Pirodiserbo, col calore si contrastano le malerbe

Alessandra Giovannini

DALLA REDAZIONE – Quanto mai attuale, il tema del diserbo si lega ai sistemi ecologici che possono sostituire, o limitare, l’utilizzo dei prodotti chimici. Tra questi il pirodiserbo che prevede, come noto, l’impiego del calore in quantità sufficiente per determinare la distruzione delle malerbe, una tecnica per il controllo delle infestanti alternativa all’impiego dei prodotti fitosanitari, in sintonia con il quadro legislativo europeo. Tra le diverse forme in cui può essere emesso il calore, ci sono il vapore e la fiamma, tecniche oggi tra le più utilizzate perché semplici e tendenzialmente più economiche. Il vantaggio principale è quello di avere una mancanza assoluta di residui nocivi sul terreno e sulle piante coltivate. Nel caso delle macchine a vapore l’acqua, portata a una temperatura di circa 160 gradi “lessa” le erbacce, facendo seccare gli steli. Più volte si passa sul terreno e più il diserbo è efficace.

Rispetto a un diserbante chimico occorrono più tempo e più manodopera. Dal punto di vista economico è meno conveniente, ma certamente si guadagna in salubrità.

Davide Gnesini

“A queste tecniche – precisa Davide Gnesini, ingegnere del servizio tecnico di Federunacoma – possiamo aggiungere anche lo schiumone e l’irroratrice ad acqua in alta pressione, innovazioni meno utilizzate ma dagli aspetti positivi anche se necessitano di maggiore esperienza. Il primo è un’innovazione che sviluppa un efficiente diserbo termico grazie alla produzione di schiuma calda che funge da vettore di calore e mantiene una temperatura ideale all’eliminazione delle infestanti, il secondo è un sistema che agisce sotto il manto erboso con l’aiuto di speciali ugelli rotanti alimentati da una pompa ad altissima pressione. La macchina grazie alla forza dell’acqua, distrugge l’apparato radicale senza l’utilizzo del diserbo chimico. Nuove tecniche che vengono utilizzate soprattutto in colture arboree o nei vigneti”.

Poi si cambia filosofia parlando del diserbo meccanico e della sarchiatura, la lavorazione del terreno che consiste nel taglio o nel rimescolamento del suo strato superficiale e della trinciatura dei residui che prevede lo sminuzzamento meccanico, eseguito con apposite macchine. “Interessanti – aggiunge Gnesini – sono le irroratrici a recupero di prodotto che viene distribuito in modo mirato grazie a sistemi di schermatura delle piante che riducono il fenomeno della deriva, cioè la dispersione indesiderata di prodotto nell’aria”. Temi di grande attualità che, anticipa Gnesini, “verranno ampiamente trattati durante l’appuntamento bolognese”.

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