Erika Angelini
IMOLA – Decine di aziende isolate, danni a colture, mezzi, abitazioni rurali incalcolabili in tutto il comprensorio imolese, dalla pianura alla collina, e quel poco che si era salvato dopo la prima ondata di maltempo all’inizio di maggio è stato definitivamente compromesso a metà mese, nel corso dell’alluvione catastrofica che ha colpito anche la Romagna e il bolognese.
Non si contano i danni a frutta, vigneti e seminativi nelle zone alluvionate in pianura dove in alcune zone, da Sesto Imolese a Spazzate Sassatelli, le piante cariche di pesche, albicocche e ciliegie sono rimaste sommerse per diversi giorni, subendo la danni ai frutti pronti per la raccolta e la completa asfissia dell’apparato radicale perché le aziende sono state sommerse per due volte in quindici giorni.
Frane e smottamenti hanno colpito duramente le zone della Vallata del Santerno dove le aziende hanno visto strade, abitazioni e campi spazzati via. A Fontanelice Alex Colli, dell’agriturismo “La Taverna” racconta: “Siamo rimasti isolati dopo la prima ondata di maltempo perché la strada è stata completamente travolta da uno smottamento. Siamo poi riusciti a organizzarci e ad aprire una via provvisoria per raggiungere la nostra azienda, ma il 16 maggio c’è stata una nuova frana che ha cancellato tutto e ci ha lasciati nuovamente isolati. Mio fratello è rimasto in azienda per accudire i nostri animali ma la situazione è gravissima, non so quando riusciremo ad aprire l’agriturismo perché per sistemare la strada servono interventi con mezzi di grandi dimensioni e la situazione deve prima stabilizzarsi”.
In collina, inoltre, le frane si sono portate via ettari di ulivi e castagneti secolari e sarà necessario molto tempo, addirittura anni, prima che vengano ripristinate alcune colture, visto che i campi sono “caduti” a valle e si sono portati via ettari di alberi da frutto decennali. Ma anche chi non ha visto i propri campi e frutteti spazzati via dalle frane ha subito gravi perdite produttive, per l’eccesso di precipitazioni cadute come spiega Maurizio Zanchini, produttore di Codrignano, nella Vallata del Santerno.
“Le albicocche erano già state compromesse dal gelo e dalla prime, consistenti precipitazioni di inizio maggio con danni anche del 60%. Speravamo di raccogliere il resto e recuperare ma l’eccesso di precipitazioni sta provocando il fenomeno del cracking e marciume ai frutti e non sappiamo quale sarà il bilancio produttivo a fine campagna o se si potrà fare un vero bilancio. Inoltre, viviamo e lavoriamo con il timore costante di nuove frane e smottamenti, una situazione complessa che richiederà sostegni e aiuti straordinari ai produttori”.
E a proposito di aiuti e in attesa di capire a quanto ammonteranno i danni effettivi e gli stanziamenti a livello nazionale, Cia Imola ha avanzato le prime richieste.
“Sul nostro territorio le aziende agricole sono in ginocchio – spiega il direttore Andrea Arcangeli. Serviranno settimane per fare una stima precisa dei danni estesi a tutte le colture ma una cosa è certa: servono almeno due misure urgenti come l’istituzione di un fondo d’emergenza a disposizione delle aziende colpite e la cancellazione immediata degli oneri fiscali e contributivi. Poi, naturalmente, occorre pianificare una vera e propria ristrutturazione per strade e campi coltivati che sono stati spazzati via da frane e smottamenti e credo che per questo serviranno decenni. Nessuno, da Bruxelles a Roma, può voltarsi dall’altra parte e proporre misure palliative di fronte a una tale emergenza e alla cancellazione dell’agricoltura di metà Emilia Romagna, una delle regioni più produttive d’Italia.
Questi scenari, inoltre, devono far riflettere sulla necessità di avviare programmazioni colturali a medio e lungo termine per non soccombere di fronte a questo tipo di emergenze. So che oggi è difficile guardare avanti, al futuro della nostra agricoltura e del territorio, ma non possiamo più subire il cambiamento climatico, nascondendoci dietro a parole come calamità ed emergenza: dobbiamo fare tutto il possibile per prevenirlo ed evitare danni così estesi e catastrofici”.