Torna a splendere il sole sugli olivi emiliano romagnoli: l’annata promette bene e la qualità non delude

Dicembre 2015

Alessandra Giovannini

DALLA REDAZIONE  – Oliva bella e sana, olio eccellente, armonico e con lievi sentori di fruttato erbaceo che ne esalta le proprietà organolettiche, ma non in grande quantità, anche se in netta ripresa rispetto alle ultime campagne.

Questa l’annata 2015 per l’extravergine romagnolo. Una produzione che, secondo l’Arpo, l’Associazione regionale dei produttori olivicoli che raccoglie circa 700 associati, è ancora contenuta tra i 5.000/6.000 quintali (pari al 50-60% del potenziale produttivo regionale) ma di grande qualità chimico-fisica e organolettica, concentrata soprattutto in provincia di Rimini, nelle valli dei fiumi Conca e Marecchia e in provincia di Forlì-Cesena e Ravenna (comprensorio brisighellese).

In netta ripresa quantitativa si presenta anche l’olivicoltura della provincia di Bologna, giovane e in crescente espansione in questi ultimi anni. Facile il confronto con il 2014 (secondo i dati forniti dall’Arpo, la produzione è stata di circa 3.000 ql), anno da dimenticare per l’andamento climatico favorevole alla mosca olearia, protagonista di fortissimi attacchi durante tutto il periodo estivo, proseguiti fino in prossimità della raccolta, con ingenti danni quantitativi e qualitativi sulla produzione finale.

Quest’anno, grazie all’andamento climatico particolarmente torrido dei mesi di luglio e agosto che ha sterminato la mosca olearia e all’attività di controllo dei fitofagi e dei parassiti dell’olivo, si è potuto monitorare sistematicamente lo sviluppo della mosca olearia e quindi guidare i produttori negli interventi di difesa, consentendo una generale e drastica riduzione dei trattamenti chimici a favore di mezzi di difesa a basso impatto ambientale.

“Dopo la campagna disastrosa dello scorso anno – racconta Sergio Spada, presidente della cooperativa Cab di Brisighella che conta 600 soci, 300 dei quali olivicoltori, finalmente un 2015 che passerà alla storia come una delle migliori annate per l’olio”. Al frantoio della Cab quest’anno sono stati consegnati circa 6.500 ql di olive che hanno conferito 400 ql di olio. Lo scorso anno le olive pesate erano state 4.200 ql, l’olio 250 ql. “La qualità è la migliore degli ultimi vent’anni – precisa ancora Spada – e sappiamo già che non riusciremo a soddisfare le richieste che sono tantissime. L’aumento è dovuto alle riserve di olio che, causa la penuria dello scorso anno, sono finite da tempo ma anche alla maggiore consapevolezza del consumatore che compra con coscienza e pensando alla qualità. In tempo di crisi, lo scorso anno abbiamo aumentato le vendite del 25%. E le notizie di frode di metà novembre per semplici oli d’oliva venduti come extravergine non fanno bene al mercato. La gente deve informarsi sempre di più, deve imparare a guardare le etichette e, soprattutto, deve fare attenzione al prezzo: un olio per essere buono deve essere venduto sopra i 7 euro, se è più basso c’è qualcosa che non va”.

Della stessa opinione è anche Claudio Bertuccioli, tecnico della Cia di Rimini. “Lo scorso anno – dice Bertuccioli – c’è stata un’impennata dei prezzi e anche quest’anno sembra che rimangano comunque alti ma, attenzione, i costi di produzione e di molitura sono rilevanti, il prezzo dell’olio non può scendere sotto gli 8 euro”.

