Stefano Francia, Presidente Cia Emilia Romagna
Sono stati giorni difficili per noi produttori. L’accordo sui dazi tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti c’è, ma per gli agricoltori il sapore è tutt’altro che dolce. In fin dei conti, a pagare il prezzo più alto è stata quasi esclusivamente l’agricoltura, in particolare il settore del vino e dei liquori. Il nuovo accordo, pur abbassando i dazi per alcuni settori come quello automobilistico (che passa dal 27,5% a un massimo del 15%), ci ha imposto un dazio del 15% sull’export di vini e alcolici. Una vera e propria mazzata.
Grande delusione e un’amara sensazione che il ‘primario’ sia stato sacrificato.
Mi chiedo come si possa definire, come alcuni ritengono, un successo, un compromesso che crea un pesante freno competitivo per il nostro comparto: per la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, l’intesa raggiunta con Washington porta “prevedibilità per le aziende, stabilità per milioni di posti di lavoro e rafforza le relazioni transatlantiche”. Mah.
Le cifre che circolano sono preoccupanti. L’Osservatorio Uiv – Unione italiana vini stima perdite per il vino italiano di circa 317 milioni di euro nei prossimi 12 mesi, una cifra che potrebbe salire a 460 milioni di dollari se il cambio dovesse rimanere sfavorevole.
Il vino rappresenta il 24% dell’export nazionale totale verso gli Stati Uniti, con un valore di circa due miliardi di euro all’anno. Secondo i dati Istat ed Eurostat 2024, poi, le esportazioni della sola Emilia Romagna verso gli States superano i 4 miliardi di euro annui.
Questo accordo colpisce dritto al cuore uno dei nostri prodotti di punta. Certo, ci sono alcune note positive. Alcuni formaggi a pasta dura come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. Il nostro governo a Roma dice che questo è solo un «passaggio importante», non un punto di arrivo. Spero davvero che mantenga l’impegno di estendere le esenzioni all’agroalimentare nei prossimi mesi.
Ma finché le tariffe sui nostri prodotti d’eccellenza rimarranno al 15%, e finché la nostra Politica Agricola sarà messa a rischio, il futuro ci sembrerà sempre più incerto.