Stefano Francia, Presidente Cia Emilia Romagna
Il voto delle europee è alle porte e le successive politiche portate avanti da Bruxelles daranno un’impronta decisa sul futuro di cittadini e dei settori produttivi, non per ultimo quello agricolo che ha un peso determinante in termini economici e soprattutto è strategico perché assicura cibo agli europei, e non solo.
Per questo Cia ha presentato il 21 marzo scorso a Bruxelles un manifesto per le elezioni europee 2024 in cui sono riassunte le priorità che indicano la Confederazione affinché, se accolte e condivise dal Parlamento Ue, siano in grado di dare fiducia alle imprese agricole nazionali ed emiliano romagnole.
Innanzitutto la catena del valore: a ogni prodotto agricolo deve essere riconosciuto il giusto prezzo. Serve revisionare la Direttiva sulle pratiche sleali e istituire un Osservatorio Ue su costi, prezzi e marginalità. Ma è urgente anche un intervento che incentivi l’aggregazione e le relazioni di filiera.
Se l’Ue continua a definire standard sempre più stringenti per valorizzare la produzione agroalimentare, per Cia è necessario adottare il medesimo approccio anche a livello extra-europeo. L’obiettivo è di proteggere la produzione interna dalla concorrenza sleale dell’import.
Le zone rurali sono l’80% dei territori, è quindi necessario il riconoscimento di queste aree come presidio strategico per il futuro delle popolazioni europee: è urgente l’approvazione della Direttiva sul monitoraggio e resilienza del suolo, elemento fondamentale per la produzione agricola e per la sicurezza alimentare Ue mentre, riguardo la risorsa acqua, chiediamo all’Europa un piano che miri a ripensare lo stoccaggio, la riduzione, le perdite e il riuso delle acque.
Sulla Pac bisogna, inoltre, intervenire per rivedere le principali difficoltà dell’attuale legislazione, con una politica economica che abbia come obiettivo la tutela del reddito e dell’andamento produttivo europeo, ridistribuendo le risorse e valorizzando il lavoro degli agricoltori.
I punti nel manifesto sono numerosi e rimando la lettura alle pagine di questo giornale, non prima di elencarne uno molto importante, quello dei giovani. La maggioranza degli agricoltori ha più di 55 anni, solo il 6% è under 35, mentre il 30% è in età pensionabile. Rimane perciò centrale la problematica del ricambio generazionale che deve essere affrontata strutturalmente. Accesso al credito e alla terra sono la chiave di svolta per i futuri investimenti dei giovani in agricoltura.
Sull’innovazione, infine, le sfide da affrontare richiedono un maggiore coordinamento a livello europeo tra i diversi enti nazionali di ricerca, con particolare riferimento alle nuove tecniche di produzione.