Un’altra difficoltà la sottolinea Romano Nicolini, vicepresidente dell’Arpo e produttore di olio di un’azienda agricola nel riminese. “Nella nostre zone – dice Nicolini – ci sono tante piante vecchie che non danno reddito. I produttori dell’Alta Valconca, nella zona di Rimini alta, stanno facendo molti sacrifici perché non c’è più reddito. I coltivatori anziani non seguono più gli ulivi e i giovani non vogliono impegnarsi in questa coltivazione. Gli alberi secolari sono belli ma richiedono più mantenimento”. Chi, invece, va controcorrente sono gli operatori della collina imolese che da qualche anno si dedicano alla piantumazione di nuovi alberi. Dunque, nuovi impianti, nuova concezione, nuova realtà.
Dopo due anni arrivano le olive ma per fare una produzione minima occorrono almeno cinque anni.

Ne sa qualcosa Virgilio Rossi che segue i 10 ettari di terreno familiare adibiti a olio ma, soprattutto, segue dal 2004 l’attività del suo frantoio a Imola, l’unico presente in provincia di Bologna. “Da noi vengono produttori piccoli, ma anche di media e grande produzione. Arrivano da Bologna, dalla provincia, da Modena, da Reggio Emilia, dalla Romagna occidentale. In media entrano in un anno 1.500 ql di olive ed escono 65 ql di olio”.
Un’azienda, quella di via Nola dove si concentrano produzione, spremitura e imbottigliamento. Dal 2007, poi, a completare l’intero processo anche la presenza di un ulteriore macchinario per la trasformazione dello scarto, ottenuto dalla lavorazione delle olive (sansa composta da: polpa, buccia e dal nocciolo delle olive), in combustibile ecologico per stufe e in concime organico. “Siamo gli unici in tutta l’Emilia Romagna”, afferma orgoglioso Rossi.

Dunque, non solo olio dalle olive ma un combustibile senza aggiunta di additivi chimici, ad alto rendimento calorico, economico, che riduce fumi in cenere e prevede una manutenzione ridotta alle caldaie.

Ma non è tutto oro quel che luccica. Dal 1 luglio di quest’anno, infatti, a complicare le attività burocratiche c’è stato l’avvio del nuovo registro telematico per l’olio d’oliva, uno strumento che costringe a gestire le entrate e le uscite dei quantitativi di olio tramite il portale internet che devono utilizzare anche i frantoi e i commercianti e che ha mandato in pensione il registro provvisorio per gli olivicoltori. “I produttori impazziscono” – sottolinea Bertuccioli. “Chi apre un frantoio – dice Romano Nicolini – per vivere deve avere una propria produzione”, “È molto impegnativo – aggiunge Virgilio Rossi – la tenuta di questi registri è molto difficile”. Ma adesso è tempo di gustare il nuovo nettare. Appuntamenti nelle feste, nelle sagre, nei numerosi incontri e convegni dedicati al tema ma, soprattutto, appuntamento a tavola, il luogo dove gustarlo al meglio.

I dati nazionali

Secondo i dati del Coi, il Consiglio oleico internazionale, la produzione italiana di olio è stata quest’anno di 350 mila tonnellate, un +58% rispetto alla disastrosa campagna del 2014/2015 che ha pesantemente sofferto della scarsa quantità e qualità della produzione nazionale, flagellata dalla mosca olearia in tutta Italia e dalla xylella in Puglia.
“Un segno positivo – afferma il presidente di Federolio, federazione nazionale del commercio oleario, Giuseppe Masturzo che potrebbe giovare non solo agli operatori del settore, costantemente alla ricerca di materia prima di qualità, ma anche al consumatore, che potrebbe beneficiare di positive ripercussioni sui prezzi”.
“Su questo, però, non ci dobbiamo adagiare – dice il presidente di Assitol, associazione italiana dell’industria olearia, Giovanni Zucchi, perché da sempre, l’Italia ha un grave deficit produttivo, pur essendo il secondo paese al mondo dietro la Spagna, che ha prodotto circa 1milione e 200mila tonnellate, facendo segnare un +38% rispetto allo scorso anno.
Modernizzazione della produzione, miglioramento della competitività e tutela della qualità devono dunque continuare a essere le priorità del settore, perché solo così si potrà fare dell’Italia un player sempre più in grado di coprire il fabbisogno interno di olio di oliva e quello necessario alle esportazioni, in un mercato globale dove tutti i paesi dell’area mediterranea continuano ad incrementare la quantità e la qualità delle loro produzioni”.

