‘Officinali’, le nuove norme danno più opportunità alle imprese

piante officinali

Alessandra Giovannini

Secondo Ismea le erbe officinali e aromatiche hanno un mercato di enorme interesse. L’Italia produce 25 milioni di chili di prodotti con 3.000 aziende coinvolte e oltre 7.000 ettari coltivati. Il nostro Paese è un patrimonio a cielo aperto di specie botaniche e di piante officinali.

La loro coltivazione in campo è sempre più legata al metodo di agricoltura biologico, alla forte attenzione verso la tutela delle matrici ambientali e della biodiversità per garantire la conservazione di ambienti diversi, dotati di una variabilità genetica adatta alle specifiche condizioni locali.

Un decreto definisce l’elenco delle specie, criteri di raccolta e trasformazione

Un interesse e una tradizione profonda per l’Italia che ha una lunga tradizione nell’utilizzo di queste piante, basti considerare che la Dieta Mediterranea, riconosciuta dall’Unesco Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, include l’uso delle erbe spontanee, aromatiche e delle officinali.

Un settore, quello delle piante officinali, che nell’ultimo decennio ha ricevuto una notevole spinta evolutiva, anche grazie all’accresciuta domanda di prodotti legati alla sfera salutistica e del benessere da parte dei consumatori. Un utilizzo non solo nel settore dell’alimentazione, dunque, ma anche a tutta la sfera salutistica e del benessere. Queste piante, infatti, sono impiegate nel campo farmaceutico, nella cosmesi, in erboristeria, per la produzione alimentare e di liquori.

Un mercato in continua crescita e norme che permetteranno a tante aziende di poter investire e svilupparsi, dando vita a una filiera in continua evoluzione.

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