Daniele Missere – Crpv
CESENA – In Emilia Romagna la fragola si è fortemente sviluppata dai primi anni ’60 fino a raggiungere la massima espansione a fine anni ‘70. In seguito, si è assistito a un lento ma costante ridimensionamento coinciso con l’avvio del cosiddetto processo di “meridionalizzazione” della coltura.
Le cause della crisi sono state principalmente di ordine economico, tenuto conto del crescente aumento dei costi di produzione e dall’esigenza di un profondo rinnovamento varietale.
I segnali di declino della coltura furono prontamente avvertiti dalla Regione Emilia Romagna che, in difesa di una coltura così importante, finanziò un’azione di miglioramento genetico finalizzata a ottenere cultivar in grado di sostituire l’allora dominante varietà Gorella.
La realizzazione del progetto fu affidata a Walter Faedi dell’Istituto di Frutticoltura di Forlì, oggi Crea-Ofa, con il coordinamento e supporto dell’Erso, oggi Crpv. Si può affermare che le prime varietà ottenute nei primi anni ’80, Addie, Cesena e Dana, “salvarono” la fragolicoltura regionale dandogli un nuovo impulso e consentendo di rallentare le perdite di superfici. Queste cultivar dominarono lo standard varietale per più di un decennio.
Comunque, gli anni ’90 sancirono la perdita della leadership nazionale della fragolicoltura emiliano-romagnola, mai più riconquistata e il calo delle superfici è stato pressoché continuo negli anni futuri fino a essersi stabilizzate negli ultimi 5-6 anni sui 250 ha. La coltura si è sempre più concentrata nel Cesenate, dove la fragola fornisce ancora una fonte di reddito nelle piccole aziende diretto-coltivatrici in cui l’apporto di manodopera extra-aziendale è limitato alla fase di raccolta.
Oggi, il programma di breeding fragola in Romagna prosegue grazie al supporto operativo ed economico di New Plant, società fondata dalle OP ortofrutticole Apo Conerpo, Apofruit Italia e Orogel Fresco, mentre la leadership scientifica è di un gruppo di ricercatori coordinato da Gianluca Baruzzi del Crea.
Tra le varietà più recenti di maggiore successo ottenute dal binomio Crea – New Plant troviamo Brilla
Dal 2014 a oggi, sono state coltivate quasi 6 milioni di piante di questa cultivar, pari a circa 120 ha, e il trend di vendita non sembra affatto esaurirsi. Brilla è una fragola a maturazione precoce, 1-2 giorni dopo Alba, che ben si è adattata alle coltivazioni romagnole, sia in serra sia in pieno campo, dotata di pianta rustica, vigorosa e molto produttiva, con circa 1,3 kg per pianta.
I frutti sono di elevata pezzatura e colore rosso aranciato, molto brillante. Idonea ai terreni non fumigati, può essere coltivata anche come pianta fresca “cima radicata”.
Di recente, si è distinta anche per l’elevata produzione, ottima anche sul piano qualitativo, come seconda fioritura.
Da qualche anno il programma di breeding fragola in Romagna si è orientato verso obiettivi tesi a sviluppare nuove varietà con elevati standard qualitativi, che possano così, differenziarsi sui mercati e trovare collocazione nella fascia premium di prodotto.
In particolare, si è cercato di migliorare la consistenza dei frutti pur mantenendone alto il contenuto zuccherino, vicino o superiore alla media di 7° Brix indicata come soglia al disopra della quale le fragole risultano dolci all’assaggio e apprezzate dal punto di vista gustativo.
Grazie a questo lavoro, si trovano in fase di valutazione pre-commerciale almeno un paio di selezioni a maturazione precoce e medio-precoce che si distinguono per le ottime caratteristiche qualitative dei frutti, in particolare per l’elevata consistenza, la dolcezza e il tipico aroma di fragola. La pianta è poco vigorosa e di medio accestimento, rustica e mediamente produttiva. I frutti sono di bella forma conica, colore rosso molto brillante e ottima pezzatura, sopra 30 g di peso medio ponderato.
Sono resistenti alle manipolazioni e hanno un elevato contenuto in vitamina C. Nel territorio emiliano-romagnolo risultano adatti sia alla coltura protetta che al pieno campo.