Quantitativamente la produzione 2018 di pesche e nettarine sembra abbastanza buona in Romagna, con qualche difficoltà per quelle coltivazioni colpite dalle grandinate susseguitesi in questi mesi, che hanno interessato a macchia di leopardo, e con diversa intensità e conseguenze, l’area romagnola.
Le grandinate non hanno risparmiato nemmeno la Spagna, competitor per eccellenza dell’Italia per queste cultivar (e non solo): anche la zona di Lerida, con la quale il nostro territorio ha in comune il periodo di raccolta e di conseguenza l’immissione nel mercato, si trova a fare i conti con gli effetti delle grandinate.
Sembra che a livello nazionale ci sia una certa stabilizzazione produttiva in questo 2018.
Per quanto riguarda i prezzi al produttore, l’andamento dei mercati nei giorni in cui si scrive è altalenante.
A fine maggio, anche se i consumi non avevano ancora preso quota, c’era una certa fiducia nel mercato anche nei confronti di un buon posizionamento del prodotto italiano: le pesche e le nettarine di qualità sono state valutate fra i 30 e i 50 centesimi circa in più di quelle spagnole a parità di calibro. L’altalena comunque è il simbolo dell’andamento dei prezzi e nel momento in cui si scrive (13 giugno 2018) sembrano in calo, con maggior sofferenza per le pesche.
La Cia sostiene da sempre la necessità di un’aggregazione commerciale che passi da vari mezzi e strumenti, in particolare dall’interprofessione. Purtroppo, il potenziale dell’interprofessione non decolla perché non tutte le rappresentanze agricole ci credono, intente come sono a sostenere in maniera demagogica che con l’etichettatura si risolvono i problemi per i produttori. I fatti hanno dimostrato che non è così: per l’ortofrutta, ad esempio, l’etichettatura è obbligatoria già da anni senza dare i risultati sperati. Etichettare va bene, sottolinea la Cia, ma solo se questa operazione è accompagnata da altri interventi: diversamente, rimane un messaggio facile da fare arrivare ai consumatori e ai produttori, che non porta alla soluzione di alcun problema.
Forte, da parte di Cia, la richiesta del catasto, italiano ed europeo: non solo per le superfici, ma anche per i calendari di maturazione e raccolta, per avere un quadro completo del prodotto che c’è, quando e dove.
Inoltre, la Cia ribadisce da tempo in tutti i tavoli e confronti la necessità di promuovere la qualità italiana rendendola riconoscibile sul mercato in maniera più chiara e diretta, proponendo ai consumatori due gusti: succose e acidule; amabili e dolci.