Claudio Ferri
CESENATICO (Forlì-Cesena) – La pesca, a tutti gli effetti attività agricola, ha in Romagna una sua eccellenza: è la vongola romagnola, affettuosamente soprannominata “poveraccia” (puràza in dialetto), un prodotto che nel 2025 è diventato un marchio registrato nell’Unione europea. Si tratta di un prodotto ittico selvatico che si distingue per la sua tipologia e le dimensioni del guscio dalle vongole veraci di allevamento.
La pesca di questa specie è rigorosamente controllata da consorzi di pescatori, come il Cogemo di Ravenna, che gestisce 18 imbarcazioni, e un altro compartimento a Rimini, che ne conta 36.

“La sostenibilità della risorsa è garantita da un regime di fermo pesca specifico – spiega Manuel Guidotti, presidente del Consorzio Cogemo Ravenna – che a differenza del fermo generale per la pesca a strascico, viene deciso dal consorzio stesso per due mesi tra aprile e ottobre, in base a un attento monitoraggio dello stato della popolazione. Le imbarcazioni hanno un limite giornaliero di 400 kg e possono pescare per 4 giorni a settimana”.
Il settore della pesca delle vongole è estremamente vulnerabile agli eventi ambientali. “Anni fa le mucillagini hanno causato gravi danni, soffocando le vongole sul fondo del mare – ricorda il presidente -. Più recentemente, le alluvioni hanno riversato in mare ingenti quantità di acqua dolce e detriti, costringendo i pescatori del compartimento di Ravenna a fermarsi per mesi, data la natura stanziale delle vongole che non possono spostarsi in cerca di condizioni migliori”.
La pesca delle “poveracce” viene effettuata con una draga idraulica, dotata di una lama che scava nel fondale e getti d’acqua che aiutano a smuovere la sabbia. “A bordo il pescato passa attraverso un sistema di vagliatura a doppio stadio che seleziona le vongole idonee alla vendita – prosegue Guidotti – mentre quelle sotto misura vengono immediatamente rimesse in mare in aree designate chiamate “aree di restocking”. Per garantire la qualità e la freschezza, vengono effettuate analisi mensili del prodotto e delle acque in collaborazione con l’Asl, e ogni sacco di vongole deve riportare l’esatta area di pesca.
La cooperativa che commercializza le “Vongole Romagnole” ha introdotto un’applicazione che, tramite QR code, permette al consumatore di risalire alla barca e al luogo esatto della pesca.

La Capitaneria di Porto, inoltre, svolge controlli periodici per assicurare il rispetto delle normative igienico-sanitarie, “oltre a effettuare controlli sullo stato delle acque – spiega Emanuela Colì, tenente di vascello e comandante della capitaneria di Cesenatico.
“Una volta pescate, le vongole sono confezionate in sacchi da 10 kg con un sigillo di garanzia che ne attesta la conformità – aggiunge il presidente di Cogemo -. Dalla barca, poi, passano ai centri di spedizione per essere etichettate e commercializzate”.
Per prepararle al meglio, gli chef come Marcello Bartolini del ristorante Puntozero di Cesenatico, consigliano una cottura rapida di 2-3 minuti con aglio e prezzemolo per preservarne il sapore e la freschezza. Un prodotto davvero a chilometro zero, che racchiude in sé il sapore del mare e le sfide del territorio romagnolo.