Claudio Ferri
Si riaprono le porte degli agriturismi emiliano romagnoli, con grande soddisfazione delle imprese, ma anche degli ospiti che dopo mesi di sacrifici possono fruire di spazi aperti e cibi di campagna.
Dopo mesi di fermo totale e perdite ingenti dall’inizio della pandemia, ora si potrà tornare a tavola nelle imprese ‘verdi’. Una ripresa importante per i 1.200 agriturismi emiliano romagnoli che creano occupazione a circa 6.000 addetti in tutta la regione.
“La ripartenza è un aspetto positivo – commenta Massimo Bottura, presidente di Turismo Verde Emilia Romagna –, e l’afflusso nelle strutture sta andando bene di sabato e domenica, ma c’è stanca durante la settimana. Nella mia azienda abbiamo osservato anche un aumento di ospiti che vengono ad acquistare il vino, aspetto da non trascurare vista la serrata di quasi un anno che non ha certo facilitato le vendite. L’allungamento degli orari di apertura serali sarà sicuramente un incentivo per gli ospiti e, oltre alla ristorazione, speriamo nel ritorno dei turisti stranieri e un incremento di soggiorni presso le nostre imprese”.
Oltre ai ristori, più che mai necessari, cosa occorre per dare un impulso al settore?
Bisognerebbe fare una bell’opera di sensibilizzazione, puntare sul concetto del benessere psicofisico che si recupera negli agriturismi. Penso, ad esempio, ad una collaborazione stretta tra assessorati regionali all’Agricoltura e Turismo per fare una campagna dedicata alle ‘imprese verdi’ emiliano romagnole, con uno sguardo attento all’estero. Questo potrebbe dare valore aggiunto alle nostre realtà perché i territori che le ospitano non hanno nulla da invidiare a regioni come la Toscana o il Trentino Alto Adige.
Cibo, accoglienza e natura sono conosciuti dagli stranieri?
Sì, questa è la percezione avvalorata da contatti diretti che ho personalmente con turisti inglesi che stanno prendendo conoscenza della nostra grande realtà: che bisogna fare conoscere e non avere soggezione di altre aree italiane più ‘blasonate’. Possiamo a pieno titolo diventare come loro. Poi siamo noi stessi leader del nostro destino.
Cioè?
Chi fa il nostro mestiere deve investire, anche allungando la stagione. Per esempio ho visto che funzionano bene lampade e ‘funghi’ per riscaldare all’aperto: creano anche una bella atmosfera, magari fornendo coperte per riscaldare i commensali. Certo sono costi in più, ma così abbiamo maggiori opportunità e capacità attrattiva.
Cosa apprezzano i turisti dell’agriturismo?
Intanto la nostra multifunzionalità come, ad esempio, la capacità di erogare il servizio delle fattorie didattiche: anzi, dovremmo trovare il sistema di portare ‘la fattoria’ nelle scuole. Comunque ritengo che questo 2021 possiamo interpretarlo come un anno zero: da qui occorre trovare la volontà per rimettersi in gioco, in prima persona. Abbiamo avuto tanto tempo per pensare, adesso occorre agire, facendo investimenti e riportare le esperienze agli ospiti: raccontare le nostre storie, il lavoro quotidiano, perché alla gente piace sapere cosa facciamo e cosa abbiamo fatto. È un grande valore aggiunto.