Ottobre 2015
Erika Angelini
BOLOGNA – Non sono incoraggianti i dati sull’andamento produttivo dei cereali primaverili emersi nell’incontro del Gie (Gruppo interesse economico) Cereali di Cia Emilia Romagna.
Da un lato la qualità produttiva di sorgo, mais e soia è mediamente ottima, senza particolari problemi a livello agronomico, in particolare di aflatossine per il mais. Dall’altro le produzioni sono scese in maniera significativa per colpa delle temperature elevate di luglio ed anche i prezzi di mercato, pur mantenendo un certo equilibrio rispetto all’anno scorso, tendono a non coprire i costi di produzione.
A fare il punto sull’andamento è Valerio Parisini, presidente regionale del Gie e cerealicoltore di Bologna.
“La qualità del sorgo è stata mediamente ottima ma la produzione ha avuto dei cali significativi, passando da 80-90 q/ha a 65-75 q/ha, un calo medio del 20 – 30% rispetto all’anno scorso, senza particolari picchi produttivi. Il sorgo ha mostrato, come le altre colture, un andamento vegetativo buono fino a luglio quando ha sofferto, anche se in misura minore rispetto al mais, delle altissime temperature. Ci sono stati, inoltre, casi di allettamento del prodotto in diverse zone della regione che hanno causato perdite produttive consistenti, fino all’80%.
Non è andata meglio al mais che ha subito temperature di 38-40° a luglio per oltre quindici giorni, proprio nel momento della fioritura. A soffrire – spiega Parisini – sono stati soprattutto i tardivi, meglio invece i precoci che hanno in parte evitato il caldo torrido nel momento vegetativo più importante. Il calo produttivo è stato mediamente del 15-20% rispetto all’anno scorso ma per il mais la forbice produttiva è stata davvero ampia, addirittura dai 40 ai 100 q/ha, con punte di eccellenza dove si è riusciti ad intervenire con l’irrigazione nel periodo di maggiore aumento termico.
Anche per la soia, con la campagna che sta entrando ora nel vivo, si può parlare di buona qualità ma di produzioni decisamente scarse, sempre per l’enorme stress vegetativo subito nel mese di luglio e per attacchi di Ragnetto rosso (Tetranychus urticae), l’acaro polifago che è riuscito a fare danni considerevoli. A livello di quantità si passa da punte verso il basso di 15-20 q/ha a produzioni di 35-40 q/ha nelle zone vocate alla soia come quelle di Ferrara.
Al momento – conclude Parisini – non esiste una produzione che consenta alle aziende di ottenere reddito da cereali, in un anno dove anche barbabietole da zucchero ed erba medica non stanno dando i risultati auspicati e si teme per le performance del riso”.
Alle produzioni scarse va ad aggiungersi un mercato che sta mantenendo un equilibrio che, per l’ennesimo anno consecutivo, è verso il basso. A fare il punto sui prezzi e l’andamento dei mercati è Loredano Poli, Direttore operativo conferimenti di Progeo.
“Veniamo da due annate caratterizzate da ottime produzioni di sorgo e mais a livello internazionale e da un aumento degli stock finali. Questo determina una disponibilità di prodotto sul mercato che mantiene i prezzi bassi. La tendenza è quella, ormai, di una differenza non significativa tra le quotazioni di mais e sorgo perché esiste una forte correlazione tra queste produzioni in ambito zootecnico, dove sono abbastanza “intercambiabili”, ed anche i prezzi oscillano mantenendo questa stretta relazione. La fotografia del mercato attuale, in base alle quotazioni di settembre, mostra che il sorgo, con i suoi 165euro/ton di media, ha un andamento del tutto simile a quello dell’anno scorso in questo periodo. Il mais, in aumento rispetto alle quotazioni di settembre 2014 di circa 10euro/ton, si attesta sui 170-175euro/ton.
Discorso diverso va fatto per la soia che rimane una proteina non sostituibile dal punto di vista della zootecnia ed ha un andamento di mercato imprevedibile che è fortemente condizionato dalla richiesta di prodotto da parte della Cina, passata in dieci anni da 10 a 70 milioni di tonnellate. Questa forte richiesta però è stata sinora coperta dalle produzioni eccezionali di Stati Uniti e America del Sud, che sembrano confermate anche per il 2015. La grande presenza di soia sul mercato fa scivolare i prezzi verso il basso, a 320-330 euro/ton, cifre che sicuramente faticano a coprire i costi di produzione.
La situazione cerealicola è dunque così preoccupante?
“Ovviamente – conclude Poli – non possiamo dire di essere soddisfatti dei prezzi attuali che sono decisamente scarsi. Ma gli stock di prodotto possono coprire il fabbisogno per qualche mese, non per lunghi periodi e i mercati sono condizionati dalla situazione economica, produttiva e persino geopolitica mondiale e quindi modificano i loro andamenti in tempi brevissimi e possono portare novità positive per il mercato italiano”.