Maggio 2013
Roberto Scalacci, responsabile ufficio di rappresentanza Cia di Bruxelles
BRUXELLES – La Commissione europea – come ha chiesto la Cia che ha promosso al recente Vinitaly una campagna per la raccolta di firme per la semplificazione – deve riscrivere la regolamentazione applicativa della Ocm portando semplificazioni effettive al settore vino.
L’intricata ragnatela di norme del ‘vitivinicolo’ rende la vita difficile a quanti sono chiamati ad applicare le molteplici disposizioni ed è facile smarrirsi anche per i più esperti interpreti. Per comprendere una disposizione è necessario consultare norme disperse in vari regolamenti ciascuno dei quali composti da innumerevoli commi, lettere e continui rimandi ad altre disposizioni sempre più intricate. Nel settore vitivinicolo esistono degli obblighi relativi alla emissione dei documenti d’accompagnamento veramente singolari: tipo di documento, diversificazioni per categoria di prodotto vitivinicolo, per i Km di percorrenza, diversificate per soggetto che esegue il trasporto, eccezioni, documenti intracomunitari, documenti diversificati per i Paesi terzi, pre-vidimazione, stampigliatura automatica, spedizione alle autorità competenti, registrazioni in più registri, invio di modelli riepilogativi con diverse finalità a diverse autorità.
Nemmeno l’unificazione normativa dell’Ocm unica, attuata per il settore vitivinicolo con il regolamento Ce 491 del 2009 che incorpora il Reg. del Consiglio 479 del 2008 nel Reg. del Consiglio 1234 del 2007 (divenuto con la recente riforma della Pac il Regolamento (Ue) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013), ha apportato i risultati attesi. Il Regolamento, se pur “unico” risulta oramai illeggibile per i continui rimandi e collegamenti.
In narrativa alla riforma Ocm vino del 2008 il considerando 5 stabiliva che uno degli obiettivi della riforma era quello di “creare un regime vitivinicolo basato su regole chiare, semplici ed efficaci” che permettessero di equilibrare la domanda con l’offerta.
Il recente Rapporto della società di consulenza Cogea – per conto della Commissione – sulla valutazione delle misure del settore vitivinicolo applicate nel quadro della Politica agricola comune, evidenzia come l’approccio programmatico introdotto dalla riforma della Ocm del vino del 2008 non ha di fatto permesso di raggiungere l’obiettivo della semplificazione e della riduzione dei costi amministrativi.
Sebbene la riforma della Ocm del vino abbia permesso di implementare complessivamente misure di adattamento più efficaci alle esigenze del settore vino, sotto il profilo della semplificazione nulla appare essere cambiato.
L’indagine presso le imprese vitivinicole e le distillerie, contenuta nel Rapporto Cogea, dimostra che sotto il profilo della semplificazione amministrativa c’è una valutazione negativa circa la diminuzione della burocrazia e nessun cambiamento sotto il profilo della diminuzione dei costi amministrativi.
L’ultima riforma della Ocm vino e quella della Ocm unica hanno eliminato progressivamente gran parte dei sostegni europei che giustificavano un controllo sistematico delle produzioni e della circolazione dei prodotti vitivinicoli.
I presupposti che avevano informato le precedenti riforme del vino, infatti, vedevano al centro delle preoccupazioni del legislatore europeo il controllo delle quantità, di produzione e di giacenza, considerata l’esigenza di ridurre le eccedenze ormai strutturali del sistema.
La distillazione di crisi e quella dell’alcol a uso bocca, il sostegno al magazzinaggio privato e, infine, l’aiuto all’acquisto dei mosti concentrati per l’aumento del titolo alcolometrico, sono ormai state superate, così come il sostegno per la restituzione all’export.
Tra l’altro, con la fine degli aiuti europei all’acquisto dei mosti concentrati, il settore andrà incontro a un evidente sbilanciamento tra i Paesi in cui la pratica dello zuccheraggio è consentita rispetto a quelli in cui è vietata. Le misure rimaste a oggi a sostegno del settore riguardano: la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, la promozione, gli investimenti per l’innovazione e la distillazione dei sottoprodotti della vinificazione. L’unico intervento per la gestione del mercato è la vendemmia verde, che tuttavia potrà essere attuata solo a limitate condizioni e restrizioni temporali.
Un altro elemento che negli anni ha contribuito a incrementare la burocrazia, è stata la regolamentazione delle superfici vitate conseguente al divieto di impianto di nuovi vigneti, agli aiuti all’abbandono temporaneo, all’aiuto all’estirpazione nonché alla gestione dei diritti d’impianto.
L’Ocm unica per il vino prevede l’obbligo per alcuni Stati membri di tenere uno schedario viticolo contenente informazioni aggiornate sul potenziale produttivo, affinché sia garantita la sorveglianza e il controllo del potenziale produttivo.
L’attuale sistema dei diritti d’impianto sarà sostituito, con l’attuazione della riforma della Pac, da un nuovo regime di autorizzazioni. In proposito sono in corso di elaborazione gli atti delegati ed esecutivi che regolamenteranno il nuovo sistema. La Commissione europea non può perdere questa occasione per regolamentare in modo più semplice la gestione delle superfici vitate e dell’autorizzazione ai nuovi impianti con gli atti applicativi della riforma della Pac in corso di redazione in questi giorni.
L’articolazione giuridica si appesantisce se le disposizioni riguardano le superfici idonee alla produzione di vini a Indicazioni geografica.
Premesso che è opportuno mantenere un sistema normativo efficace, anche se più snello, per la garanzia della qualità delle produzioni, anche il tema delle Indicazioni geografiche dei vini è un argomento che genera un significativo e ulteriore carico burocratico e una diversificazione dei costi, con la diversa applicazione dei controlli a livello di singoli Stati membri.
Il labirinto burocratico è veramente intricato negli adempimenti che riguardano la registrazione delle superfici vitate, nelle dichiarazioni di produzione e giacenza, nella tenuta dei registri di cantina, oltre a quelli in merito alla circolazione dei prodotti vitivinicoli con le relative comunicazioni, infine agli obblighi generati dalla inclusione del vino tra i prodotti sottoposti ad Accisa, che è diversa per Stato membro e per tipologia di vino.