Ottobre 2014
Pier Paolo Bortolotti, Roberta Nannini (Consorzio Fitosanitario Provinciale di Modena)
MODENA – Come se non bastassero i problemi che già assediano l’agricoltura, ecco affacciarsi un nuovo insetto a minacciare i nostri raccolti.
Si tratta di una cimice, l’Halyomorpha halys, rinvenuta per la prima volta in Italia, precisamante a Modena, due anni fa. È una specie di origine asiatica che, in alcuni contesti (es. Stati Uniti), ha dato prova della propria pericolosità, provocando danni ingenti su diverse colture.
Per questo motivo è stata inserita nella lista d’allerta Eppo (European and Mediterranean Plant Protection Organization), così da creare la necessaria attenzione sul controllo del territorio e gestire ogni eventuale focolaio, nella malaugurata condizione in cui l’Halyomorpha risultasse introdotta.
Dall’anno scorso, forte del coordinamento tra il Dipartimento di Scienze Agrarie e degli Alimenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia ed il Servizio fitosanitario regionale, è stato realizzato un monitoraggio oculato del territorio, così da avere, giorno dopo giorno, l’evoluzione della presenza dell’insetto. Se nel 2013 i casi accertati erano sporadici e limitati a pochi individui, quest’anno è stata toccata con mano la potenzialità degli attacchi della cimice. Essendo però un organismo appena introdotto, è opportuno procedere con cautela con ogni previsione. Occorrerà riverificare nel nostro ambiente la sua biologia, osservare le piante che più diffusamente la ospitano, cercare gli eventuali predatori e parassiti, studiarne le abitudini, mettere a punto le strategie per contenerla. Ricordiamo che l’Halyomorpha sverna come adulto, aggregandosi e cercando rifugio soprattutto nelle abitazioni.
È quindi evidente il disagio che può provocare sia negli ambienti rurali sia nel contesto urbano, in cui si spinge. Nello scorso inverno, in alcune case, erano state rinvenute parecchie decine di esemplari. Ora l’arrivo della stagione fredda ci riporterà, amplificato, il tormento di questi insetti, infilati un po’ ovunque ed accompagnati dal loro caratteristico odore.
Per non confonderla con altre cimici rimandiamo il confronto alle foto pubblicate a supporto della descrizione. Ha una livrea marmorizzata grigio-marrone, con tacche chiare che caratterizzano le antenne, le zampe e l’addome. L’adulto raggiunge la lunghezza di 12-17 millimetri. Con l’arrivo della primavera, abbandona i ricoveri in cui ha svernato, portandosi sulle piante ospiti, per nutrirsi ed accoppiarsi. Da qui discenderanno le generazioni estive, ancora oggetto di studio nella nostra realtà territoriale. A cominciare da giugno è possibile osservare le uova, di colore bianco, deposte in gruppi di circa 30 unità sulla pagina inferiore delle foglie. Le forme giovanili che ne derivano sono estremamente mobili e si diffondono velocemente sulla vegetazione circostante. Anche in questa fase, pur non avendo ancora le ali, mostrano una notevole capacità di spostarsi. Se a ciò si somma una enorme polifagia, otteniamo un potenziale di infestazione preoccupante. Dopo la nascita, in ogni suo stadio, l’Halyomorpha halys punge con l’apparato boccale frutti, semi e granaglie (quindi sia substrati polposi e teneri, che materiale coriaceo e “secco”).
È ovviamente con le sue punture che provoca i danni di interesse agrario. Gli attacchi precoci determinano le classiche deformazioni (il “cimiciato”, già noto per Miridi e cimici “classiche”). Poi, man mano il frutto raggiunge le sue dimensioni definitive, le punture comportano suberificazioni, aree necrotiche o, peggio, deliquescenze della polpa (soprattutto sulle pere in fase di maturazione). Le zone medio-alte della chioma sono quelle maggiormente frequentate. Sembra inoltre che l’insetto, per quanto polifago, abbia particolari preferenze, discriminando, soprattutto in appezzamenti promiscui, le specie o le varietà su cui fermarsi. Poi, con il progredire dei raccolti, anche le popolazioni si spostano, cambiando la pianta ospite alla ricerca di nuovi frutti. È comunque ancora prematuro stilare una classifica dei suoi “gusti”; pertanto è fondamentale proseguire le osservazioni dell’ambiente in cui l’Halyomorpha vive.
I primi ritrovamenti sono recenti, con alcuni focolai sul territorio modenese, probabilmente legati ai transiti verso il polo ceramico o, più in generale, agli scambi commerciali che ci collegano con l’Europa e la vicina Svizzera, in cui l’insetto è presente ormai da qualche anno. Per tale motivo si è deciso di aumentare il numero di controlli, potenziando il monitoraggio che il Consorzio Fitosanitario di Modena aveva già attivato per seguire le popolazioni di Miridi ed i relativi danni provocati in frutticoltura. Il 2014 è stato ricco di rilievi e di ritrovamenti di Halyomorpha. È stata osservata su piante coltivate, su specie ornamentali e spontanee. Popolazioni di un certo interesse hanno investito pomacee (soprattutto pero), ma anche drupacee, vite, pomodoro ed estensive. Per la sua larga adattabilità è altrettanto frequente trovarla su rovi, siepi, arbusti o alberi. In alcune aziende, per ora limitate di numero, gli attacchi sono risultati evidenti, con gravi percentuali di danno.
Per quanto sia prematuro parlare di strategie di difesa, occorrerà avere particolare attenzione per tale fitofago, così invasivo e “transumante”.
Il primo elemento sarà il controllo del territorio. Il secondo aspetto ci porterà a considerare quali, tra gli interventi già adottati nella difesa ordinaria di una coltura, potranno avere un valore aggiunto anche contro Halyomorpha. Parallelamente servirà valutare applicazioni mirate specifiche, per far fronte ai casi più gravi. Il tutto nell’ottica generale di preservare gli equilibri naturali, senza trattamenti perturbativi ed impattanti per l’ambiente.
Ci auguriamo che sia l’ambiente stesso a ridare tranquillità anche verso quest’ultimo ospite dal cattivo odore.