A Fatevobees nasce il miele in favo con gli apiari stanziali

miele nelle arnie
Un progetto che rivoluziona il tradizionale modo di concepire l’apicoltura, “lasciando fare alle api”

Lucia Betti

BERTINORO (Forlì-Cesena) – Nel forlivese, a Santa Maria Nuova di Bertinoro, l’Azienda agricola Fatevobees (con sede legale a Cesenatico), con i suoi apiari stanziali raccoglie un miele “che è uno sballo di profumi”, il miele in favo, “un miele che è la declinazione di un territorio secondo l’alveare”, come spiega soddisfatto Pino Fattori (under 40), impiegato, figlio di agricoltori, che tre anni fa ha scoperto la passione per le api e il miele e riscoperto il legame con la terra. Il suo apiario con 26 arnie, collocato nel terreno del suocero, ad aprile ha compiuto un anno: nel 2017 ha raccolto solo il miele autunnale.Considerando l’andamento climatico trascorso (disastroso per le api e per il miele) e quello in corso (molte colonie morte), la previsione di raccolta anche per il 2018 sembra essere quella autunnale.

Il progetto di Fatevobees, come dice un po’ in latino e un po’ in inglese il nome dell’azienda (lasciar fare alle api), consiste nel ridare le api alla natura per ottenere il meglio e per poi valorizzare al massimo quanto ottenuto e non il contrario. Al centro del progetto la natura e i suoi cicli: il miele viene raccolto in ogni singolo territorio da apiari stanziali e in base alle stagioni. Il prodotto viene prelevato e confezionato in favo; il favo è autoprodotto dalle api come avviene in natura per poter beneficiare delle innumerevoli proprietà della cera e di quanto su di essa le api hanno trasferito a seguito del loro incessante lavoro nell’alveare.
“La cera racchiude la storia di quel raccolto, di quel territorio, di quella particolare stagione – spiega Fattori – la cera è il diario dell’alveare sul quale le api instancabilmente, istante dopo istante, annotano la storia di quella Cru, regalandoci il piacere unico di assaporarla nella sua complessità e più profonda intimità”.

L’assenza di ogni processo di torchiatura e centrifugazione dei favi per estrarne il miele, e di qualsiasi altro passaggio successivo, offre un prodotto integrale, così come lo assumevano i filosofi greci, al cui consumo regolare attribuivano la loro straordinaria longevità. Rientra nella categoria dei superfood ed è un punto di forza per il consumatore: assunto a stomaco vuoto al mattino è un alleato del sistema immunitario. In cucina è utilizzato per adornare piatti importanti come carni e formaggi.

Pino Fattori ha in progetto di mettere in rete tanti piccoli agricoltori dislocando gli apiari in diverse parti del territorio, dando origine ad apiari stanziali, evitando il nomadismo. Ogni agricoltore gestirebbe i propri (3-4 apiari ognuno dei quali con circa 20 arnie).
“È un modo per differenziare le produzioni e perseguire la multifunzionalità, sempre più parte integrante dell’agricoltura e non solo un accessorio”, afferma Fattori e aggiunge: “L’apicoltura naturale è un movimento che si sta ampliando e si vorrebbe che anche quella tradizionale almeno per una parte si avvicinasse a questo modo di concepire il lavoro delle api e il loro prodotto. Questo anche per evitare che con l’evoluzione della specie poi le api un giorno decidano di smettere di secernere la cera perché nella maggior parte dei casi si accorgono che non serve più produrla. Un’apicoltura sostenibile su tutti i pilastri: ambientale, sociale ed economico, che tiene insieme natura, uomo e reddito”.

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