giugno 2015
Luna Beggi
BOLOGNA – Sono le 5 di mattina e il mercato è pieno di vita, così vivace e operoso che, a me che non sono esperta, sembra di essere in città a mezzogiorno. Sono venuta perché sto facendo un’indagine sull’orticoltura in regione e vorrei parlarne un po’ con i produttori.
Il primo con cui parlo è Ubaldo Zamboni, che ha 13 ettari di orticolo a Granarolo e che viene al mercato da oltre 40 anni, convinto che l’impegno nella vendita sia importantissimo per il buon andamento di una azienda agricola. Infatti lui vende solo a commercianti al dettaglio, gli stessi 20 o 30 da una vita, che per le loro botteghe del centro di Modena e Bologna si affidano a lui con l’implicita promessa di un prodotto sempre di qualità. E Ubaldo, attento alle innovazioni agronomiche e al costante miglioramento del prodotto, non li delude mai.
Mi dirigo poi a parlare con Walter Domeniconi, giovane agricoltore riminese, che mi racconta come il meteo in Romagna quest’anno sia stato troppo piovoso, creando alle verdure diversi problemi, nel senso che è meno bella, ce n’è meno e si vende peggio. I prodotti più penalizzati sono i fagiolini, le insalate e le verdure a foglia (bietola, rucola…).
Passeggiando per il mercato, mi ritrovo a chiacchierare con la famiglia Zanarini di Castenaso, dalla grande tradizione agricola. Claudio mi racconta che l’orticoltura quest’anno è in difficoltà, perché il seminativo in campo aperto ha risentito troppo delle alternanze brusche caldo-freddo. È andata meglio con il trapianto delle piantine acquistate dai vivaisti, con costi inizialmente maggiori, ma che, viste le rese scarse del seminativo, portano le due alternative a sostanziale equivalenza. Il clima è responsabile anche di un altro fenomeno negativo per l’orticoltura: l’allungarsi dei periodi estremi porta alla concentrazione della produzione tutta in una volta, con le conseguenti ovvie difficoltà di gestione, anche perché il consumo invece è sostanzialmente stabile su livelli medio bassi da anni. Anche Eros, fratello di Claudio, conferma questo fenomeno della concentrazione e mi spiega che, per contrastarla, lui sta riducendo sensibilmente le lattughe per concentrarsi sulle verdure-frutta (pomodori, zucchine, melanzane…), che hanno un periodo produttivo più lungo e che anche come prezzi al momento tengono meglio; ad esempio le zucchine si vendono anche a 2 – 2,50 euro al chilo. Infine il cugino Loris Zanarini che mi racconta come, per adattarsi alla crescente domanda dei dettaglianti stranieri, lui che fa molte piante aromatiche si è messo da una decina d’anni a produrre piante “etniche” quali menta e coriandolo.
Concludo la mia passeggiata presso i soci di Agribologna. Tra loro Roberto Bortolotti, anche lui decano del mercato, che mi spiega che dal suo punto di vista il grosso problema dell’orticoltura regionale risiede nella sovrapproduzione: la produzione negli ultimi 10 anni è raddoppiata se non triplicata, perché tutti non essendoci margine hanno pensato di aumentare i ricavi attraverso la maggiore produzione, ma poi tranne alcune annate particolari di prezzi alti (una ogni 5-6 anni), normalmente i prezzi vanno pari coi costi di produzione e quindi non fai reddito.
Infine Sergio Gubellini ribadisce l’allarme ‘clima’. Durante la lunga primavera fredda e piovosa di quest’anno le produzioni sono partite a rilento e ora, con l’avvento del caldo, il prodotto matura tutto assieme (anche varietà che normalmente dovrebbero arrivare a maturazione scaglionate) e rischia sempre più spesso di marcire in campo.