Non sfuma il ‘fenomeno Prosecco’ che fa da traino ai frizzanti emiliani

Dicembre 2016
Claudio Ferri
Le analisi degli osservatori internazionali confermano che il commercio del vino a livello internazionale segna il passo. Ci sono eccezioni per alcune categorie di vino, ma il dato globale mette in evidenza decrementi da parte dei grandi esportatori nazionali.
L’onda lunga della crisi in qualche modo incide, pesa il calo costante delle vendite (nella Penisola si stima un consumo pro capite pari a 36-37 litri a testa di vino contro i 48 del 2006), ma il mercato dei calici nazionali registra anche molte sfumature positive. Il grande Circo del vino guarda con attenzione – e corteggia – i millennials, la generazione nata all’inizio degli ‘80 e l’inizio, un bersaglio, in termini di marketing, che ha buone potenzialità di consumo.
“Le vendite dei vini fermi sono in declino nella maggior parte dei paesi europei, in Nord America e in Giappone”, conferma Claudio Biondi, vice presidente del Giv, Gruppo italiano vini, azienda vitivinicola italiana leader nella produzione e commercializzazione di vini.
Che spiegazione dà Biondi a questa tendenza?
Negli stati Uniti ciò avviene perché cresce la domanda di vini locali provenienti dalla costa ovest del Paese. Il calo di vendite è anche dovuto ad accordi preferenziali con Cile, Argentina e Australia sottoscritti da alcuni paesi asiatici, tra i quali Cina e Giappone. Inoltre alcune denominazioni, come ad esempio il Pinot Grigio, vengono poste in grande concorrenza di prezzo con vini provenienti soprattutto da Australia e Nord America. Per quanto riguarda poi il Pinot Grigio, il passaggio alla Doc accentuerà questo fenomeno.
Ci sono differenze nei diversi bacini produttivi italiani?
Si. Il Veneto sta appiattendo la sua curva di crescita soprattutto in Canada e nei Paesi scandinavi, territori che in passato l’hanno visto protagonista. Per contro, alcuni trend innovativi sulla Toscana sembrano dare nuovo impulso ai vini provenienti da questa regione.
E nel Mezzogiorno?
Il Sud è sempre stabile e purtroppo non ha avuto lo slancio che ci si aspettava. Si registra anche un bel fermento per i vini bianchi freschi, aromatici e di facile beva come ad esempio il Fiano ed i vermentini, ma anche il Pecorino
Spostiamo il baricentro sui vini spumanti: va meglio in questo segmento?
Qui le cose cambiano. Il Prosecco guida il mercato internazionale con crescita a doppia cifra soprattutto in Nord America, Regno Unito, Giappone e altri paesi europei, tranne la Germania. Come conseguenza del ‘fenomeno Prosecco’, stiamo assistendo ad una crescita anche su altre tipologie di spumante diverse dal Prosecco, dove il Pignoletto beneficia di questa onda positiva, incrementando le vendite soprattutto in Regno Unito.
Stringiamo il campo all’Emilia Romagna, che succede?
All’estero l’Emilia Romagna significa principalmente Lambrusco che nella maggior parte dei casi mantiene le sue quote acquisite, a condizione che sia di facile beva, piacevole, gradevole e abbastanza abboccato. Questo avviene soprattutto nei Paesi dell’Est Europa ed in America Latina dove il Lambrusco è ben percepito, soprattutto da chi si approccia al vino in fase iniziale. Gli Stati Uniti rimangono tuttavia il mercato di riferimento per questa tipologia di prodotto.