La struttura produttiva e la trasformazione

È particolarmente importante il patrimonio olivicolo dell’Emilia Romagna, sia sul piano economico che sul piano paesaggistico e ambientale. L’olivicoltura è diffusa in tutta la provincia di Rimini e sulle prime colline della provincia di Forlì-Cesena, in provincia di Ravenna è presente esclusivamente nel comprensorio brisighellese mentre ricompare sporadica in provincia di Bologna, nel comprensorio imolese e sui primi colli bolognesi.
La coltura dell’olivo si sviluppa, secondo i dati forniti dall’Arpo, l’Associazione regionale dei produttori olivicoli, su una superficie complessiva di 35.000 ha ripartita per il 56% in provincia di Rimini, il 30% in provincia di Forlì-Cesena, il 13% in provincia di Ravenna e l’1% in provincia di Bologna. Il numero complessivo di piante di olivo presenti in Regione è pari a circa 1.100.000 unità che occupano una superficie approssimativa di circa 5.000 ettari, considerando una densità media di circa 200 piante/ettaro. L’oliveto tradizionale e più diffuso è quello realizzato con le varietà “correggiolo, leccino, rossina, selvatico” in provincia di Rimini e Forlì-Cesena e con le varietà “nostrana, ghiacciola e colombina” nel Comprensorio brisighellese. Il potenziale produttivo che la coltura dell’ulivo attualmente è in grado di esprimere in regione è di circa 60.000 ql. di olive e 10.000 ql. di olio.
La media produttiva negli ultimi anni è più bassa a causa delle frequenti fluttuazioni produttive cui la coltura è sottoposta e per le condizioni climatiche proprie di un’area che si trova al limite settentrionale di coltivazione dell’olivo. Le aziende interessate a diverso titolo alla coltivazione dell’olivo in Regione sono circa 3.000.
Le olive prodotte sono lavorate in 32 frantoi, 2 in provincia di Ravenna, 8 in provincia di Forlì-Cesena, 21 in provincia di Rimini e 1 in provincia di Bologna.

Le Dop

Un ulteriore elemento di stimolo per la crescita del settore olivicolo regionale è rappresentato dallo sviluppo delle produzioni realizzate nel rispetto dei disciplinari di produzione a Denominazione d’origine protetta. Il riconoscimento della Dop (Denominazione d’origine protetta) “Brisighella” e “Colline di Romagna” rappresentano una importante conferma della qualità e della tipicità dell’olio extra vergine d’oliva prodotto in regione e il punto di partenza per un’adeguata valorizzazione di tutto l’olio ottenuto sul territorio regionale.
L’Olio Extra Vergine di Brisighella ha ottenuto la certificazione Dop, primo olio in Italia, nel luglio del 1996. Secondo il disciplinare di produzione, l’olio “Brisighella” deve essere ottenuto dalla varietà di olivo “Nostrana di Brisighella” presente in misura non inferiore al 90%. Possono concorrere altre varietà presenti negli oliveti nella misura massima del 10%. La zona di produzione comprende in tutto o in parte il territorio dei comuni di Brisighella, Faenza, Riolo Terme e Casola Valsenio, tutti situati in provincia di Ravenna.
La denominazione di origine protetta “Colline di Romagna” è riservata agli oli extra vergine di oliva ottenuti dalle varietà di olive presenti negli oliveti, Frantoio e Correggiolo, da soli o congiuntamente, nella misura minima del 60%; Leccino, nella misura massima del 40%; altre varietà locali presenti negli oliveti, quali Pendolino, Moraiolo, Rossina e Capolga, possono concorrere fino ad un massimo del 15%. La produzione deve essere ottenuta da olive raccolte in un’area che si estende tra la provincia di Rimini e quella di Forlì-Cesena. L’olio extravergine di oliva “Colline di Romagna” ha ottenuto il riconoscimento Dop nell’agosto del 2003.

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