Pesche e nettarine: basse produzioni e calo delle superfici in Romagna

pesche

Lucia Betti

A livello nazionale la previsione del Cso per il 2025 parla di una lieve crescita di produzione per pesche e nettarine di circa l’1% rispetto al 2024: volumi non eccedentari, né in sofferenza, per una stagione in linea con quella del 2024.
Le previsioni europee per il 2025 registrano un calo: circa di 2,5 milioni di tonnellate di pesche e nettarine (-7% sul 2024), escludendo le produzioni industriali. L’offerta complessiva, includendo le percoche, dovrebbe ammontare a circa 3,1 milioni di tonnellate (-9% sul 2024), risultando inferiore anche al 2023. Questa diminuzione è principalmente attribuibile alla Grecia, colpita da significative gelate. Francia e Spagna hanno registrato condizioni meteorologiche sfavorevoli durante o dopo la fioritura (piogge abbondanti e frequenti accompagnate da diverse grandinate), che impediranno il raggiungimento del massimo potenziale produttivo.
Tornando in Italia, e spacchettando la previsione nazionale e guardando le regioni, la produzione dell’Emilia Romagna è in calo, e anche quella del Veneto. Alcuni areali hanno subito danni da freddo o da gelo, grandinate, vento eccessivo. Il prodotto dell’Emilia Romagna mostra rese basse, attorno a 17 tonnellate per ettaro, a fronte di un’aspettativa di 25-30 tonnellate.
Sulla contrazione produttiva, poi, influisce la tendenza, in essere da anni, alla riduzione delle superfici coltivate. Tale flessione è più accentuata nelle regioni centro-settentrionali, mentre il sud Italia ha una maggiore stabilità, anche se con andamenti diversi nei vari bacini. A livello nazionale viene stimata una contrazione delle superfici di circa il 3%, con 41.800 ettari totali in produzione, suddivisi come indicato nella seguente tabella:

Il calo delle superfici coltivate è un dato che si riscontra nei quattro principali Paesi produttori europei, Spagna, Italia, Francia e Portogallo. Eurostat riporta che si è passati da oltre 207.000 ettari nel 2015 a meno di 170.000 ettari nel 2024, con una perdita di quasi 40.000 ettari, prevalentemente in Italia e Spagna.
Questo comporta che il potenziale produttivo massimo europeo, che fino a non troppi anni fa poteva raggiungere e superare i 4 milioni di tonnellate (e che allora rappresentava un segnale di possibili crisi di mercato), oggi difficilmente supererà i 3,5 milioni di tonnellate, anche nelle stagioni più favorevoli.

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