i compratori, che poi esportavano anche in Usa, temono un pesante rallentamento del mercato. Da notare, però, che la minaccia dei dazi ha invece incrementato gli acquisti in America dove, chi può, fa scorta in vista di periodi bui”.

E sulle polemiche relative alla diffusione del falso ‘Made in Italy’: “Chi spara numeri a caso deve assumersi le proprie responsabilità. Non sono, infatti, cifre verificabili, solo stime senza riscontri concreti”. Cervi torna sul Ceta: “Questo tipo di accordi va giudicato nel tempo e quindi migliorato. Ma senza isterismi. È comunque positivo che i Paesi anglosassoni abbiano recepito la difesa delle dop e i parametri sanitari: e, infatti, rispettano i criteri europei. Ad esempio, come nel caso delle carni bovine e suine”. Cervi punta il dito: “Non è solo irresponsabile ma anche dannoso continuare a creare allarmismi. Si spaventano i cittadini e si fanno crollare i consumi”.

La posizione di Cia è chiara: “L’apertura di nuovi mercati rappresenta una priorità imprescindibile per l’agroalimentare italiano. È impensabile difendere la nostra agricoltura arroccandoci nei nostri confini nazionali o europei, con posizioni di chiusura o di protezionismo. Le nostre aziende fanno reddito soprattutto quando riescono a commercializzare le proprie eccellenze in Paesi con un grande potere d’acquisto, come appunto il Canada, che vanta uno dei più alti redditi pro capite al mondo”.

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