Uno scudo a protezione dell’agricoltura

Fini Cristiano

Cristiano Fini, presidente Cia – Agricoltori Italiani Emilia Romagna

La nostra preoccupazione sull’anno appena terminato non si focalizza tanto sull’annata appena conclusa, seppur terribile per il settore agricolo, quanto più su ciò che sta avanzando nel mondo, in Europa e in Italia. Mi riferisco a quella rete protettiva che ha sempre tutelato il settore primario, il settore economico più importante in quanto produce cibo per sfamare i cittadini e contribuisce notevolmente alla valorizzazione e tutela dell’ambiente.

C’è un ‘fuoco incrociato’ al budget agricolo sul bilancio dell’Unione Europea oltre ad una guerra dei dazi che coinvolge senza alcuna ragione l’agroalimentare, con evidenti risvolti nel territorio dell’Emilia Romagna, ricca di eccellenze produttive. Il ‘nutriscore’ che vorrebbero Francia e Spagna mette in cattiva luce i nostri cibi, il ritiro dal mercato di molecole utili alla difesa delle nostre produzioni senza fornire agli agricoltori valide alternative sono solo alcuni esempi di ciò che sta realmente accadendo, e l’impressione è che si stiano riversando tutti i problemi sugli agricoltori, con risvolti disastrosi per l’intero settore. Ciò che sta avvenendo in Francia, ed in parte anche in Italia, con frequenti attacchi da parte di alcuni media e di alcune associazioni ambientaliste ed animaliste verso l’agricoltura è emblematico, un settore fondamentale che andrebbe sostenuto e tutelato viene invece messo sotto accusa e attaccato da individui che hanno ben pochi titoli per discernere di agricoltura, agronomia, economia agraria: spesso non ne sanno nulla. Cia sostiene, al contrario, la necessità di un patto tra produttori e consumatori, tra associazioni agricole ed istituzioni per gridare al mondo intero quanto l’agricoltura, in particolare quella italiana, sia già ora sostenibile e in grado di garantire cibi sani e salubri.

Il ‘green deal’ europeo traccia le linee guida dei prossimi anni per avere un’Europa più verde e sostenibile, dove anche l’agricoltura deve raccogliere questa sfida. Ma lo deve poter fare in tempi adeguati alle esigenze del settore e con tutti gli strumenti idonei, siano essi economici che tecnici. Produrre infatti con il metodo biologico o eliminando l’utilizzo della chimica ha dei costi più elevati, senza considerare la perdita di produttività aziendale a cui nemmeno il sostegno del bilancio europeo può far fronte. È su questo tema che dobbiamo rendere maggiormente consapevoli i consumatori e condividere con loro alcuni principi: se davvero vogliamo un’agricoltura più sostenibile lo dobbiamo fare insieme, senza lasciare soli i coltivatori.

Sono argomentazioni richiamate anche in piazza a Ferrara nella manifestazione, in corso di preparazione mentre andiamo in stampa, che coinvolgerà tutti gli agricoltori del Nord Italia e dove il tema centrale sarà il contrasto alla cimice asiatica e la crisi dell’ortofrutta che rischia di far sparire un comparto fondamentale dell’agricoltura italiana e del suo indotto. Con il pericolo concreto ed il paradosso di dover importare merci al di fuori dei nostri confini che hanno standard qualitativi e di salubrità nettamente inferiori ai nostri.

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