Fragole: perdite produttive in tutto l’areale ferrarese - Agrimpresaonline Webzine

Fragole: perdite produttive in tutto l’areale ferrarese

dossier alluvione

Erika Angelini

OSTELLATO / POGGIO RENATICO (Ferrara) – Il confine tra buona e disastrosa per la campagna produttiva delle fragole la segnano, come sta accadendo per la grande maggioranza delle frutticole, gli eventi climatici estremi. 

Qualità e produttività sono rimaste buone nelle zone del territorio dove le gelate primaverili hanno colpito di meno, le grandinate non sono arrivate e le piogge che hanno provocato le alluvioni di metà maggio in Emilia Romagna non sono state di natura calamitosa. 

Per questo la resa produttiva quest’anno è diversa non solo tra Basso e Alto ferrarese, diversi per tipologia di terreni e varietà coltivate, ma anche tra aziende limitrofe ed è difficoltoso fare – al momento delle rilevazioni eravamo attorno al 20 maggio – una stima precisa e uniforme del trend produttivo. Un dato più certo è quello delle superfici che ha subito un andamento altalenante negli ultimi anni. 

Se osserviamo, infatti, il dato rilevato dall’Istat circa 20 anni fa, tra il 2003-2006, vediamo che le superfici erano mediamente attorno al centinaio di ettari. Poi dal 2010 in poi e per una decina d’anni c’è stato un deciso crollo a 40-45 per poi risalire lentamente fino ai 70 ettari coltivati nel 2022 che hanno assegnano a Ferrara il primato di superfici in Regione, poco sopra la Romagna. 

Il maltempo ha provocato flessioni colturali del 100% per frutticole e seminativi nelle zone più colpite

Questo fa pensare a una coltura che è stata oggetto di scelte altalenanti da parte dei produttori, spinti a puntare su altre frutticole per le difficoltà produttive e di mercato ma che non è mai uscita dallo scenario colturale ferrarese. 

Certo le difficoltà dell’anno scorso e l’andamento climatico di quest’anno potrebbero riportare l’asticella verso il basso, ma intanto nelle zone colpite in maniera non evidente dai fenomeni atmosferici la qualità c’è e il mercato inizia a dare soddisfazioni, come spiega Davide Manzoni, produttore di Ostellato: “La qualità quest’anno è davvero buona e a metà maggio, dopo una prima fase di “sottocosto”, il prezzo è salito anche a 5 euro/Kg per il prodotto di prima. Nel mio caso il problema è che la produzione non c’è, quasi totalmente spazzata via dalla grandinata del 25 aprile. Inoltre, le prime fragole venivano pagate davvero molto poco: al mercato a 1,80-2 euro/kg perché l’importazione interna della “frutta senza prezzo” dalla Basilicata abbassava tutte le quotazioni. D’altra parte ormai, chi frequenta il mercato da molti anni sa come funziona: perché pagare un prodotto, seppur di alta qualità, oltre i 4 euro quando lo puoi comprare a 1,30? 

Purtroppo non mi stupirei se, dopo due annate caratterizzate da siccità prima ed eccesso di pioggia poi, le fragole ricominciassero a “scomparire” da Ferrara, soprattutto quelle prodotte dalle piccole e medie aziende. 

Anche Massimo Marchetti di Gallo, frazione di Poggio Renatico ha iniziato la campagna con un ottimo prodotto, davvero di alta qualità, e ha avuto inizialmente la fortuna di non venire colpito dalla grandine e solo in minima parte dal gelo. Poi è arrivato il maltempo di metà maggio che reso la raccolta davvero complessa. 

“Il danno iniziale stimato dai periti dell’assicurazione era appena del 10% e il prodotto aveva tutte le caratteristiche qualitative per ottenere buone performance sul mercato. A dispetto del clima, dunque, tutto sembrava andare bene e, anche se inizialmente il prezzo di mercato non era soddisfacente, stavamo recuperando con la vendita diretta. Poi sono arrivate le precipitazioni intense di maggio che hanno portato a una bagnatura prolungata e fatto letteralmente macerare le fragole appoggiate alla pacciamatura, provocando anche qualche focolaio di Botrytis Cinerea, il fungo che genera la muffa grigia. Vedremo con il bilancio di fine campagna quale sarà il danno effettivo, ma certamente non è più solo il problema di un clima che condiziona e ha sempre condizionato l’agricoltura ma gli estremi climatici rendono il nostro lavoro totalmente imprevedibile. Altrettando imprevedibile diventa così la nostra capacità di reddito che non deriva più dalle strategie colturali e agronomiche utilizzate per ottenere un prodotto di qualità, ma dall’arrivo di un fenomeno atmosferico che può cambiare la situazione e la redditualità delle aziende in pochi minuti”. 

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