Un’alluvione ha accomunato tragicamente la Romagna e la Tessaglia, regione a vocazione agricola della Grecia

Claudio Ferri

LARISSA (Grecia) – Un episodio accomuna l’Emilia Romagna con la Tessaglia: questa regione della Grecia a forte vocazione agricola, ha subito nel 2023 un evento calamitoso di sconcertante similitudine: forti precipitazioni del settembre scorso hanno inondato oltre70 mila ettari di territorio agricolo e interi villaggi, in un’area mai interessata da tali fenomeni. In pochi giorni si sono riversati sul terreno fino a 1000 millimetri di pioggia facendo esondare il fiume Pēneiòs, che attraversa la vasta pianura della Tessaglia.

L’evento ha causato 17 vittime e la morte di migliaia di animali da reddito, con danni stimati attorno ai 2,5 miliardi di euro. Il sistema di dighe e canali non ha retto l’impatto mettendo in crisi, come in Romagna, attività produttive, a partire dal settore primario. Questa regione, che si estende su di una vasta area circondata da monti (l’Olimpo è il più alto), ha una forte connotazione agricola, dove convivono diverse specializzazioni, dalla frutticoltura alla cerealicoltura, ma anche zootecnia da latte per la produzione della tipica Feta Dop.

La Grecia presenta una forte parcellizzazione delle imprese, poco più di 600 mila, con unità poderali di dimensioni ancora ancora molto esigue, nella media 5 ettari, ma con microimprese che talvolta a volte non superano l’ettaro.

La Grecia,10 milioni di abitanti, è uscita da un periodo di grave recessione e vede nell’agricoltura un settore trainante dell’economia, anche se è un Paese tradizionalmente caratterizzato da una netta prevalenza del terziario rispetto all’industria e all’agricoltura che conserva un ruolo importante nella struttura economica nazionale: olive e olio, frutta, uva, oltre all’uva passa (di cui la Grecia è il principale produttore al mondo), ma anche cereali e cotone. Una strategia delle istituzioni per dare un ulteriore impulso al ‘primario’ è quella di agevolare e incentivare l’aggregazione per fare massa critica e sviluppare organizzazione produttiva delle filiera, dalla produzione alla commercializzazione. Ancora adesso, hanno spiegato le autorità locali della Tessaglia, ci sono pregiudizi sulle forme di cooperazione che inibiscono i processi cooperativi.

Dettagli che sono emersi nel corso di una visita svolta alla fine di aprile e organizzata dalla Direzione generale dell’Agricoltura della Commissione europea (Dg-Agri) che ha coinvolto 15 giornalisti della rete Ag Press appartenenti a nazioni dell’Ue, oltre alla stampa. La visita in Tessaglia rientrava in un progetto avente come contenuto le diverse articolazioni dell’agricoltura ed i supporti dell’Unione europea alle catastrofi naturali che colpiscono le aziende agricole. Un tour che ha fatto conoscere uno spaccato di produzioni e diversi indirizzi produttivi aziendali, molti con un denominatore comune, ovvero l’essere state coinvolte da una inondazione senza precedenti.

“In Grecia coesistono 3 grandi aree produttive, ovvero i pascoli di montagna, vigneti e frutteti – ha spiegato George Vlahos, docente dell’Università di Agraria di Atene e uno degli interlocutori che la Dg Agri di Bruxelles ha coinvolto per illustrare lo scenario produttivo -. La pianura più estesa è quella della Tessaglia, conosciuta anche come il granaio del Paese, ma dove si producono anche frutta, verdura e mandorle. Il cotone viene coltivato su di un terzo di questa area con colture diversificate. Quasi il 20% degli agricoltori lavora in siti della rete Natura 2000 – ha aggiunto Vlahos – e circa la metà dei pascoli utilizzati dagli allevatori, sono gestiti congiuntamente. Buona parte delle imprese agricole sono a conduzione familiare dove la produzione è diversificata, dalla frutticoltura alla orticoltura, ma anche zootecnia e cereali”. La maggior parte dei coltivatori, il 77%, (in Grecia sono poco più di 600 mila gli agricoltori) possiede una unità poderale che mediamente è al di sotto dei 5 ettari, la fascia tra 5 e 10 ettari è coltivata da un 12% delle imprese mentre solo lo 0,2% ha una superficie poderale di 100 ettari. L’evento calamitoso ha dato il via ad azioni di supporto e sviluppo delle imprese attraverso interventi di divulgazione e formazione delle aziende.

“Un’attività che rafforza la resilienza degli agricoltori di fronte a situazioni estreme come quella che abbiamo attraversato – ha sottolineato Maria Partalidou, docente alla Facoltà di Agraria dell’Università Aristotele di Salonicco -. In Grecia abbiamo numerosi collaboratori coi i quali vogliamo divulgare le nuove tecniche per supportare gli agricoltori nella loro quotidianità lavorativa.
Siamo all’inizio del progetto che proseguirà quest’anno l’aiuto delle istituzioni europee e nazionali”.

Nella figura di ‘leader’ che possono fungere da traino per i produttori nella moderna agricoltura ci crede molto Effie Lazaridou, direttore esecutivo di New Agriculture New Generation, una organizzazione no profit: “Nessuno meglio degli agricoltori conosce le soluzioni migliori – ha osservato” -.

