Erika Angelini
È un anno particolarmente difficile per la cerealicoltura emiliano-romagnola a causa delle regole imposte dalla nuova Pac, delle incertezze climatiche e di un mercato che, dopo un anno e mezzo di quotazioni sicuramente straordinarie, è tornato a livelli di “normalità”, con i prezzi che si avvicinano a quelli precedenti il conflitto russo-ucraino. Una situazione particolare, che sta portando le aziende agricole a ritardare la decisione sul tipo di prodotto che meglio potrebbe adattarsi alla situazione climatica ed economica, come spiega Marco Sacchi, responsabile conferimenti di Progeo Scarl.
“Per capire le tendenze di semina primaverili, bisogna partire da quelle dei cereali autunno-vernini che vedono un calo generale di superficie investita che oscilla tra il 10 e il 15%, dato che comprende la consistente diminuzione dell’orzo che ha registrato un -30%, il calo di circa il 10% del frumento duro e del 4-5% del tenero che ha registrato i cali meno evidenti, soprattutto per quello che riguarda i grani di forza, come la varietà Bologna o Rebelde.
In questo contesto le aziende agricole si trovano a scegliere cosa seminare e non è una decisione semplice perché condizionata da molti fattori, sicuramente imprevedibili, come il mercato e il clima. Fare previsioni sulle semine è, dunque, altrettanto difficile ma posso dire che parte dei terreni lasciati liberi dai cereali a paglia è stata investita a barbabietola, che quest’anno ha avuto un exploit significativo proprio in Emilia Romagna. Progeo naturalmente non la gestisce, ma è un dato interessante, che va a inserirsi nello schema generale della distribuzione delle superfici. Le intenzioni di semina dei cereali primaverili, invece, fanno pensare a un aumento della superficie a soia che l’anno scorso ha realizzato una buona Plv e a una sostanziale tenuta o un lieve aumento del sorgo, un cereale che non dà particolari problematiche colturali e viene scelto spesso perché meno “pericoloso”.
Credo – continua Sacchi – che per il mais continuerà la lenta discesa che abbiamo registrato negli ultimi anni, bisogna solo capire quale sarà la contrazione, mentre ci aspettiamo una continuità per le superfici investite a girasole. Parliamo di una fotografia di metà marzo che sarà confermata solo nelle prossime settimane, quando saremo in pieno periodo di semina. Vorrei, infine, fare un accenno alle quotazioni di mercato per i principali cereali di interesse per i quali è in atto una tendenza ribassista, dovuta alla massiccia presenza di offerta estera che sta deprimendo le quotazioni e la domanda dei trasformatori nazionali.
Adesso siamo probabilmente arrivati ad una stabilizzazione ma è una situazione, comunque, molto incerta e in piena evoluzione. Viste queste dinamiche mi sento di consigliare agli agricoltori di fare innanzitutto una valutazione di semina mirata alla propria vocazionalità aziendale, tenendo in considerazione le esigenze di rotazione e le regole della Pac, senza basarsi sui prezzi in vigore al momento della semina o sulla produttività dell’annata precedente, perché sappiamo fin troppo bene che a livello climatico, economico e anche di equilibri internazionali due campagne possono essere completamente differenti.
Per la gestione del prodotto, invece, il consiglio è quello di cercare di affidarsi il più possibile a centri di conferimento strutturati, utilizzando quanto più possibile formule come l’ammasso volontario o comunque medie di mercato, in grado di assorbire gli eventuali ribassi eccessivi e dare più soddisfazioni reddituali alle aziende”.



