Luca Soliani
“Miele e api, è stata un’annata disastrosa”
Parole di Anna Ganapini, titolare de ‘La Maison des abeilles’, con sede a Botteghe di Albinea (Reggio Emilia) e certificata biologica dal Ccpb, consigliera di amministrazione del Conapi, con delega ai rapporti con la Regione, e vice responsabile del Gie miele della Cia nazionale.
Quali le cause di questa situazione?
“Purtroppo a seguito delle variazioni climatiche, l’annata produttiva 2019 è tra le peggiori se non la peggiore di sempre. La maggior parte delle aziende apistiche hanno subito il mancato raccolto del miele di acacia, fondamentale per generare un reddito soddisfacente, ma anche produzioni scarse, al di sotto delle normali medie produttive, di diversi altri mieli. Inoltre, nel mese di maggio, i nostri alveari hanno rischiato di morire di fame, in alcuni casi le famiglie di api sono morte e gli apicoltori sono stati costretti ad intervenire per nutrire artificialmente le api”.
Si è riusciti ad arrestare il processo di degrado degli alveari?
“Non è stato possibile. L’apicoltore non può sostituirsi ai processi naturali delle api, molteplici ed integrati con l’ambiente. L’alveare ha un proprio equilibrio che viene mantenuto dall’apporto di nutrienti e sostanze microbiologicamente attive, per esempio il polline e la propoli, fondamentali per la sopravvivenza della famiglia. La carenza in natura di quest’ultimi genera scompensi nello sviluppo delle famiglie di api e ha gravi ripercussioni sulla salute stessa degli alveari, oltre che sulla produttività”.
Cosa pensa della recente legge regionale per l’apicoltura?
L’equilibrio fra la terra, le piante e l’alveare, è fortemente connesso, oltre alle variazioni climatiche, anche all’impatto col mondo dell’agricoltura intensiva.
Proprio del rapporto tra apicoltura e agricoltura, nella prospettiva della salvaguardia delle api, tiene conto la nuova Legge Regionale per l’apicoltura (4 marzo 2019 N.2), fortemente voluta dalla Regione stessa, sotto la guida dell’assessora all’Agricoltura Simona Caselli, ed anche dalle associazioni apistiche dell’Emilia Romagna”.
Quali sono i passaggi fondamentali?
“L’articolo 8, ad esempio, si occupa della tutela delle api e degli insetti pronubi da trattamenti fitosanitari e conseguenti divieti. È una legge estremamente innovativa nel panorama italiano perché è stato legiferato il divieto di eseguire qualsiasi trattamento con prodotti fitosanitari ad attività insetticida e acaricida sulle colture arboree, erbacee, sementiere, floreali, ornamentali e sulla vegetazione spontanea, sia in ambiente agricolo che extra agricolo, durante il periodo della fioritura, dalla schiusa dei petali alla caduta degli stessi. Inoltre, i trattamenti sono vietati in presenza di sostanze extrafiorali di interesse mellifero o in presenza di fioriture delle vegetazioni spontanee sottostanti o contigue alle coltivazioni, tranne che si sia provveduto preventivamente all’interramento delle vegetazioni o alla trinciatura o sfalcio con asportazione totale della loro massa, o si sia atteso che i fiori delle essenze si presentino essiccati in modo da non attirare più le api e gli altri insetti pronubi. La Cia, nella figura di Piero Peri, è stata parte attiva ai Tavoli regionali che hanno seguito l’iter della creazione della nuova Legge, che va ad agire in modo rilevante sul comportamento degli agricoltori, responsabilizzandoli e chiamandoli in causa, per la tutela degli insetti impollinatori”.
Qual è la situazione dell’apicoltura nel nostro territorio?
“L’apicoltura è una pratica diffusa in tutta l’Emilia Romagna, basti pensare al numero di alveari presenti, circa 145.000, e al numero degli apicoltori, circa 4.300. Il prossimo obiettivo è portare a conoscenza dei nuovi vincoli tutti i protagonisti del mondo agricolo, fra cui coltivatori, contoterzisti e tecnici di campagna. La convivenza non facile dell’apicoltura con le pratiche in uso dell’agricoltura intensiva può essere migliorata innanzitutto con l’informazione capillare ma soprattutto col dialogo fra i vari attori del settore perché siano rispettate le esigenze di sostenibilità economica di tutte le aziende, sia del mondo apistico che di quello agricolo”.
Cosa insegnano le api all’uomo?
“Come diceva Onelio Ruini, apicoltore professionista di Reggio Emilia, fondatore anch’esso di Conapi, maestro di apicoltori di mezza Italia, scomparso nel 1992, l’ape unisce, sono gli uomini che dividono e si contrappongono per interessi personali. Quest’ultimi credo possano essere letti oggi come l’attenzione verso la sola logica del profitto. La tutela delle api implica che si abbia un orizzonte più ampio che va oltre il proprio reddito aziendale: l’ecosistema del quale ognuno di noi fa parte”.