La situazione in campo è quindi assai diversificata con realtà produttive che stanno risollevandosi dalla inondazione del 2023, come nel caso dell’allevamento di pecore di Michalis Avdanas e della moglie Catherina Kalliga, entrambi veterinari.
L’attività avviata nel 2012 con 40 pecore, ora la mandria è composta da 350 esemplari selezionati di razza Chios che producono latte crudo biologico (complessivamente 76 tonnellate all’anno) destinato ad un caseificio, per la trasformazione in feta. “Avevamo l’ovile completamente inondato e devastato – spiega Michalis – e ancora dobbiamo finire di sistemare molte parti dell’edificio che era sommerso per oltre un metro di acqua”.

È andata meglio a Grigoris Ligouras e al fratello Andreas, rispettivamente di 46 e 36 anni che sono stati sfiorati dall’alluvione che ha compromesso ‘solo’ una parte dei loro terreni distruggendo un appezzamento coltivato ad uva da tavola. Conducono, infatti, un’azienda frutticola di una trentina di ettari investiti a ciliegi, pere, pesche e nettarine, ma anche uva da tavola e da vino. I due giovani hanno rilevato l’azienda del padre e hanno dato continuità con frutteti specializzati e attuando moderne pratiche agronomiche impostate sulla sostenibilità ambientale e del suolo. Sono conferitori di una cooperativa locale che commercializza anche all’estero la loro produzione. “Abbiamo investito in attrezzature, ben 180 mila euro complessivamente – dice Grigoris mentre descrive le peculiarità dei moderni frutteti – e lo scorso anno ne abbiamo ricevuti 90 mila attraverso i piani di sviluppo rurale”. Innovazione varietale e ‘nuove’ pratiche agronomiche sono state acquisite da giovani agricoltori: la trinciatura delle potature, ad esempio, non era scontata fino a pochi anni fa quando la prassi diffusa era quella di bruciare i residui legnosi.

Sempre due fratelli, Ioannis e Dimitris Senko, hanno invece investito sull’apicoltura usufruendo del ‘primominsediamento’. Beezeus, questo il nome dell’azienda fondata dai genitori nel 1960, ha fatto un salto di qualità dopo che Ioannis, maturato una precedente esperienza come ingegnere meccanico, ha deciso dare una svolta alla propria esperienza professionale. Di pari passo il fratello Dimitris ha abbandonato un lavoro come tecnico di strumenti medici ed ha abbracciato l’attività familiare.
Gestiscono 2.400 alveari in forma nomade (la razza è l’apis mellifera della macedonia) e producono mieli di Quercia, Origano e Pino. Una peculiarità dell’impresa è l’allevamento di api regine che distribuiscono in tutta la Grecia e soprattutto adottano l’inseminazione artificiale, operazione molto delicata che richiede tempo e competenza, ma che consente di realizzare una selezione dei soggetti migliori, un’attività che dà soddisfazioni economiche.
L’alluvione del 2003 ha provocato, anche in questo caso, un danno considerevole perché sono andate perdute 650 arnie. A seguito del difficile 2023, i due fratelli hanno costituito una cooperativa, chiamata Apes Era, a sostegno anche della comunità e della filiera apicola. La coop associa 12 apicoltori con l’obiettivo di promuovere e valorizzare il miele greco.

Un moderno mandorleto, coltura storica della Tessalia, che ha sostituito i seminativi: è il progetto di Karpologio, una recente organizzazione di produttori che raggruppa 14 giovani agricoltori, molti dei quali ‘under 40’. Una scelta produttiva che impegna complessivamente 12 ettari con quantitativi raccolti annualmente di circa i 9.000 kg/acro (un acro equivale a 4000 metri quadrati, ndr).
“Abbiamo scelto di realizzare impianti ad alta densità – spiega una delle giovani socie Eirini Christina Spanouli, cofondatrice e responsabile delle vendite di Karpologio –, una decisione che ci consente una resa più elevata del 30%, abbiamo migliorato l’ambiente e meccanizzato la coltura accorciando i tempi di raccolta che avviene meccanicamente. Purtroppo – continua la Spanouli – Karpologio ha subito due inondazioni nello stesso mese e i campi che sono rimasti allagati per molto tempo compromettendo molte piante di mandorlo, azzerando il raccolto. Ora – conclude, siamo impegnati nel ripristinare i mandorleti e stiamo ancora ristrutturando gli edifici sommersi dall’acqua”.

A Georgios Karanikas, produttore di cotone, non è rimasto nulla e può mostrare i suoi campi (35 ettari in totale) ancora incolti perché impraticabili dopo l’alluvione. Agronomo di 33 anni, Karanikas ha perduto la produzione dello scorso anno ed anche quella in corso. “Di positivo in questa alluvione è emerso lo spirito collaborativo di noi agricoltori” commenta.

Danni alle strutture, e non solo, li ha subiti anche lo stabilimento Del Monte, a Platykampos, un comune della Tessaglia. La struttura, che in piena stagione lavorativa da occupazione a circa mille stagionali, è stata allagata per lungo tempo lasciando fango e detriti e causando 20 milioni di euro. Danni alla fabbrica, quindi, ma soprattutto ai fornitori in un’area dove si coltivano anche ortaggi e frutta destinati all’industria.

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