L’alternativa dell’arachide per l’alimentazione umana

Agosto 2016

Crpv

DALLA REDAZIONE – L’arachide (Arachis hypogaea) è una leguminosa erbacea, originaria del Messico e dell’America centrale.

È una pianta annuale, alta 40-60 cm, con radice fittonante breve con numerose radici laterali ricche di tubercoli (pianta azotofissatrice).

Il frutto è un legume indeiscente, reticolato, tuberoso, oblungo di forma cilindrica-globosa, è in numero variabile da uno a quattro, raramente cinque. Il ciclo di coltivazione può durare dai 90 ai 140 giorni, mediamente intorno ai 125 giorni per le varietà oggi più coltivate.

Attualmente le zone di maggior produzione sono il continente africano e quello asiatico, i più grandi paesi produttori di arachidi del mondo sono la Cina, l’India, la Nigeria, gli Stati Uniti.

In Europa le più importanti coltivazioni si trovano in Grecia, Spagna e Italia; le arachidi considerate di maggior pregio, comunque, vengono coltivate in Israele. Nel nostro Paese la produzione iniziò nel 1870 in provincia di Alessandria e ha avuto alterne fortune, raggiunse l’apice agli inizi degli anni ’60; attualmente è piuttosto scarsa e le regioni interessate sono praticamente solo due: il Veneto e la Campania.
L’arachide predilige suoli franco-sabbiosi, con assenza di scheletro. La tecnica di coltivazione è simile a molte sarchiate; la semina viene realizzata con seminatrici di precisione, ad una profondità intorno ai 5 cm, il seme durante la fase germinativa deve trovare buone condizioni di umidità nel terreno. Gli investimenti sono differenti in funzione delle tipologie: indicativamente si possono considerare intorno ai 130.000 semi/ettaro, con file distanti tra i 60 e 90 cm.

La raccolta richiede una meccanizzazione adeguata e specializzata, in quanto è dapprima necessario portare in superficie i legumi e successivamente staccarli dalla pianta. Le operazioni vanno condotte in due tempi, perché all’atto della raccolta è difficile separare le arachidi dal resto della pianta e pertanto le piante vanno scavate e messe in andane e successivamente, con una trebbiatrice combinata si raccoglie l’andana e si trebbia il prodotto. Dal punto di vista nutrizionale le arachidi hanno un ottimo contenuto proteico e sono tra gli alimenti più ricchi di arginina e pur essendo molto ricche di lipidi ed in particolare di acido oleico, sono prive di colesterolo. Anche i minerali quali zinco, magnesio, potassio, fosforo, manganese e rame sono presenti in quantità rilevanti, come pure il contenuto in fibre e vitamina E. I semi al momento dello stoccaggio devono essere di buona qualità, esenti da impurità, da irrancidimenti e al giusto grado di umidità. Uno degli aspetti cruciali per lo sviluppo di una filiera di arachidi di alta qualità è la coltivazione di varietà che, a parità di altre caratteristiche, abbiano un elevato rapporto acido oleico / acido linoleico.

Nel panorama produttivo dell’Emilia Romagna la coltura dell’arachide è oggi relegata a qualche sporadica coltivazione negli orti degli appassionati; negli ultimi anni si è sviluppato un certo interesse alla luce di alcune sperimentazioni condotte per la attuazione dei progetti di ricerca ”Filiere Agroalimentari”, finanziati dalla Regione Emilia Romagna nell’ambito del Programma nazionale di ristrutturazione del settore bieticolo – saccarifero. Da valutazioni fatte e dai contatti avuti con la società di commercializzazione partner del progetto, unitamente ad indagini condotte sul mercato internazionale, è stato possibile mettere a fuoco quali linee di prodotto possono avere uno spazio di valorizzazione. La produzione dell’arachide in Italia può avere margini di successo, qualora si riesca ad ottenere un baccello di dimensioni e qualità adatte alla commercializzazione, intero tal quale, non sgusciato e non salato. Viceversa, il prodotto sgusciato e lavorato da noi non viene adeguatamente valorizzato in quanto non competitivo rispetto a quello prodotto in altri paesi concorrenti, in particolare quelli extraeuropei.

La produzione di olio è assolutamente anti-economica, tenuto conto che l’arachide è prodotto su grandi estensioni completamente meccanizzate, sia in America che in Asia e Medio oriente. Circa la possibilità di coltivazione in Emilia Romagna alcuni elementi possono concorrere a frenarne la coltivazione su larga scala. Uno di questi è rappresentato dalla lunghezza del ciclo vegetativo (circa 120 giorni dalla semina) e dalla sensibilità dell’arachide alle basse temperature.

La semina (da effettuarsi dopo la seconda decade di maggio) solo in annate particolarmente calde può essere anticipata, pertanto generalmente si arriva ad avere la produzione pronta per la scavatura a fine settembre, periodo nel quale è elevata la probabilità di piogge persistenti con probabili difficoltà nella raccolta, oppure di deperimento della qualità delle arachidi. A conclusione della attività svolta possiamo affermare che la coltura dell’arachide è oggi meno sconosciuta, tuttavia occorre ribadire che c’è spazio esclusivamente per un prodotto di nicchia, che deve essere di elevata qualità e che attualmente i maggiori limiti sono sempre influenzati dalle condizioni climatiche nella fase della raccolta.

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