Tecniche di conservazione e nuove varietà nel futuro della zucca

Settembre 2017

Erika Angelini

FERRARA – Dall’arancione intenso al giallo, dal marrone al verde brillante. Forma allungata o tonda, piccola o gigante, perfetta per essere mangiata o intagliata. Sono le tante sfumature della zucca, un prodotto ormai “tipico” dell’Emilia Romagna che può dare soddisfazioni ai produttori, nonostante alcuni problemi del comparto.

Nel 2016, con una tendenza confermata anche per quest’anno, la superficie investita a è stata di circa 1.600 ettari e la produzione totale di 460.00 quintali.
Ferrara, con quasi 350 ettari, è la provincia dove si produce più zucca, il 20% del totale. A livello varietale vanno per la maggiore Butternut Rugosa, detta Violina per la sua forma e Delica, una varierà dolce e poco filamentosa. Ma quali sono le novità della campagna 2017?

“La raccolta delle zucche è iniziata leggermente in anticipo – spiega Roberto Farina, produttore di Bando di Argenta (Fe) – a causa dell’andamento climatico caldo, peraltro perfetto per questo prodotto che necessita di molto sole per svilupparsi correttamente. La raccolta entrerà nel vivo le prime settimane di settembre e ci aspettiamo buoni risultati, sia in termini di quantità che di qualità. Per quanto riguarda le varietà più diffuse e apprezzate in Emilia Romagna e in tutto il Nord, come Violina e Delica, si tratta di ottimi prodotti, che però non danno rese elevate e sono adatte soprattutto al mercato interno.
Si tratta, infatti, di zucche dal sapore molto dolce che non si prestano particolarmente, ad esempio, per i minestroni o altre preparazioni tipiche del Nord Europa. Per l’export vanno meglio la Butternut Liscia, peraltro molto produttiva, che è perlopiù ‘da taglio’ – perfetta per essere tagliata, appunto, in cubetti – perché ha un sapore meno predominante. Ecco perché scegliere di produrre diverse tipologie di zucca, cercando di coniugare qualità e resa, è, a mio avviso, una scelta vincente. Ovviamente bisogna salvaguardare le caratteristiche tipiche del prodotto, ma non sempre l’eccellenza viene premiata in fase di vendita e puntare su prodotti di alta qualità finisce per diventare solo un onere per l’agricoltore.
Vedersi riconosciuto un giusto prezzo per un prodotto buono e sano è, come accade ormai per molte colture, uno dei principali problemi del comparto.
Una delle maggiori sfide –  conclude Farina – rimane, invece, quella della ricerca varietale, che deve riuscire a trovare prodotti che conservano a lungo tutte le caratteristiche organolettiche, per prolungare al massimo la commercializzazione”.

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