Lucia Betti e Emer Sani
ROMAGNA – L’agricoltura romagnola si conferma un laboratorio di resilienza e innovazione, ma le sfide da affrontare sono sempre più numerose: climatiche, fitosanitarie, ambientali, geopolitiche, di mercato e demografiche. La “vulnerabilità” del settore non può essere gestita solo in emergenza o tramite indennizzi; per questo Cia Romagna sollecita politiche mirate e interventi rapidi per salvaguardare la tenuta delle aziende agricole e dell’intero territorio; una pianificazione strategica condivisa e una nuova alleanza tra istituzioni, cittadini e agricoltori, per garantire cibo, qualità, tutela ambientale e continuità produttiva. Tra i temi più rilevanti che emergono nell’analisi dell’Annata 2025 spiccano la difficoltà a produrre (calo delle rese) e la questione generazionale: da come si affrontano dipende il futuro dell’agricoltura.
Entrando nello specifico della presentazione dei dati e delle informazioni raccolte nel report dell’annata agraria di Cia Romagna, la DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE dell’aggregato Romagna (province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini) riscontra, al 30.09.2025, rispetto al 30.09.2024, una flessione delle imprese attive complessive (-0,5%), analogamente al dato regionale (-0,7%) e nazionale (-0,6%). Per quanto riguarda il settore agricolo, le imprese risultano in diminuzione del -2,3% (sono 13.838), diminuzione accentuata per le relative imprese femminili e giovanili agricole, rispettivamente -3,5% e -5,2%. Le femminili agricole al 30.09.2025 sono 2.475 e le giovanili agricole sono 488. Gli occupati totali in agricoltura in Romagna sono 23.869, il 4,7% del totale occupati (questo dato si riferisce al 2024).
FRUTTICOLTURA – Imprevedibilità climatica, fisiopatie e fitopatie influiscono in modo significativo sul comparto mettendo a rischio qualità e quantità. Nel 2025 è confermata una generale contrazione delle superfici coltivate in Romagna, ad eccezione per quelle a kiwi (trainate dalla varietà “gialla”, che determina l’incremento degli ettari complessivi del +5%) e a nocciolo (+33%). Pesco e nettarina registrano i cali maggiori, rispettivamente -11% e -6%. Seguono ciliegio (-4%), albicocco, pero e susino, ognuno dei quali con -3%. Anche la fragola subisce una riduzione delle superfici, soprattutto in serra (-8%). con un calo produttivo del -5% in campo e del -8,6% in serra.
Le superfici in produzione diminuiscono per pesco (-11%), nettarina (-6%), albicocco (-3%) e susino (-2). Aumento degli ettari in produzione fra il 2% e il 4% per ciliegio, melo e kiwi. Per quanto riguarda le rese medie, dalle stime a disposizione, si nota il calo di quelle delle principali colture: dal -27% dell’albicocco al -8% di quella del ciliegio; dal -7% della resa media del pero al -5% sia per pesco sia per nettarina; la fragola registra un calo produttivo del -5% in campo e del -8,6% in serra. Contrazione generalizzata della produzione in quintali, fatta eccezione per nocciolo e probabilmente per il kiwi il cui raccolto dovrebbe essere in linea con quello del 2024 o leggermente migliore.
In generale, le quotazioni medie all’origine si mantengono buone rispetto al 2024 o migliori (ciliegio e pero). Per albicocche, pesche e nettarine le migliori degli ultimi 5 anni.
OLIVICOLTURA -Il 2025 è fra i peggiori degli ultimi dieci anni. A superfici pressoché invariate, si è registrato per l’aggregato Romagna un drastico calo di circa il -70% delle rese medie e dei quintali raccolti (circa 35 mila). La produzione di olio cala del -60%; la produzione complessiva di olio Dop ha una diminuzione del -70% (Dop “Brisighella” e Dop “Colline di Romagna”).
VITIVINICOLO – Il dato Romagna sugli ettari coltivati e in produzione registra un -1% e per le rese medie Romagna un -3% circa. L’uva raccolta rispetto al 2024 è in calo del -6% e gli ettolitri di vino del -5%. Fra le province, quella di Rimini ha riscontrato una campagna più complessa. Le forti grandinate della seconda metà di agosto hanno causato danni in alcune zone con perdite importanti e dal punto di vista fitosanitario, c’è stata una presenza più marcata di oidio e di flavescenza dorata rispetto alle annate precedenti, fenomeni che hanno richiesto grande attenzione in vigneto. In generale, la vigilanza su questi aspetti va mantenuta alta anche per il 2026.
CEREALICOLO – Incontriamo di nuovo il calo delle rese medie per la Romagna nel suo insieme: le colture prese in esame hanno tutte segno meno: grano tenero -14%; grano duro -11%; mais -8%; orzo -10%; sorgo -2%. La contrazione è importante anche nei quintali raccolti, eccetto per il sorgo (+32%) e per il mais (+4%), colture che hanno registrato un aumento degli ettari coltivati (rispettivamente +20% e +11%). Le quotazioni medie all’origine per il grano duro e tenero sono deboli o molto basse.
