La vendemmia conferma i livelli del 2015: 51,5 milioni di ettolitri di vino

Dicembre 2016

DALLA REDAZIONE – Complessivamente, secondo il centro studi di Assoenologi, la quantità si attesta tra lo 0 e +2% rispetto alla passata campagna pari a circa 51.500.000 ettolitri di vino.

La qualità rimane complessivamente eterogenea ma comunque assai interessante, con punte di maggior interesse per quei vini che hanno potuto beneficiare del positivo andamento dei mesi di settembre e di ottobre. L’annata 2016 si è contraddistinta per i livelli contenuti di stress idrico e termico. Un’annata favorevole a produzioni di qualità per coloro che hanno gestito in modo efficace la difesa. È la sintesi dell’analisi sull’ultima vendemmia pubblicata da Assoenologi, ovvero lo studio più accreditato (e da più tempo) per conoscere i risultati vendemmiali nel nostro Paese.

Nel periodo vendemmiale l’Italia è risultata spaccata in due. La ridotta piovosità e la buona escursione termica che hanno caratterizzato il mese di settembre al Centro-Nord e sulle due isole maggiori hanno favorito il regolare svolgimento delle operazioni di raccolta. Ciò purtroppo non si può dire per il Meridione peninsulare che ha invece goduto di una piovosità abbondante e in molti casi sensibilmente superiore alla norma. Nel complesso si stima una buona annata, con picchi di eccellenza nelle zone meno colpite dal maltempo e laddove la vite è stata soccorsa nel migliore dei modi.

I mesi di settembre e di ottobre decorsi nel modo migliore al Centro Nord e sulle Isole hanno permesso una ottimale maturazione delle uve che, oltre ad essere state conferite alle cantine in un ottimo stato sanitario, hanno potuto beneficiare di importanti escursioni termiche tra il giorno e la notte. Grazie anche a questo, i primi riscontri di cantina evidenziano vini con interessanti corredi aromatici e per quelli rossi, dotati di un quadro acido e polifenolico importante, si prospettano prodotti anche da lungo invecchiamento.

Le prime regioni a tagliare i grappoli delle uve precoci e base spumante (Chardonnay, Pinot, ecc.) sono state, tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto, la Puglia, la Sicilia e la Sardegna.

Il pieno della raccolta in tutt’Italia è avvenuto tra la fine di settembre e la prima quindicina di ottobre per concludersi nella prima decade di novembre. Quest’anno l’epoca della vendemmia è ritornata nella norma, diversamente da quanto registrato negli anni passati, quando il caldo torrido aveva accelerato la maturazione delle uve, costringendo ad una raccolta sempre più anticipata.

In Piemonte i conferimenti di Barbera sono iniziati nell’ultima settimana di settembre, mentre quelli di Nebbiolo sono terminati alla fine di ottobre. In Valtellina le operazioni di raccolta si sono concluse verso il 10 di novembre con ottimi riscontri sia qualitativi che quantitativi. In Friuli Venezia Giulia le uve a bacca rossa sono state raccolte a ridosso dell’ultima decade di settembre, lo stesso dicasi per il Sangiovese in Emilia Romagna. In Toscana la vendemmia si è chiusa intorno al 20 di ottobre con le ultime uve di Sangiovese e Cabernet Sauvignon.

Al di là delle percentuali matematiche certe, Assoenologi non ritiene di poter dare dei numeri assoluti, ma stima un quantitativo compreso tra 0 e +2% rispetto allo scorso anno. L’elaborazione dei dati rilevati dà una produzione di uva oscillante fra i 68 e i 72 milioni di quintali che, applicando il coefficiente medio di trasformazione del 73%, danno tra i 50 e i 52 milioni di ettolitri di vino. L’Abruzzo e la Puglia sono le regioni che hanno fatto registrare i maggiori incrementi di produzione compresi fra il 10 e il 15%, segue con +7% il Veneto e con +3% il Piemonte e l’Emilia Romagna. Per contro, la Campania ha prodotto ben il 20% in meno rispetto al 2015, seguita dal Trentino Alto Adige, dal Friuli V.G., dalla Toscana, dal Lazio/Umbria e dalla Sicilia con decrementi compresi tra il 5 e il 7%. Solo per le Marche e la Sardegna si stima una produzione pressoché uguale a quella della scorsa campagna. Una situazione, pertanto, piuttosto eterogenea caratterizzata da alti e bassi a seconda delle zone, influenzate alcune anche dall’entrata in piena produzione di nuovi vigneti.
Un quantitativo che si pone al primo posto nella classifica degli ultimi dieci anni, seguito dal 2015 (50,7) e dal 2006 (49,6).

Mercato

Le quotazioni risultano pressoché uguali a quelle dello stesso periodo dello scorso anno. In leggera crescita solo per alcune tipologie di vini richiesti dal mercato in particolar modo per quelli a denominazione di origine.

Consumi interni

In ribasso. Secondo Assoenologi a fine 2016 si scenderà sotto i 36 litri pro-capite, contro i 45 del 2007.

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