Clima e alluvioni non aiutano il miele emiliano romagnolo

Alessandra Giovannini
DALLA REDAZIONE – Nonostante la quasi assenza di produzioni primaverili, anche quest’anno la partecipazione alla 43ma edizione del Concorso Tre Gocce d’Oro, che si è svolto in occasione del Settembre castellano a Castel San Pietro Terme (Bologna), ha ottenuto ottimi risultati, in linea con l’andamento in costante crescita, per un totale di 1.294 mieli, un vero record, inviati da 460 apicoltori.
“Una quantità di mieli che, però – dice subito Giancarlo Naldi, direttore dell’Osservatorio Nazionale Miele che ha sede a Castel San Pietro Terme -, è in contrasto con una stagione tutt’altro che positiva. L’andamento produttivo della primavera 2023 non poteva che risentire di una situazione meteorologica caratterizzata da eventi estremi in aprile e maggio che hanno determinato una situazione di grave mancanza di raccolti. Una situazione che purtroppo si sta ripetendo sempre più di frequente e che è ipotizzabile si ripeterà anche in futuro. A questi, si sono aggiunti gli eventi alluvionali di maggio che hanno determinato la perdita di interi apiari spazzati via dalle inondazioni. In altri casi, la situazione ha reso impossibile raggiungere gli alveari per le condizioni del terreno a causa delle frane o delle stesse inondazioni”. Una primavera, dunque, dove il settore ha attraversato una situazione di vera e propria emergenza, tanto che è stato necessario nutrire con continuità le famiglie di api per salvarle dalla morte per fame.
Per il 2023, le due principali produzioni del settore quali miele di acacia e miele di agrumi, caratterizzate da una forte specializzazione produttiva rispettivamente nelle regioni del Nord e del Sud, hanno registrato perdite molto gravi. Alle criticità produttive si aggiunge, inoltre, una situazione di mercato che continua ad essere difficile per produttori e operatori. “In Emilia Romagna – prosegue Naldi – una minima importazione è stata registrata sulla fioritura della colza. I rari raccolti di millefiori primaverile sono stati consumati dalle famiglie di api in stress alimentare che è stato spesso necessario supportare con la nutrizione di soccorso. Le gelate di aprile hanno, inoltre, provocato danni alle piante di acacia e le piogge insistenti e le grandinate di maggio hanno compromesso i raccolti”.
In molti casi il poco miele raccolto è risultato un millefiori. A causa delle alluvioni e frane che hanno colpito estesi territori, ci sono state perdite di diverse migliaia di alveari (almeno 1.200 accertati dall’Associazione forlivese apicoltori, a cui si aggiungono i 3.500 – 4.000 alveari più 2.000 nuclei per la fecondazione delle regine, stimati dall’Associazione romagnola apicoltori).
“I raccolti di tiglio di pianura – continua Naldi nella sua analisi – sono stati nulli o estremamente scarsi anche in zone dove le attese per questo miele sono molto superiori. La produzione del miele di castagno è stata molto eterogenea mentre nelle diverse province è stata segnalata una produzione piuttosto varia di millefiori estivo. In provincia di Bologna, raccolti migliori sono stati ottenuti sulle fioriture di medica e girasole. Nella provincia di Rimini, sono stati rilevati raccolti di 14 kg/alveare di miele di girasole”.