Pere estive: cali consistenti per William Bianca. La cimice non se ne va

cimice asiatica

Erika Angelini

Nel ferrarese è già iniziata la raccolta dell’Abate, la varietà che, nonostante gli estirpi degli ultimi anni, continua a rappresentare “la pera” per eccellenza dell’areale. Nel frattempo, si iniziano a tirare le somme sull’andamento delle varietà estive e i conti, ancora una volta, non tornano. Nelle ultime settimane Cia Ferrara ha fatto una prima ricognizione per valutare la situazione produttiva e circoscrivere gli areali più colpiti dalla cimice asiatica.

I dati, seppur ancora parziali, indicano un deciso calo produttivo per la William Bianca, che arriva anche al 25-30% del totale. Rese sicuramente non soddisfacenti e non corrispondenti alle aspettative dei pericoltori, che speravano quest’anno in un ritorno alla “normalità”. Sono andate decisamente meglio Carmen, Santa Maria e Conference (raccolta attorno a Ferragosto), varietà che hanno registrato cali minimi – fermi al 10% – e che riescono, in generale, a garantire ancora qualche soddisfazione in termini di resa.

A condizionare fortemente la produzione non è stato solo il clima – in particolare il caldo di giugno, che ha provocato stress alle piante e, di conseguenza, ai frutti in piena fase di accrescimento – ma soprattutto il ritorno della cimice asiatica. Dopo anni di presenza più contenuta, quest’anno si è registrata una diffusione significativa in diversi areali, con differenze però notevoli da azienda ad azienda.
Un “incubo” che ritorna e che sembrava, almeno in parte, sotto controllo.

Secondo i produttori interpellati dall’associazione provinciale, il principale motivo di questo sgradito ritorno è la limitazione all’uso dell’Aceacetamiprid, un insetticida neonicotinoide che in passato aveva dato buoni risultati per il contenimento, insieme ai metodi biologici e alla protezione diretta con reti. In particolare, l’efficacia è stata compromessa dall’abbassamento del residuo consentito passato da 0,4 ppm (parti per milione) a 0,07 ppm, con una tolleranza richiesta dalla Gdo spesso ancora inferiore.


Un altro fattore che può aver favorito l’aumento della popolazione di cimice, in particolare sulla William Bianca, è la tipologia di portainnesto e la tendenza a preferire il Franco al Cotogno. Una scelta premiante in termini di resistenza della pianta ma che, secondo i pericoltori, comporta un fogliame più fitto, creando un ambiente favorevole alla proliferazione dell’insetto. A incidere sulla qualità dei frutti c’è anche la presenza della psilla, che “macchia” i frutti con il tipico alone scuro, ancora più evidente sulle pere a buccia liscia come la William Bianca.

Il contesto produttivo appare dunque complesso e rischia di diventare ancora più critico dopo la raccolta dell’Abate, che già mostra segni evidenti di danni da cimice. Al momento la valutazione dei danni, con le pere ancora in campo, resta parziale: i riscontri variano molto tra areali, passando da un danno minimo fino al 70-80% di frutti compromessi, soprattutto nelle produzioni biologiche.
Appare comunque evidente, al di là dei numeri che emergeranno chiaramente solo a fine raccolta, che la pericoltura ferrarese è ancora una volta sotto scacco. Anche quest’anno non ci sarà un ritorno ai livelli precedenti al 2019.

Ma la domanda che tutti si pongono è: si riuscirà mai a tornare ai livelli produttivi tipici di questo areale? La recrudescenza delle fitopatologie e la crescente difficoltà – anche economica – a investire nella difesa diretta e indiretta non lasciano molto spazio all’ottimismo.

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