Lucia Betti
FAENZA – L’azienda “Quarantina” di Claudio Venturelli nella vallata del Marzeno, alle porte di Faenza, si estende su circa 30 ettari, di cui 16 destinati al kiwi verde Hayward, mentre i restanti sono occupati da albicocche e susine. Metà dell’azienda è dotata di impianti antibrina, indispensabili ma onerosi. Oltre a Claudio, in azienda lavorano il figlio Marco, 26 anni, e alcuni operai stagionali.
“Erano 20 gli ettari di kiwi – racconta Venturelli – ma tra alluvione, moria delle piante e altri problemi sono scesi a 16. Se continua così, tra cinque o sei anni ne resteranno solo piccoli appezzamenti”. Il futuro di questa coltura simbolo per il territorio faentino, e in generale per la provincia di Ravenna, in questa zona appare incerto. L’azienda è attraversata dal fiume Marzeno. “Durante l’alluvione ho perso due-tre ettari – spiega –i filari vicino al fiume sono stati danneggiati e li ho dovuti espiantare. Ho piantato un ettaro a pesco e, più in alto, albicocchi”.
Il kiwi si presenta con frutti “belli e uniformi”, ma le rese secondo Venturelli saranno intorno ai 150-170 quintali per ettaro, contro i 400-500 di qualche anno fa.
Claudio Venturelli, coltivatore nella vallata del Marzeno: “Tra eventi estremi, parassiti e costi crescenti, coltivare questo frutto ora è una sfida più che una certezza”
“Le piante deperiscono, anche se dalle analisi il terreno risulta a posto – aggiunge – Forse le alluvioni hanno peggiorato il drenaggio. Ho installato centraline elettroniche per monitorare l’irrigazione, ma non basta”.
È emerso il fenomeno della moria del kiwi, che fino a poco tempo fa in questa zona non dava preoccupazioni. “Abbiamo provato di tutto: funghi antagonisti, analisi, drenaggi, ma non si trova una soluzione. Finché non avremo un portainnesto che resista, il kiwi rischia di sparire da qui”. Considerata la situazione, Venturelli non ha piantato altro kiwi: “Sotto Faenza hanno terreni più sabbiosi e quando muore una pianta ne collocano un’altra e cresce, qui no”.
La cimice asiatica è tornata a essere un incubo: “Quest’anno è stata spaventosa, e ce n’è ancora tanta, rovina tutto. Nel verde i danni non li vedi subito”.
Il 2025 è stato un anno complicato anche sul fronte dei costi. “Se da un lato il costo dell’energia elettrica è leggermente calato nel periodo primaverile-estivo, i costi per l’irrigazione pesano tantissimo – sottolinea – I prezzi all’origine del kiwi potrebbero essere un po’ più interessanti quest’anno rispetto al passato, ma è ancora presto per fare previsioni”.
Per il 2025, secondo le stime di CSO Italy, la produzione nazionale complessiva di kiwi si prevede in rialzo di circa il 17% (circa 341 mila tonnellate).
Rispetto al 2024, per il kiwi verde si prevede un +11% (circa 208 mila tonnellate), con rese migliori, nonostante il verde risenta ancora della riduzione delle superfici, soprattutto al Centro-Nord; il kiwi giallo segnerà un +27% (circa 128 mila tonnellate) e il rosso un +10% (circa 4 mila tonnellate), trainato da nuovi impianti nel Centro-Sud.
Anche gli altri Paesi europei mostrano un netto recupero: Portogallo +50% (47 mila tonnellate), Spagna +42% (oltre 33 mila tonnellate), Francia +10% (55 mila tonnellate).
La Grecia è il principale concorrente dell’Italia, con una previsione di oltre 367 mila tonnellate (+7% rispetto al 2024). Il Cso Italy stima che la produzione europea cresca del 14% (circa 845 mila tonnellate).