COLTURE INDUSTRIALI – La barbabietola da zucchero vive un forte ridimensionamento delle superfici, pur mantenendo rese soddisfacenti e un solido sistema di valorizzazione cooperativa che garantisce stabilità economica alle aziende. Il pomodoro da industria mostra superfici stabili ma una flessione delle rese dovuta all’andamento stagionale, mentre il comparto orticolo regionale vede aumentare le produzioni di lattuga, zucchina e zucca, quest’ultima protagonista dell’espansione sia nel fresco sia nella trasformazione, trend confermato anche in Romagna. Il cocomero beneficia di consumi vivaci e di una campagna lunga e regolare, a fronte di prezzi più bassi in campo ma più accessibili al consumo.
Le colture da seme confermano la Romagna come uno dei principali poli sementieri nazionali ed europei, pur registrando un 2025 complesso. L’instabilità climatica, tra eccessi di pioggia e ondate di caldo precoce, ha penalizzato la fioritura e la qualità del seme in diverse specie, soprattutto orticole e leguminose, mentre la domanda di mercato e il sistema dei contratti quadro continuano a rappresentare un ancoraggio fondamentale per produttori e industria. Soia e girasole da seme evidenziano segnali di ripresa, i ceci mostrano un incremento significativo, mentre cicorie e colza da seme attraversano una contrazione evidente. L’erba medica conferma la centralità delle province romagnole come area vocata, pur con rese ridotte e una stagione impegnativa sotto il profilo produttivo.
ZOOTECNIA – Il numero di allevamenti bovini cala in tutta la Romagna, con ribassi percentuali più marcati in provincia di Forlì-Cesena e Rimini. Tuttavia il numero totale di capi rimane quasi stabile a livello romagnolo. In provincia di Forlì-Cesena si registra un aumento dei capi, conseguenza di una probabile concentrazione in allevamenti più grandi. Vi è una lieve diminuzione degli allevamenti suini in tutte le province; il calo percentuale più marcato è nell’area provinciale ravennate (−12%). Per gli avicoli il numero di allevamenti è lievemente in calo a livello romagnolo (solo Rimini registra un minimo incremento), mentre e i capi complessivi risultano in aumento, ma con movimenti territoriali: aumento nel territorio di Forlì-Cesena e Ravenna, in diminuzione a Rimini. Per gli ovini, il numero di allevamenti produttivi dal 2015 è diminuito di circa un terzo.
Pur calando il numero di allevamenti i capi di allevati produttivi sono rimasti invariati, mentre sono in forte aumento gli animali per autoconsumo. La chiusura degli allevamenti ha varie motivazioni, tra le quali sicuramente il predatore lupo ha fatto sempre più la differenza. L’apicoltura nel 2025 mostra una lieve contrazione strutturale: leggero calo degli apicoltori in tutte le province e diminuzione di apiari e alveari ovunque (più forte nella provincia di Ravenna).
Sciami in crescita nel territorio ravennate e riminese, in calo nel forlivese-cesenate. Produzione di miele molto eterogenea in tutta la regione. Le zone collinari hanno registrato risultati migliori della pianura.
AGRICOLTURA BIOLOGICA – Vive una fase di consolidamento dopo un decennio di forte espansione. Le imprese certificate scendono del 1,3%, con una riduzione più marcata tra le aziende agricole e un aumento invece tra trasformatori e preparatori, segno di una filiera che continua a crescere soprattutto nella fase di lavorazione. Le superfici regionali restano stabili e superano ampiamente i 193.000 ettari, più che raddoppiati nell’ultimo decennio. Forlì-Cesena e Rimini figurano tra le province più avanzate, avendo già oltrepassato il target europeo del 25% di SAU biologica, mentre Ravenna manifesta una leggera battuta d’arresto ma mantiene un ruolo significativo. La zootecnia bio registra invece un ridimensionamento, con un calo degli allevamenti che interrompe il trend positivo degli anni precedenti, mentre continua a crescere il numero delle imprese di trasformazione, indicatore di una domanda industriale ancora vivace e strutturata.
AGRITURISMO – Si conferma una leva sempre più strategica per lo sviluppo rurale e turistico della Romagna. Il 2024 registra oltre 205.000 arrivi e più di 540.000 pernottamenti, con un incremento trainato soprattutto dai turisti stranieri. In questo scenario Forlì-Cesena emerge come polo particolarmente dinamico, caratterizzato da un aumento delle strutture e da una forte capacità di intercettare nuovi flussi, mentre Ravenna integra efficacemente l’offerta agricola con il patrimonio culturale e paesaggistico. Rimini al momento non sfrutta a pieno le potenzialità del settore e mantiene margini di crescita importanti nella valorizzazione del turismo rurale. Crescono anche agricampeggi e attività complementari, segno di un agriturismo che evolve verso esperienze sempre più strutturate e multimodali.
FLOROVIVAISMO – Il florovivaismo in Romagna mostra un quadro diversificato tra territori, tipologie di imprese e posizione geografica. In generale, e in linea con il trend nazionale, nei fiori recisi prevalgono gli acquisti per ricorrenze, ma cresce l’uso quotidiano per ornamento domestico, anche tra i più giovani. Una problematica sempre più seria è la scarsità di torba in Europa: le soluzioni alternative possono essere substrati a base di fibra di legno, cocco, compost o nuovi materiali innovativi. La sfida è complessa.





