“Mi sono rimesso in gioco con l’allevamento di capre”

Bondioli

Claudio Ferri

CASTEL DI Casio (Bologna) – È stata una scelta di vita maturata nel tempo quella di Marco Bondioli, che dopo esperienze precedenti in settori completamente diversi ha deciso di dedicarti all’agricoltura e all’allevamento di capre che ha avviato a Castel di Casio.

“La motivazione principale è che sentivo di star sprecando tempo – afferma Marco -. Lavoravo nel settore delle vendite e del marketing per una grande azienda di software per la sanità, un lavoro che mi ha dato molte soddisfazioni. Tuttavia, con il tempo, questo lavoro ha condizionato pesantemente la mia vita. Ho sempre avuto una grande passione per la natura, per gli animali e per queste zone dell’Appennino che frequento fin da bambino. Così qualche anno fa ho deciso di dare una svolta radicale alla mia vita”. Marco si è documentato per qualche anno su come gestire un allevamento (che ha chiamato ‘la Pulcina’, da un nomignolo affettuoso che ha dato alla moglie) e come produrre formaggi, nonché coltivare frutti di bosco.

L’esperienza di Marco Bondioli che a Castel di Casio ha dato vita ad un allevamento dopo una lunga esperienza come manager in una grande azienda di software

“Ho visitato diverse aziende agricole per imparare il mestiere e infine – racconta –  ho lasciato il mio lavoro per avviare questa attività”. Nel 2009 Bondioli  ha comprato un fondo di 6 ettari che per un po’ di tempo è rimasto inutilizzato. Era un terreno di prato stabile, non più coltivato dagli anni Sessanta. “Le condizioni erano difficili – aggiunge – mancavano i fossi di drenaggio, le acque non defluivano correttamente e c’erano smottamenti che mettevano a rischio la strada provinciale. Così ho iniziato con la messa in sicurezza del terreno, realizzando drenaggi e migliorando il versante. Nel frattempo ho sviluppato il progetto agricolo dedicandomi principalmente all’allevamento di capre e alla trasformazione del latte”.

L’allevamento dispone di oltre 50 capre  di razza Camosciata delle Alpi, originaria della Svizzera, molto adatta alla produzione di latte. “È una razza rustica – spiega Bondioli – ideale per il pascolo semibrado, anche se in inverno e in giornate piovose restano in stalla. Tuttavia ho recintato 4 dei 6 ettari con pali di castagno e una rete molto robusta, parzialmente interrata. Qui c’è molta fauna selvatica: cinghiali, cervi, daini e lupi. La recinzione, alta circa 2,5 metri, serve a proteggere sia le capre che il piccolo frutteto”. L’agricoltore coltiva more, lamponi, ribes e fragoline su circa 2.500 metri quadri, piante che cura in modo naturale, senza trattamenti chimici. “I frutti li consumo io, li regalo o li vendo ai clienti che visitano l’azienda”, sottolinea.

Bondioli lavora il latte tre volte a settimana e produce formaggi a coagulazione presamica come caciotte e ricotta, e a coagulazione lattica, come il caprino, tipico della tradizione francese o lombarda. Ha imparato a produrre formaggi seguendo diversi corsi ed esercitandosi a lungo.

“Il latte di capra ha caratteristiche nutrizionali particolari, ha un basso contenuto di colesterolo e un granulo di grasso molto fine che lo rende più digeribile rispetto al latte vaccino – conclude Bondioli -. È ideale per chi ha intolleranze alla caseina alfa 1, una proteina presente in alta quantità nel latte di mucca e di pecora, ma ridotta in quello di capra. Tuttavia è bene precisare che il latte di capra contiene comunque lattosio, quindi non è adatto agli intolleranti al lattosio”.

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