Luglio 2015
FERRARA – Un andamento discreto, con produzioni e qualità nella media ma senza grandi performance. È questa, in sintesi, la fotografia della campagna di raccolta dei cereali autunno-vernini appena conclusa in tutto il territorio ferrarese.
Come gli anni scorsi è l’andamento climatico che ha determinato qualità e quantità dei frumenti, in particolare la pioggia in epoca di raccolta che ha in parte compromesso la quantità proteica del duro, soprattutto nell’Alto ferrarese e in quelle zone più vicine alla provincia di Bologna. Meglio la produzione nel Basso ferrarese, dall’argentano fino alle aree del Mezzano e di Comacchio. A fare il punto sull’andamento della campagna è Massimo Piva – vice presidente provinciale di Cia Ferrara – nel corso dell’incontro del Gie (Gruppo di interesse economico) cereali.
“La produzione media di grano duro sul territorio di Ferrara, in base ai dati raccolti – spiega Piva – si è attestata sui 55 q/Ha. Un dato che tiene conto di una certa eterogeneità tra le diverse zone produttive con picchi verso il basso di 45 q/Ha in alcune aree dell’Alto ferrarese. Una media che non può dirsi davvero soddisfacente ma che rimane discreta. A livello qualitativo i pesi specifici sono risultati, invece, davvero ottimi mentre per la quantità di proteine – dato fondamentale per il grano duro che incide sulla qualità delle farine – c’è stato un gap tra i frumenti precoci e quelli tardivi, di migliore qualità.
Ad incidere sulla qualità anche le piogge frequenti in epoca di raccolta che hanno “slavato” il grano e peggiorato così la produzione. Andamento non omogeneo nemmeno per il frumento tenero che ha visto picchi produttivi nel Basso ferrarese, con punte di 80q/Ha e discese verso la scarsa produttività nell’Alto ferrarese – dovuta certamente ad un eccesso di piogge invernali – tanto da portare la resa produttiva generale a una media di poco più di 60 q/Ha sul territorio provinciale. Anche a livello di varietà il “Bologna” ha prodotto molto bene nelle zone più vicine al Delta e decisamente meno a ridosso del bolognese.
I Pesi specifici sono risultati in media molto buoni con medie di 80 che si sono alzati nel corso della campagna per i frumenti più tardivi. Si può dire che il peso specifico è, dunque, rimasto ottimo nonostante una produzione in termini quantitativi non eccezionale, dato che ha leggermente compensato il calo delle rese. Ed ora – continua Piva – veniamo al nodo cruciale della campagna: l’andamento dei prezzi e le previsioni di mercato, ammesso che di previsioni, in mercati così incerti, si possa ancora parlare. Nei mesi scorsi le aspettative di avere prezzi remunerativi erano davvero minime perché gli analisti si aspettavano una super produzione di grano a livello mondiale. Eventualità che non si sta affatto verificando a causa del periodo siccitoso che ha colpito non solo l’Europa – con Germania e Francia che appaiono in difficoltà a campagna non ancora iniziata – ma anche l’America, con il Canada che ha visto diminuire sensibilmente la produzione di grano duro. Difficile, ora, fare delle ipotesi certe, ma il mercato pare in fermento e il trend generale sembra andare verso il rialzo dei prezzi”.