Lambruschi: registrato il marchio ‘Emilia’ negli stati Uniti

Luglio 2014

Consorzio Tutela vini: “un ulteriore passo per salvaguardare il lavoro delle imprese vinicole che potranno utilizzare in esclusiva la menzione”

MODENA – È stata accolta la domanda di registrazione del marchio “Emilia” negli Stati Uniti d’America presentata dal Consorzio Tutela Vini Emilia.
Con la registrazione (la numero 4.545.990 del 10 giugno scorso) l’United States and Trademark Office ha riconosciuto il marchio “Emilia” nella classe internazionale 33 riservata ai vini.

“L’atto formale riveste grande importanza soprattutto per salvaguardare il lavoro delle imprese vinicole consorziate che potranno utilizzare in esclusiva la menzione ‘Emilia’, appunto, nella presentazione dei vini ottenuti in base al disciplinare di produzione”, spiega in una nota il Consorzio.

Si tratta di una ulteriore conferma della costante attenzione e cura per la denominazione svolta dall’Ente di tutela Vini Emilia al fine di salvaguardare il valore economico della denominazione di origine geografica. I volumi di vino che possono fregiarsi della denominazione sono consistenti: si tratta di 125 milioni di bottiglie di rosso frizzante oltre a 35 milioni di lambrusco di Modena Doc delle 4 denominazioni e altri 10 milioni del ‘reggiano’ e colli di Scandiano. Solo pochi giorni fa il Tar del Lazio aveva respinto il ricorso di sette aziende vinicole del Nord Italia che contestavano la proposta  di modifica del disciplinare dei vini Igt Emilia.

“Le denominazioni ‘lambrusco’ ed ‘Emilia’ stimolano la fantasia di chi vuole trarre profitto dalle imitazioni – commenta il direttore del Consorzio tutela vini Emilia Ermi Bagni – tant’è che il Consorzio ha sostenuto spese nel 2013 di oltre 172 mila euro per bloccare tentativi di deposito di marchi che imitano il logo o il nome ‘lambrusco’. Se non ci fosse questo costante monitoraggio a livello mondiale il rischio è di trovare sul mercato vino che con il lambrusco non c’entra nulla”.

Tra i frizzanti che fanno dell’Emilia Romagna la principale produttrice di vini ‘effervescenti’, occupa uno spazio di rilievo il pignoletto per il quale è stata presentata la proposta di riconoscimento della ‘Doc pignoletto’ che non identifica il vitigno, ma un luogo geografico individuato nel territorio bolognese. Questo bianco è coltivato su di una superficie di oltre 830 ettari da Modena fino ad Imola per una produzione di circa 58 mila ettolitri.

 

Curiosità

In pochi lo conoscono, anche perché è una supernicchia, ma c’è un lambrusco autoctono prodotto in Trentino. Si chiama ‘lambrusco a foglia frastagliata’ e sarebbe andato disperso se un gruppo di 11 viticoltori riuniti in un consorzio chiamato ‘I Dolomitici’ non avesse recuperato un vigneto con piante di oltre un secolo che era curato da un anziano agricoltore. “Narciso, detto Ciso, è il contadino che ci ha consegnato la vigna  messa a dimora nel comune di Avio (Trento) più di 100 anni fa – spiega Elisabetta Dalzocchio, viticoltrice e aderente al Consorzio – e alla sua memoria abbiamo voluto dedicare questo vino (chiamato, appunto, Ciso) di cui produciamo solo 3 mila bottiglie e 150 magnum. L’antica varietà, che nel nostro dialetto viene detta ‘mbrosca’, produce un vino rosso fermo e come Consorzio, composto sostanzialmente da amici che vogliono valorizzare l’originalità del vino, intendiamo mantenere questa piccola diversità produttiva”.

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