Genbacca: un progetto per vite e pomodoro tolleranti a stress

sperimentazione su vite al Tecnopolo di Reggio Emilia

Gianni Verzelloni

Presentati al Tecnopolo di Reggio i risultati della sperimentazione di tre università, Romagnatech e diverse aziende

REGGIO EMILIA – Il Tecnopolo di Reggio Emilia è stato nei giorni scorsi teatro della presentazione, nell’evento finale, dei risultati del progetto Genbacca, cofinanziato dal Por-Fesr Emilia Romagna 2014/20, condotto dalle Università di Piacenza (coordinatore il prof. Adriano Marocco), UniMoRe e Bologna, con Romagnatech e cinque aziende: Mutti e quattro vivaistiche e sementiere.

Partiamo dal significato del progetto: nuovi genotipi tolleranti a stress biotici e abiotici per una gestione sostenibile in vite e pomodoro da industria. Due colture d’importanza strategica in particolare per l’agroalimentare emiliano romagnolo che è tra i maggiori produttori nazionali. In entrambe le filiere, è stata rilevata l’esigenza di nuove varietà che, unitamente ad elevati livelli quali-quantitativi, possano fornire una risposta ad alcune problematiche.

Genbacca ha cercato perciò di rispondere a queste esigenze, verificando l’efficacia di nuovi genotipi, in fase avanzata di selezione o già omologati, per ridurre in maniera permanente e sostenibile, gli effetti indotta da importanti fattori di stress.

Per il pomodoro, sono stati valutati genotipi miglioratori per resistenza al freddo, precocità e uniformità di maturazione, riduzione degli scarti (minore incidenza del verde, delle spaccature, dei marciumi e della bacche colpite dal Colpo di Sole). Per la vite, la valutazione ha riguardato sia genotipi omologati di portinnesti (M4 per tolleranza alla siccità, serie STAR per resistenza al calcare e riduzione della vigoria), sia nuovi genotipi di cultivar ottenuti da incrocio intra-specifico (Merlese e semenzali di Lambrusco salamino x Malbo gentile con carattere di grappolo spargolo e quindi meno suscettibile ai marciumi) o inter-specifico. Per questi ultimi, sono stati valutati 8 ibridi per uva da vino con caratteristiche di tolleranza a oidio e peronospora e quattro nuovi ibridi di uva da tavola altresì tolleranti agli agenti fungini, ma anche portatori di caratteri merceologici desiderati (croccantezza della polpa, resistenza al post-raccolta). Il gruppo dei centri di ricerca assicurava le competenze per una valutazione “multidisciplinare” dei nuovi genotipi. Il team delle imprese coinvolte è fortemente integrato con i ricercatori; inoltre, le caratteristiche delle imprese sono tali da assicurare una diffusione rapida e capillare del materiale selezionato a livello regionale e nazionale. I risultati comunicati nell’incontro di Reggio, al termine di due anni di sperimentazione:

Vite

Validazione di portinnesti tolleranti la siccità, che minaccia in particolare la nostra viticoltura collinare e di portinnesti tolleranti il calcare e riduttori della vigoria della pianta. C’era bisogno in effetti di provare nuovi portinnesti per verificare se sono in grado di affrontare nuove patologie e le condizioni climatiche cambiate.

La sperimentazione ha riguardato anche diversi ibridi, per testarne la resistenza a peronospora ed oidio, con risultati generalmente soddisfacenti in termini di riduzione degli attacchi rispetto alle piante di controllo. Dati confortanti dalle viti di Sangiovese e Pignoletto, in corso lo studio su un incrocio tra Malbo gentile e Lambrusco. I risultati evidenziano ampi spazi per il miglioramento e l’ampliamento della “piattaforma ampelografica” regionale, sia per le varietà d’uva sia per i portinnesti testati.

Pomodoro

In questo caso si è valutato l’effetto di diversi genotipi e diverse tecniche colturali sull’incidenza del marciume apicale, con risultati interessanti. Poi l’effetto dell’inoculo con microrganismi benefici su quantità e qualità delle bacche, l’effetto del trattamento con biofertilizzanti, che ha mostrato risultati positivi con l’uso di digestato pellettato. Altri studi hanno riguardato l’influenza di prove agronomiche e lo sviluppo di un kit di marcatori molecolari.

Il tutto a partire da una collezione di genotipi di pomodoro da industria coltivati nel nord Italia con 116 diversi tipi, provati per la resistenza al freddo, lo sviluppo, la resistenza alle principali fitopatie.

Maggiori dettagli sul sito www.genbacca.it.

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