Marzo 2016
Ufficio tecnico del Consorzio fitosanitario di Modena
MODENA – Controllare la cimice asiatica e mettere a punto sistemi efficaci per debellarla: sono in sintesi i contenuti di un convegno nazionale svolto a Modena, cui hanno partecipato ricercatori e tecnici provenienti anche dagli Stati Uniti.
L’iniziativa ha rappresentato l’occasione per fare il punto sulle principali ricerche in corso e per confrontarsi con un’esperta del settore, Anne Nielsen della Rutgers University del New Jersey, stato della Costa Est degli Stati Uniti in cui il pentatomide è presente da almeno 15 anni. Dalle comunicazioni dei relatori sono emerse alcune interessanti novità che vengono di seguito riportate in sintesi.
In primo luogo, gli studi di adattamento e di sviluppo del ciclo biologico condotti dall’Università di Modena-Reggio Emilia, evidenziano come nel nostro ambiente il pentatomide sia in grado di compiere due generazioni complete e che si ritrova in campo dalla fine di marzo fino all’autunno inoltrato, quando inizia lo svernamento degli adulti in forma aggregata. Questi individui spesso migrano nelle abitazioni anche di aree urbane creando fastidi alla popolazione.
Dalla fine di maggio circa, si possono trovare i primi stadi giovanili che convivono con gli adulti per tutto il periodo estivo, con un costante incremento delle popolazioni (vedi grafico).
Si tratta di una cimice molto mobile (gli adulti posso percorrere fino a 5 km/giorno), inoltre tutte le fasi di sviluppo (forme giovanili ed adulti) sono in grado di creare danni alla produzione.
Particolarmente importante risulta il monitoraggio, che deve essere realizzato fin dalle prime fasi di fuoriuscita dallo svernamento (fine marzo) al fine di conoscere la dinamica delle popolazioni ed il loro spostamento verso i frutteti. Da quanto emerso si evidenzia come la cimice non compia l’intero ciclo all’interno del frutteto, ma si muova fra questo e le siepi di confine durante tutto il periodo estivo. La maggior concentrazione della popolazione risulta essere proprio nei bordi del frutteto, ove si riscontrano i danni principali sulla produzione.
Il lavoro deve partire dal controllo di eventuali presenze insolite sulle coltivazioni, dalla presenza di aggregati di cimici svernanti nei diversi ricoveri o su “piante spia” (ailanto, robinia, nocciolo, fagiolino, ecc.), dal rilevamento di danni insoliti sui frutti. Da metà aprile a metà ottobre sono opportuni i campionamenti settimanali con tecniche diverse e replicate. Si consigliano rilievi visivi “frappage” e trappole per le siepi permanenti di confine, mentre nel frutteto, come emerge dal lavoro realizzato dai tecnici del Consorzio fitosanitario di Modena, il monitoraggio può essere effettuato con controlli visivi, meglio sulle parti alte ed ombreggiate del frutteto (ove è maggiormente presente la popolazione), o con trappole che attraggono gli individui tramite feromoni di aggregazione (trappole Rescue®). Questi mezzi sembrano fornire buoni risultati ma attirano gli individui verso le coltivazioni, con rischio di incremento di danno sulla produzione nelle piante circostanti, quindi vanno utilizzate con una certa cautela.
Si consiglia quindi di applicarle sulle bordure dei frutteti e sulle siepi di confine.
Per quanto riguarda la difesa chimica, attualmente, le sostanze registrate per questa avversità sono molto poche. Occorre pertanto sfruttare l’efficacia collaterale di sostanze che siano impiegate verso altri parassiti. Le prove realizzate nel 2015 mettono in evidenza come la difesa chimica da sola non possa considerarsi risolutiva, anche ricorrendo alle sostanze attive più performanti e a largo spettro d’azione (es. neonicotinoidi, fosforganici e piretroidi).
Nella scelta del prodotto andrà valutata l’attività di ciascuna molecola, che può risultare molto differente anche all’interno di una stessa famiglia, e di come, dalle prime indagini, risulti poco opportuno effettuare interventi chimici preventivi poiché gli insetticidi, agendo per contatto, sono attivi solo in presenza dell’insetto.
Non da ultimo, è necessario soppesare con la massima attenzione i possibili effetti collaterali che l’impiego di sostanze attive ad ampio spettro d’azione possono comportare nell’equilibrio biologico del frutteto (specialmente pero), o della realtà trattata.
Nell’ottica dell’adozione di strategie integrate e a basso impatto ambientale, risposte promettenti sono emerse dalle reti anti-insetto monofila utilizzate per il controllo della carpocapsa con maglie (5,4 x 2,2) mm.
Le prime esperienze effettuate in laboratorio ed in campo evidenziano la capacità di intercettare almeno gli adulti e gli stati giovanili più avanzati (ninfe) con una buna riduzione del danno. Una delle proposte operative di facile applicazione per la campagna 2016 è quella di adattare gli impianti di pero dotati di reti antigrandine, con chiusure del perimetro con reti anti-insetto, al fine di intercettare buona parte della popolazione della cimice.
Dalle osservazioni realizzate nel 2015, è emerso che negli impianti con le reti anti-grandine il danno è stato inferiore ai frutteti scoperti, questo perché la rete è in grado di intercettare parte della popolazione ed inoltre “ingabbiare” gli individui durante l’esecuzione dei trattamenti insetticidi incrementandone l’efficacia.
Di un certo interesse sono state le esperienze americane presentate dalla Nielsen.
Negli Stati Uniti questa specie è diventata un parassita “primario”, provocando in alcune annate sia su melo (ove nel 2010 si stimano perdite per 34 milioni di dollari) che su pesco, colture orticole e colture estensive, percentuali elevate di danno.
Occorre specificare che negli Stati Uniti, la coltura del pero, fortemente colpita dagli attacchi di H. halys nei nostri contesti, non è quasi presente.
Le consolidate strategie di difesa integrata a basso impatto ambientale (es. confusione sessuale, impiego di prodotti microbiologici) praticate negli Usa hanno, in questi anni, subito un forte arresto.
Per fare fronte a ciò, questo il Governo americano ha stanziato diversi milioni di dollari in ricerche che sono principalmente orientate su i seguenti temi: tecniche di monitoraggio, individuazione di soglie d’intervento, studi su parassitoidi indigeni, valutazione prodotti insetticidi e strategie di difesa che prevedano interventi insetticidi ripetuti sulle bordure dei frutteti al fine limitare l’ingresso del parassita al centro, salvaguardando in questo modo le tradizionali linee di difesa integrate (tattica Ipm-Cpr).
Nell’immediato futuro si prevede di proseguire o incrementare le indagini e ricerche su queste tematiche anche nella nostra Regione in collaborazione con la Rutgers University al fine di creare sinergie nel lavoro di gruppo.