Giugno 2016
La scelta del portinnesto rappresenta uno dei momenti più delicati nella progettazione dell’impianto di vigneto e i parametri da considerare sono molteplici
caratteristiche fisico-chimiche del terreno, affinità con la varietà, livello di vigoria, tipo di apparato radicale, tolleranza al calcare attivo, alla siccità, a condizioni di elevata umidità del suolo, la selettività nell’assorbimento di determinati elementi nutritivi, la possibilità di indurre, nella varietà, una certa tolleranza a determinate virosi, la resistenza o tolleranza alla fillossera e infine, ma non ultima, la sanità del materiale vegetale.
La vigoria, non solo del portainnesto, ma della combinazione con la varietà, rappresenta uno dei parametri decisivi di scelta; è uno dei fattori principali per l’ottenimento di un equilibrio vegeto-produttivo ottimale della pianta. Nell’ottica di una viticoltura di qualità il portinnesto, sostanzialmente, deve poter conferire alla pianta una vigoria contenuta, soprattutto nelle zone molto fertili di pianura dove l’eccessivo rigoglio vegetativo può pregiudicare la qualità dell’uva.
La conoscenza delle caratteristiche fisico-chimiche del suolo fornisce preziose informazioni, oltre che sulla presenza di determinati elementi nutritivi, soprattutto sulla natura dei loro rapporti reciproci che determinerà la facilità con cui potranno essere assorbiti da parte delle radici e sul livello di fertilità capace di indurre nella vite gradi più o meno elevati di vigoria. I portinnesti hanno un profilo nutrizionale che li differenzia ed è notevolmente influenzato dal tipo di suolo, ad es. in un suolo calcareo è più importante il grado di resistenza al calcare rispetto alla selettività di assorbimento dei diversi elementi minerali. I vari portinnesti, inoltre, reagiscono diversamente agli apporti di elementi minerali. Riguardo alla resistenza o tolleranza al calcare attivo ci sono soggetti scarsamente utilizzati nei nostri ambienti, in grado di sopportare bene livelli molto elevati di calcare attivo (30-50 %) il che consente loro di assorbire il ferro in maniera efficiente evitando il manifestarsi di fenomeni di clorosi.
Il tipo di apparato radicale è un carattere sicuramente determinante per l’efficienza di assorbimento dell’acqua e quindi per la resistenza a situazioni di siccità e ristagno idrico. La possibilità di indurre nella varietà tolleranza a certe virosi sembra essere una prerogativa di alcuni portinnesti caratterizzati da elevata vigoria e rappresenta un carattere molto importante per il Lambrusco Grasparossa, del quale si dispone, per il momento, quasi unicamente di materiale vegetale affetto da virosi, in particolare Legno Riccio. La scelta del portinnesto quindi deve essere effettuata dopo aver analizzato accuratamente tutti gli aspetti descritti, è opportuno ricordare che gli errori commessi in questa fase difficilmente possono essere corretti anche con la più oculata gestione agronomica. Una volta effettuata la scelta del vitigno, del clone, del portinnesto, della forma di allevamento e del sesto d’impianto occorre procedere per tempo all’ordine del materiale vegetale (almeno sei mesi prima) onde evitare di dover ripiegare su una combinazione che non risponde esattamente alle esigenze dell’azienda.
E’ di fondamentale importanza, inoltre, porre la massima attenzione alla sanità del materiale vegetale proveniente da vivaio e in questo senso è opportuno rammentare che la normativa nazionale vigente, riguardante la produzione e commercializzazione di materiale di propagazione della vite, prevede, per i portinnesti, il divieto di impiego di materiale della categoria standard (cartellino arancione) vale a dire quello che non proviene da un processo di selezione clonale. Il materiale richiesto al vivaista dovrà quindi essere corredato del cartellino azzurro che attesta la sua appartenenza alla categoria certificato.
I portinnesti autorizzati sul territorio nazionale sono circa una trentina, tuttavia quelli più diffusi sono decisamente meno. Nella Tabella sono riportate le caratteristiche agronomiche dei portinnesti maggiormente diffusi nel modenese-reggiano in funzione del loro comportamento in combinazione con i tre principali Lambruschi.