Contro la crisi energetica legna e pellet per riscaldare stufe e caminetti

legna da ardere

Alessandra Giovannini

Castiglione dei Pepoli (Bologna) – Un aumento almeno del 30% per la legna da ardere. Il gas cresce e le famiglie hanno scelto, o riscoperto, caminetti e stufe. “In tanti hanno acquistato per la prima volta stufe da riscaldamento – precisa Mauro Lazzarini, titolare dell’azienda agroforestale “Le Fontanelle” di Castiglione dei Pepoli, in provincia di Bologna – ma, sicuramente, non sarà la prima fonte di calore, utilizzeranno un po’ di gas e un po’ di legna.

La richiesta, comunque, c’è, ed è tanta. In diversi telefonano per sapere se abbiamo ancora legna. Evidentemente in tanti non conoscono le tempistiche della consegna, arrivano che è già finita o la richiedono in pieno inverno, ma la legna si lavora spesso all’esterno e non si ha sempre un prodotto completamente asciutto. Sicuramente c’è un grande ritorno al passato, se sia una scelta temporanea o se durerà più a lungo lo sapremo in futuro, nei prossimi anni. Diciamo che, adesso, è comunque, uno dei modi di riscaldarsi più a buon mercato”.

Una possibilità, per molti, sicuramente nuova di riscaldarsi. “Non tutti sono abituati alle stufe e al loro utilizzo – aggiunge Lazzarini -. Non chiedono niente di particolare ma, diciamo, che ci sono persone che non ne conoscono pienamente il consumo. Qualcuno compra 2 o 3 quintali di legna credendo di poter fare tutta la stagione quando, magari, ne servono 50 quintali. Ma questo ci sta”.

Parliamo del mercato di questi prodotti. “L’Iva per il pellet – continua Lazzarini -, in vista del business, è stata portata al 22% ed era al 10, tutto ciò che è da ardere è al 10, guarda caso, però, il pellet è andato al 22%. La legna è salita al 30%, il pellet poteva crescere dal 30 al 50%, invece, è salito quasi del 300%. Per un sacco di questo combustibile si è passati dai 4 euro e mezzo ai 13 euro, c’è una vera speculazione in atto.
È fuori da ogni logica perché, comunque, viene tutto dalla legna”.

Prezzi alti per il gas e gasolio. “Ancora il gasolio è molto alto di prezzo – dice ancora Lazzarini -, si è stabilizzato a poco meno di 2 euro, il gas sappiamo che ha avuto un balzo incredibile, è calato un pochino ma siamo ancora molto alti. La legna è stata sempre un po’ bassa di prezzo, adesso si è equiparata. Il 30% è un finto guadagno perché va nel carburante, negli oli combustibili per le lavorazioni delle motoseghe, insomma, tutto quello che è produzione assorbe l’aumento.
La manodopera è, più o meno, rimasta uguale mentre carburanti in genere hanno raddoppiato. Nel male il nostro settore è stato rivalorizzato, nel male vuol dire che ogni famiglia deve spendere di più per le problematiche che sappiamo per riscaldare la propria abitazione.
La legna è stata rivalutata come modo di utilizzo ed è un bene perché noi, che se ne dica, abbiamo tanti boschi abbandonati che vanno coltivati, come si dice in gergo, e non disboscati come alcuni dicono impropriamente. Di legna ne possiamo avere tantissima”.

Parliamo, allora, della qualità. “Se il commerciante, il produttore – prosegue Lazzarini -, è una persona seria, ha in magazzino soltanto un prodotto buono, anche perché quello di scarto, o di scarsa resa calorica, è usato per biomassa. I migliori sono la quercia, carpino, faggio poi, pioppo e salice che, però, non ha resa calorica e si utilizza, si mischia con altra legna per biomassa”.

Oggi, comunque, è un settore che ha problemi. “In questo momento, conclude Lazzarini -, abbiamo un freno a mano tirato che è la mancanza di manodopera e non abbiamo potuto prendere quella che ci necessitava, causa il decreto flussi, tanto sappiamo che gli italiani questi lavori non li vogliono fare. La produzione, quindi, non aumenterà ma, se sarà necessario, dovremo comprare legna all’estero, dalla Slovenia, dalla Croazia, dai paesi dell’est. Noi abbiamo la materia prima, ma non chi la taglia”.

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