Dal Monte Bianco a New York (nel 2026) il Lambrusco brinda alla leggerezza

Claudio Ferri

Il World Lambrusco Day 2025 ha alzato l’asticella, anzi, è salito in quota. L’edizione di quest’anno ha portato le bollicine emiliane sul Monte Bianco, a Punta Helbronner, in un evento che ha celebrato il vino, la gastronomia e un concetto come filo conduttore: la leggerezza.
Promosso dal Consorzio Tutela Lambrusco e da Enoteca Regionale Emilia Romagna, in collaborazione con la Valle d’Aosta, l’evento ha riunito chef, sommelier, produttori e professionisti del settore per esplorare le sfumature di questo vino iconico in un contesto d’eccezione.

Il tema di quest’anno, ispirato al celebre libro di Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, è stato il fulcro di una masterclass e di una tavola rotonda al Castello Reale di Sarre, condotta da Gabriele Gorelli MW, il primo Master of Wine italiano che ha guidato un percorso sensoriale tra 13 etichette, dimostrando l’incredibile diversità e versatilità del Lambrusco. In un settore che per anni ha cercato corpo e struttura, il Lambrusco, con la sua innata leggerezza e freschezza, si posiziona come un vino sorprendentemente moderno.

A Punta Helbronner, a oltre 3.400 metri, la tavola rotonda “La leggerezza è modernità” ha riunito nomi di spicco come gli chef Heinz Beck e Paolo Griffa, il sommelier Pascal Tinari e i produttori Alessandro Medici e Cecilia Lombardini.
Heinz Beck, icona della cucina d’autore, ha sottolineato come la leggerezza non sia un semplice trend, ma una filosofia che si riflette nel benessere del commensale. “Quando si parla di leggerezza, il Lambrusco è il vino perfetto: la gradazione alcolica è bassa e si lascia abbinare facilmente a tanti piatti”, ha commentato lo chef, rivelando come il Lambrusco sia presente nella carta dei vini del suo ristorante da oltre 10 anni.
Anche lo chef Paolo Griffa ha sposato questo concetto, parlando di un approccio al menu che punta non sulla quantità, ma su un’esperienza memorabile e spensierata. “Oggi si va al ristorante con un obiettivo diverso dal passato… si tratta di un’esperienza a 360°”, ha spiegato, evidenziando il ruolo cruciale di materie prime locali, sostenibilità e innovazione tecnologica.

Fare squadra per il futuro del vino

Dalla tavola rotonda è emersa un’altra parola chiave: la collaborazione. Sia i produttori che i professionisti del servizio hanno insistito sull’importanza di unire le forze. Alessandro Medici e Cecilia Lombardini hanno evidenziato come il Lambrusco sia un vino “pop” che può rispondere alle sfide del mercato attuale, grazie al suo prezzo accessibile, alla sua freschezza e al suo potenziale nella mixology.

“Il vino italiano non sta vivendo il suo miglior momento, per tre principali fattori – ha sottolineato Medici -, il primo economico – molti mercati stanno attraversando una crisi e questo si contrappone al prezzo, aumentato molto negli ultimi anni. Il secondo è legato ai trend salutistici che stanno portando sempre più persone a modificare il modo di nutrirsi. Il terzo consiste nella percezione del vino, che non è più cool come era invece considerato un tempo. Su tutti e tre gli aspetti il Lambrusco Doc ha ottime carte da giocare. La fascia di prezzo è forse quella che su alcuni mercati chiave, come ad esempio gli Usa, ha meno sofferto del calo dei consumi, dunque il posizionamento è centrato. Ha una grande acidità, il che significa freschezza e bevibilità, oltre a una gradazione alcolica contenuta. Sul terzo punto si può lavorare molto a livello di comunicazione, sdrammatizzando il racconto. Il Lambrusco è forse il vino pop per eccellenza e deve iniziare necessariamente a dialogare con le nuove generazioni. Questo si può fare in tanti modi, ad esempio approcciando la mixology e i cocktail d’autore. È anche importante legarsi alla Food Valley, il territorio in cui il Lambrusco nasce e grazie al quale acquisisce le sue caratteristiche. Da ultimo, ma non per importanza, è essenziale fare squadra. Mandare un unico messaggio, in modo corale e unito, di un prodotto di qualità e contemporaneo che risponde alle esigenze di mercato appena descritte”.

Un concetto ribadito da Gabriele Gorelli, che ha descritto i grandi produttori come coloro che “generano le onde” e i piccoli artigiani che “possono fare surf”, sottolineando l’essenzialità di una visione comune.
L’evento ha mostrato come il Lambrusco non sia solo un vino, ma un’espressione di cultura, convivialità e vivacità, capace di adattarsi a stili di vita e cucine diverse, dalla Food Valley ai piatti orientali e sudamericani.

Il culmine dell’evento è stato un brindisi a Punta Helbronner, a 3.466 metri di altitudine, dove una forma di Parmigiano Reggiano, creata per l’occasione, ha svelato la prossima tappa del World Lambrusco Day: New York. Una scelta che sottolinea l’ambizione del Consorzio di portare il Lambrusco, ambasciatore della leggerezza e del buon vivere italiano, su un palcoscenico globale. L’appuntamento sul Monte Bianco si è concluso con una cena a quattro mani firmata da Heinz Beck e Paolo Griffa, con il Lambrusco come protagonista indiscusso, confermando che la sua leggerezza non è solo una caratteristica, ma una virtù che risuona in ogni aspetto del gusto e dell’ospitalità.

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