Marzo 2016
Lucia Betti
RAVENNA – Ecco due esperienze di giovani imprenditori che hanno colto l’opportunità del Psr: si tratta di Michela Nati e Fabio Cameliani, giovani che hanno molte cose in comune: oltre alla tradizione familiare, i valori, il senso del lavoro, dei sacrifici, della responsabilità.
Da entrambi scaturisce una forte passione e un immenso rispetto per chi li ha preceduti in questo lavoro.
L’azienda Bellavista delle sorelle Nati (nella foto da sinistra Michela, Daniela e Elisa) il 19 marzo 2016 ha compiuto 4 anni, è di circa 30 ettari con molte diversità: 2,5 ettari a vigna (Trebbiano, Fortana); circa 1/4 ad orticole da seme biologico; circa 1/3 a pomodoro da industria; poi erba medica; grano duro e farro in biologico; impianto fotovoltaico nel capannone agricolo; sito internet come vetrina (www.agricolabellavista.it, merita di essere visitato, ndr).
A Grattacoppa l’azienda c’è dal 1960: insediata dal nonno Mario, al quale è succeduto il papà Romano (venuto a mancare nel 2009), insieme alla mamma Anna. Tutte le sorelle, pur avendo solo Elisa studiato Agraria, hanno sempre aiutato in azienda e nei campi, “sin da piccole, quando a svegliarci in estate erano le pesche pronte per essere raccolte, fino a che abbiamo costituito la società con l’inserimento di Elisa, nel 2012, il 19 marzo, festa del papà. Io sono entrata nel 2015.
Bellavista è il soprannome di nostro padre e a lui è dedicata la nostra ‘impresa’”, racconta Michela, la più piccola (40 anni nel 2016) fra le tre sorelle. Impresa giovane, declinata al femminile (per il prossimo futuro ci sono anche due nipoti femmine che stanno studiando all’Istituto agrario), che ha deciso di partecipare al bando di dicembre.
“Non è stato facile giungere al progetto finale – spiega Michela –. Avevamo molte idee e ci sarebbe piaciuto portare elementi nuovi con la coltivazione del melograno, del noce e del luppolo, ma ormai allo scadere dei termini non eravamo riuscite a garantire sostenibilità necessaria a questo progetto: per diversi motivi, o da un a parte o dall’altra, mancava un tassello per renderlo realizzabile”.
Alla fine, il progetto presentato verte su: aumento della superficie del terreno coltivato in biologico, acquisto di un ettaro di terreno, reimpianto di un vigneto con l’aggiunta dell’irroratrice a goccia, acquisto attrezzature legate al biologico e altri macchinari, partecipazione a corsi di formazione sull’agricoltura biologica.
“I tempi sono stati strettissimi, nonostante il pre bando. Inoltre, da molti anni non era uscito un bando di questo genere e le aziende fornitrici erano oberate di richieste di preventivi: ho trascorso almeno una settimana in Cia. Un suggerimento per i prossimi bandi riguarda le tabelle di riferimento, che indicano il valore dello standard output – specifica Michela – queste devono essere aggiornate in base alla realtà dei prezzi. Capisco che sia un problema perché, si sa, i prezzi sono molto volatili, ma le tabelle così impostate non corrispondono a quello che è e ciò rende tutto ancora più complicato. Queste tabelle dovrebbero tener conto dei dati del mercato delle borse dei prodotti agricoli”.
Tanti altri sono i programmi delle sorelle Nati il cui slogan è “sto in campagna in compagnia”. Le prossime idee sono orientate alla multifunzionalità, all’agriturismo, alla fattoria didattica. Un modo per Michela di riprendere il rapporto con le scuole, tra l’altro già sperimentato. L’azienda ha realizzato diversi progetti fra cui la realizzazione, in una parte di un cortile di una scuola, dell’orto biodinamico a cui è seguita “la staffetta del contadino” dei bambini in azienda. C’è anche il progetto “semi di felicità”: attraverso l’orticoltura acquisire la consapevolezza delle azioni che si compiono, nel rurale e fuori dal rurale.
Fabio, 35 anni, per 13 anni tecnico agricolo della coop Bonifica Lamone, dal 2015 lavora nell’Azienda dei Fratelli Cameliani, 44 ettari a Sant’Antonio, prima del nonno poi di suo padre e degli zii.
“Stavo molto bene al Consorzio, mi sono occupato di marketing e il mio lavoro mi piaceva e mi dava molte soddisfazioni – racconta -. L’azienda agricola c’è da sempre e si era arrivati al punto di dover scegliere se tenerla in famiglia o affidarla ad altri. Mi sono reso conto che per me era impensabile che l’azienda non fosse più gestita da noi, con tutto quello che hanno fatto i miei genitori, i miei zii e mio nonno. Allora ho detto ci provo, proviamoci. L’esperienza di lavoro nel consorzio mi ha aiutato molto, ero comunque nel settore agricolo”.
Fabio è entusiasta della nuova esperienza nell’azienda di famiglia e gli si illuminano gli occhi quando aggiunge che è anche apicoltore e ha oltre 100 arnie.
Per quanto riguarda il bando, ha presentato un piano nel settore ortofrutticolo, prevedendo impianto di frutteto (con pero, kaki, melograno), rete antigrandine, reimpianto di una superficie a vigneto ed acquisto di attrezzature di ultima generazione (trattore, polverizzatore per trattamenti e spandiconcime).
“Il Psr rappresenta un incentivo, un’opportunità. Se sei ‘figlio d’arte’. Se hai la terra, le attrezzature, è ancora possibile intraprendere questo lavoro, ma per chi volesse iniziare da zero direi che è impensabile. Per partecipare ai bandi poi, se non hai l’associazione che ti aiuta a preparare tutto quello che serve, è dura: senza un Danilo o un Bondi della situazione non ne vieni fuori”, spiega Fabio e aggiunge: “L’agricoltore oggi è anche imprenditore. Devi essere bravo a produrre e anche ad amministrare e a gestire la sua azienda: questa è la realtà. Bisogna pensare a tutto: prestare molta attenzione al tema della sicurezza, del lavoro e del lavoratore, agli impatti ambientali… e poi devi avere la fortuna di avere ancora ‘i grandi’ che con la loro esperienza guardano la terra e capiscono com’è”.
Fabio è soddisfatto del suo progetto, sia per la parte delle colture sia per quella delle attrezzature e sostiene che il giusto equilibrio fra tecnologia e ambiente può dare ottimi risultati per la produzione, per l’ambiente e per le spese: “ho inserito nel progetto il satellitare, molto importante nella concimazione e nell’utilizzo dei fitofarmaci: è preciso, ti aiuta ad utilizzare la quantità che serve per la lavorazione della terra e per i trattamenti. Evitando gli sprechi, poi, si abbatte anche una parte di costi. In Italia, lavorando onestamente e con attenzione, produciamo eccellenze, siamo rispettosi del nostro ambiente. Non importiamo Ogm. Tutto quello che è stato definito pericoloso è stato giustamente eliminato. Per noi agricoltori i costi sono aumentati, ma nelle nostre campagne sono tornate le lucciole, i ramarri, le api riescono a vivere e questo è un buon segno per tutti. Qui da noi la campagna è di casa, ma non tutti sanno cosa vuol dire agricoltura”.



