Stefano Francia, Presidente Cia Emilia Romagna
Il recente Decreto Ministeriale del Dicastero agricolo, che abbassa la percentuale del contributo per la stipula delle polizze agevolate, porterà le aziende agricole a non assicurarsi perché semplicemente non potranno più permettersi di sostenere i costi. La pubblicazione della norma di fatto porta l’aliquota agevolata per le assicurazioni agricole dal 70% al 40%.
L’approvazione del Decreto è arrivata come una doccia fredda dopo che l’intero sistema Cia si era mobilitato affinché venisse assicurata la massima percentuale di contributo. Il presidente nazionale della Confederazione, Cristiano Fini, aveva infatti inviato una lettera al ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, in cui dichiarava la sua preoccupazione per il mancato stanziamento delle risorse necessarie e una riduzione dell’aliquota prevista. Dopo due annate agrarie difficilissime, con la produttività ed i redditi delle aziende letteralmente in balia di eventi climatici di natura catastrofale, avevamo chiesto di garantire il sostegno del 70% per il 2023 e le annate precedenti, perché senza questa agevolazione non si sarebbe riusciti a sostenere i costi necessari alla gestione del rischio.
Richieste che non sono state accolte, almeno per il momento, dal Ministero e che avranno pesanti ripercussioni sulla tenuta dell’economia agricola.
Si tratta di una scelta completamente in controtendenza e grave a fronte di cambiamenti climatici in atto dove non viene sostenuta con tutte le risorse possibili proprio la sovranità alimentare e il nostro Made in Italy. Quest’anno se non ci fosse stato lo strumento assicurativo a parziale garanzia del reddito, la situazione sarebbe stata peggiore. Ora il rischio sarà quasi totalmente a carico delle aziende perché le polizze, già onerose con il contributo del 70%, diventeranno veramente proibitive.
La norma tuttavia lascia uno spiraglio perché specifica che “A fronte di eventuali riassegnazioni, la percentuale di contribuzione pubblica potrà essere integrata sino alla concorrenza del massimale previsto dal Pgra (Piano gestione rischi in agricoltura) 2023”. La nostra associazione lavorerà proprio per ottenere quelle riassegnazioni che potrebbero fare la differenza tra la tenuta dell’agricoltura e il progressivo abbandono di altri importanti patrimoni agricoli.
