Lucia Betti
BRISIGHELLA (Ravenna) – Antichi Calanchi, di Daniela Babini (under 40) di Brisighella, (località Pideura) è un’azienda certificata bio di 7 ettari di produzioni autoctone con 300 piante di carciofo Moretto (quello vero si trova solo nel comune di Brisighella e, con ancor più precisione, soprattutto nei tipici calanchi gessosi con una buona esposizione al sole)150 ulivi per la produzione di extravergine locale, ortaggi freschi e prodotti confezionati sott’olio (salsa rustica al pomodoro, salsa di pomodoro all’aglio e salsa antica al basilico); sale e zucchero di canna aromatizzati; frutti rustici (fichi, nespole) e confetture (rosa canina, nespole, fichi caramellati).
Dal 2015 Daniela Babini coltiva anche grano duro antico “Senatore Cappelli” e produce farina macinata a pietra, in collaborazione con un mulino di Predappio (FC) e realizza pasta in collaborazione con un pastificio di Argenta (Fe): entrambi sono certificati per la lavorazione di materie prime biologiche. La pasta rientra in quelle cosiddette di eccellenza, prodotte cioè con antiche varietà di grani duri italiani.
Realizza anche biscotti integrali ai mirtilli. I prodotti si caratterizzano per un’elevata digeribilità, gusto deciso e saporito. La resa dei due ettari di “Senatore Cappelli” è mediamente di circa 20 quintali ad ettaro e l’80% si trasforma in farina. La bassa resa per ettaro, caratteristica dei grani antichi, garantisce una maggiore qualità. Il 2018 è un anno particolare. La coltivazione libera è a rischio: un’azienda sementiera si è aggiudicata la licenza in esclusiva per 15 anni sulla moltiplicazione e sulla commercializzazione di questa antica varietà di frumento, creando un regime di monopolio e mettendo a repentaglio l’utilizzo di questo frumento antico.
“In queste condizioni io non posso sviluppare e promuovere la filiera fino al prodotto finito perché devo conferire tutta la produzione agricola alla Sis. Mi può stare bene comprare le sementi certificate da una determinata azienda, ma non di doverle conferire il prodotto” afferma Daniela Babini.
Per il 2018 il “Senatore Cappelli” sta crescendo nei miei due ettari a lui dedicati: l’ho seminato ad ottobre. Se non cambia nulla questo potrebbe essere l’ultimo raccolto: non per scelta ma per costrizione, per una forte limitazione della figura dell’agricoltore. Spero che per la prossima semina sia stata fatta chiarezza, con una distinzione fra i contratti per il seme destinato alla riproduzione e quelli per il seme destinato alla molitura/trasformazione.
Diversamente sarò costretta a cambiare coltura”.