DALLA REDAZIONE – “Con l’Internet of Things siamo di fronte a una rivoluzione. Se la prima è stata innescata dall’arrivo della fillossera, la seconda, dopo più di 100 anni, è quella del digitale. E questa volta nessuna parte della filiera è esclusa da questa rivoluzione, che coinvolge tutto il processo produttivo e arriva fino al consumo, attraverso un sistema fortemente connesso e agevolato dalla diffusione degli smartphone”.
Parole di Attilio Scienza, professore di Viticoltura ed Enologia all’Università di Milano, dalla 52ª edizione di Vinitaly a Verona. È da qui che si deve partire per capire dove va il futuro della viticoltura. Nel mondo, così come in Italia. La meccanizzazione, naturalmente, è un segmento fondamentale, anche se parziale di un processo diretto verso l’enologia di precisione.
Se ne parlerà con i piedi in campo a Enovitis in Campo, in programma a Fabbrico (Reggio Emilia) il 21 e 22 giugno prossimi, nelle terre del Lambrusco. Sarà la quinta edizione, che vede la collaborazione di Unione italiana vini e Fieragricola di Verona, che lo scorso febbraio ha ospitato il salone Enovitis in Fiera, proprio dentro alla rassegna internazionale dell’agricoltura.
“Nel giro di pochi anni, una decina al massimo, l’agricoltura di precisione coprirà il 90% dei vigneti. È una rivoluzione che avanza e il consumatore arriverà, attraverso un microchip sulla bottiglia, ad avere tutte le informazioni relative non solo al vino, ma anche al vigneto, in un’ottica di massima trasparenza”.
Ne è assolutamente convinto Paolo Storchi, ricercatore del Crea Viticoltura ed Enologia della sede di Arezzo, osservatorio tecnico privilegiato di un settore che in Italia significa, guardando i numeri del vino, 5,9 miliardi di euro di esportazioni nel mondo.
“A livello mondiale le zone dove gli strumenti della viticoltura di precisione trovano maggiore applicazione sono la California, l’Australia, la Francia, ma anche l’Italia – precisa Storchi – dove in regioni come il Veneto, la Sicilia e la Toscana la crescita delle nuove tecniche in campo ha uno sviluppo più rapido, evidentemente per l’estensione delle superfici e per una presenza forse superiore di giovani agricoltori, che sono particolarmente attenti alle innovazioni”.
Se in Italia l’agricoltura di precisione abbraccia circa l’1% della superficie agricola utilizzata, la viticoltura di precisione è già oggi in una posizione più avanzata. “Se parliamo di aziende medio grandi, con un’estensione del vigneto superiore ai 40 ettari – calcola Storchi – i sistemi di gestione e monitoraggio sono utilizzati da più del 10% delle imprese”.
Il processo di digitalizzazione dei vigneti non è senza ostacoli.
“La viticoltura italiana ha una forte parcellizzazione dei vigneti e una classe agricola anziana – spiega ancora Scienza -. Dobbiamo dunque coinvolgere la cooperazione, che deve spingere verso questo cambiamento digitale e i contoterzisti, perché sono in grado di gestire le tecnologie complesse. Nei prossimi anni il prezzo medio del vino non aumenterà, per cui l’unica possibilità per i viticoltori è aumentare la produttività, ridurre i costi, rendere le aziende più efficienti, anche grazie all’Internet delle Cose”.