Flavescenza dorata, situazione grave ma la filiera viticola fa fronte comune

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Luca Casoli, direttore Consorzio fitosanitario di Modena e Reggio Emilia

DALLA REDAZIONE – Flavescenza dorata: non è ancora possibile trovare un titolo rassicurante in chiusura dell’ennesima annata difficoltosa. Prima di fare i conti con l’evidenza dei sintomi da Giallumi fitoplasmatici della vite, abbiamo ancora una volta rischiato le produzioni dell’annata a causa delle gelate di inizio aprile che, contrariamente a quanto inizialmente valutato, parrebbero aver lasciato qualche esito anche se di gran lunga inferiore a quanto accaduto per le frutticole.

A seguire il clima non ci ha sicuramente aiutati, il mese di maggio, dall’andamento meteo assimilabile allo stesso mese del 2019, ha fatto registrare precipitazioni cumulate ampiamente superiori ai 200 mm determinando la necessità di una difesa serrata che, anche in ragione del rincaro dei mezzi tecnici, ha inciso in maniera significativa sui costi di produzione.

Lasciati alle spalle due mesi che hanno richiesto il massimo delle attenzioni fitoiatriche per proteggere le produzioni ci si è nuovamente trovati a fare i conti con l’evidenza dei sintomi di flavescenza dorata e legno nero che, rispetto alla scorsa stagione, si sono espressi in maniera molto più graduale e inizialmente meno manifesta, probabilmente in ragione dell’andamento fresco e piovoso del mese di maggio.
L’illusione di una minor incidenza di questa grave malattia è presto svanita, le ondate di caldo di luglio e agosto ci hanno ben presto portato alla dura realtà di una diffusa e crescente gravità del problema. Del resto, come ampiamente previsto, la conoscenza del comportamento e dell’inerzia epidemiologica della malattia non potevano che far presagire questa situazione in ragione della recrudescenza degli anni addietro e delle crescenti popolazioni dello Scafoideo, insetto vettore della malattia.

In questi giorni è ancora prematuro fornire nel dettaglio un consuntivo territoriale in quanto si stanno concludendo le azioni di monitoraggio che da quest’anno si sono estese all’intera regione, ma purtroppo la situazione appare ancora in aggravamento anche al netto delle piante e superfici già estirpate.
Dal costante confronto con altri territori la situazione non è differente nelle altre regioni già interessate dalla recrudescenza della malattia con un ampliamento dell’areale di diffusione anche a sud dell’appennino, seppur con incidenze ancora modeste. Relativamente ai nostri territori le cause di questo andamento sono già state ampiamente analizzate e comprese ed ora non rimane che cercare di far fronte al problema.

Una reazione che finalmente vede l’interazione delle regioni del nord Italia maggiormente interessate ed ora unite nella condivisione di intenti: dalla richiesta di preparati insetticidi in uso emergenziale, approdata ad un nulla di fatto, alle più disparate attività di sperimentazione e ricerca fino all’implementazione di innovativi progetti biotech rivolti al contenimento del vettore e del fitoplasma.

A breve sarà disponibile un quadro completo relativo ad auspicabili novità derivanti delle svariate attività sperimentali con la speranza di cogliere ulteriori elementi funzionali nell’affinare la prevenzione e gestione della malattia e che saranno argomento di momenti di aggiornamento rivolto al mondo viticolo. Purtroppo, questa malattia la conosciamo bene, e come già espresso in passato sarà fondamentale il ruolo di ciascun attore del contesto viticolo.

Istituzioni, tecnici e, non ultimi, gli stessi viticoltori che, anche in ragione di un quadro normativo che si è fatto più severo, con il tempestivo estirpo delle piante sintomatiche assumono un ruolo fondamentale per la riduzione dell’inoculo territoriale, ancora prioritario in assenza di soluzioni insetticide pienamente efficaci o di contenimento dello stesso fitoplasma.
Ben consci del fatto che per cogliere risultati serviranno più stagioni, rimane fondamentale non perdersi d’animo, in un contesto generale mai così difficile è fondamentale incrementare in maniera convergente il supporto a questo settore che, tra alti e bassi, è comunque storicamente rimasto uno dei principali pilastri portanti del nostro comparto agricolo.

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