Settembre 2017
Claudio Ferri, direttore Agrimpresa
Sarà sanabile la frattura tra Federbio e il Consorzio il Biologico, società cooperativa che dal 2008 ha affidato le attività di controllo e certificazione a Ccpb?
Forse c’è margine di recupero, ma dalla fuoriuscita del Consorzio di certificazione dall’organizzazione unica di rappresentanza del settore traspare un mal di pancia, più o meno acuto. Il Decreto legislativo sui controlli nel settore biologico, in particolare il sistema degli organismi di verifica e di certificazione, è il motivo di questa decisione dell’ente certificatore che – puntando il dito sul Decreto del Mipaaf approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 16 giugno – giudica “fortemente vessatorio nei confronti dei produttori, in quanto contiene diverse disposizioni che minano alla base il funzionamento del sistema di certificazione”.
Il Consorzio motiva la decisione ai propri associati comunicando loro di aver assistito “ad una completa e testardamente rivendicata, inazione da parte di Federbio culminata con una sostanziale e convinta adesione anche alle parti più controverse e dannose del provvedimento”. Parole dure per un organismo fondatore della Federazione.
Mancanza di concertazione, limitazione della libertà di impresa, distorsione con gli organismi di certificazione stranieri operanti in Italia, sono alcune motivazioni del disaccordo, oltre alla norma che obbliga a cambiare ente di controllo ogni cinque anni. Ma l’elenco delle rimostranze è più lungo. Sulla riforma del sistema di certificazione Federbio ha sottolineato che lo Stato deve delegare i propri poteri a organismi di certificazione, “con requisiti e capacità operative che siano tali da rendere non solo oggettiva, ma anche percepita da operatori e cittadini l’esistenza di un sistema unico di certificazione e tracciabilità, nonché l’assenza di qualunque conflitto di interessi”. L’autorità che si occupa della vigilanza sui soggetti certificatori deve essere quindi, a giudizio della Federazione, differente da quella che ne gestisce l’autorizzazione a livello nazionale e locale.
Un richiamo alla imparzialità.
Federbio a fine agosto ha poi sollecitato il titolare del Dicastero agricolo affinché si riprenda in tempi rapidi l’iter di un piano strategico di settore “che trovi legittimità nella legge per il biologico già approvata a maggio dalla Camera e ora ai passaggi finali al Senato” per colmare il divario tra offerta e domanda di prodotti bio. Per la Federazione presieduta da Paolo Carnemolla è poi necessaria e urgente una riforma del sistema di controllo, un percorso che Federbio dichiara di sostenere in sede ministeriale. Ci sono divergenze su una riforma di un settore che evidenzia numeri crescenti con prospettive per l’agricoltura, ma l’ottimismo prevale e i commenti più diffusi richiamano alla coesione della filiera, più che mai utile.